L'idea che un grosso gruppo finanziario sia entrato (insieme a tanti altri) in questo business è un avvenimento epocale che fa capire anche la solidità di fondo e maturità che si è raggiunto. Non penso sia "il traguardo" ma un trampolino di lancio verso una maggiore esposizione.
Adesso io non sono aggiornato per ovvi motivi... ma davvero ha un peso questo schierarsi o meno con bitcoin/cryptovalute?
O gli USA sono cosi avanti che stanno già vivendo dei passaggi che vedremo tra una decine nel nostro continente?
Secondo me avere una presidenza pro o contro bitcoin fa una differenza in termini di tempo, lo abbiamo visto con l'approvazione degli ETF: glieli hanno negati per anni fino a quando non sono scesi in campo tutti i più grossi fondi e alla fine hanno rimandato e ritardato il più possibile fino a quando non hanno avuto scelta e sono stati costretti ad approvarli tutti insieme.
Chiaramente bitcoin non si fermerà a prescindere da chi sarà il prossimo presidente americano però fare (altri) 4 anni con un paese come gli USA che remeranno costantemente contro le criptovalute vorrà dire ritardare l'adozione e tutto ciò che ne consegue. È la fine del mondo? No, però potenzialmente sono altri 4 anni di crescita al rallentatore.
Infine aggiungo che avere un paese come gli USA pro bitcoin darebbe un chiaro segnale anche al resto del mondo e aprirebbe le porte anche in altri paesi, soprattutto quelli nel continente americano che seguono spesso quello che fanno gli USA.