.............Dalla banca al web. Per quanto sia difficile da contrastare, il riciclaggio bancario lascia sempre una traccia. Lo sanno bene le grandi organizzazioni criminali italiane, e in particolare la ‘ndrangheta che, nelle sue forme più evolute, ha iniziato a calcare la piattaforma più sicura del web. È qui che entrano in gioco i tumbler, intermediari costituiti spesso da gruppi criminali che hanno un ruolo centrale nel riciclaggio attraverso la rete. La loro specialità è acquistare bitcoin (o qualunque altro genere di criptovaluta), spacchettarli in più operazioni e rivenderli a clienti puliti. Il bitcoin è la moneta virtuale inventata nel 2009 con l'idea di sostituire la valuta tradizionale. Si scambia sul web e il suo valore ha raggiunto in pochi anni la soglia dei 600 dollari per unità, trasformandola in una forma alternativa di investimento. O in un prezioso strumento di riciclaggio.
"Il passaggio dal denaro contante alla moneta virtuale - prosegue Roberto De Vita di Eurispes - rende i controlli ancora più difficili. Manca infatti lo scambio fisico e tutto si consuma nella rete dove i flussi di denaro diventano anonimi e garantiscono libera circolazione ai proventi dei traffici di droga e del sempre più ricco mercato della pedopornografia". Attualmente nascono come funghi aziende che fanno compravendita di bitcoin e guadagnano una percentuale sul valore scambiato. È il caso di coinbit.it, sito online recentemente sequestrato dalla Polizia Postale, o di bitdigital.it, tuttora attivo, con sede a Lecce. Su questo portale è possibile acquistare e vendere bitcoin. Per farlo è sufficiente indicare un indirizzo mail (che può essere creato fittiziamente), l'importo dell’acquisto e la scelta del metodo di pagamento, tramite paypal o bonifico, mentre l'identità di chi fa l'operazione rimane segreta
Questo genere di servizio negli Stati Uniti è già illegale, ma in Italia sopravvive grazie ad una legislazione arretrata e a controlli poco efficienti. Un'organizzazione criminale può quindi acquistare bitcoin con denaro proveniente da attività illecita e rivenderli sui portali dedicati incassando moneta reale e soprattutto pulita. L'operazione è semplicissima, quasi banale. A spiegarla è Francesco Zorzi, specialista di IT security e cyber intelligence: "La cosca X intesta ad un suo prestanome una o più carte prepagate. Questo incaricato le carica di soldi sporchi con un trasferimento di denaro da una piattaforma sicura, come ad esempio Neteller o anche PayPal, poi si collega dal proprio computer simulando di essere in Costa d’Avorio e compra il corrispondente di quella cifra in bitcoin. A questo punto inizia il gioco: una volta acquistati, i bitcoin vengono divisi e venduti a pacchetti su dieci piattaforme differenti. Il mercato è mondiale e gli acquirenti sono ovunque, così se una transazione viene intercettata le altre 9 passano indenni".
In questo modo in poche ore l'organizzazione ha piazzato sul mercato decine di migliaia di euro sporchi recuperando in cambio una cifra di poco inferiore, ma assolutamente pulita e irrintracciabile. Tanto irrintracciabile che, fino ad oggi in Italia, non c'è stata una sola inchiesta della magistratura che abbia individuato chi si nasconde dietro gli intermediari della criptovaluta..................
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/11/28/news/se_a_lavare_i_soldi_sporchi_sono_le_banche-149628539/