Non è un mistero: l'Isis lancia campagne web per raccogliere denaro da utilizzare nel rafforzamento del Califfato. La novità è che una cellula collegata ai guerrieri fondamentalisti islamici sta richiedendo fondi in Bitcoin, la moneta digitale.
La prova è stata fornita da un analista israeliano che lavora per una compagnia di cyber-intelligence di Singapore. Secondo il quotidiano Haaretz "questa è la prima volta che nel dark web una cellula legata allo Stato Islamico fa fundraising chiedendo Bitcoin".
L'analista Ido Wulkan, 25 anni, ammette che questo potrebbe essere uno scherzo, anche se è molto improbabile. "Potrebbe invece essere il segno di una tendenza più importante e preoccupante". "Poiché i social media stanno aumentando lo sforzo di chiudere gli account collegati all'Isis, stimiamo che gli attivisti della jihad globale si stiano rifugiando nel dark web", continua Wulkan.
COSA VUOLE L'ISIS
L’obiettivo primario e prioritario dell’ISIS è quello di costituire un califfato islamico nelle terre dell’odierno Iraq e della “Grande Siria”(Bilad al-Sham), un'area che comprende l'odierna Siria, la Giordania, il Libano, Israele e parte dell'Iraq.
Il sito di fundraising per il Califfato è stato scovato come riferimento in un forum turco, successivamente chiuso. L'uomo incaricato della raccolta fondi si fa chiamare Abu-Mustafa e scrive: "Molti di noi vivono negli Stati Uniti, e alcuni hanno una posizione rilevante all'interno delle nostre comunità, sia nella costa occidentale che in quella orientale.Attualmente stiamo lavorando con persone che si sono recentemente convertite all'Islam, e in generale stiamo allenando nostri fratelli a combattere per istituire un nuovo fronte islamico sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo".
Abu-Mustafa, riferisce Haaretz, chiede dunque ai simpatizzanti di donare soldi per aiutare la jihad e combattere contro "i nemici": Le donazioni possono essere effettuate con svariati mezzi, monetari o fisici, sebbene qualsiasi cosa che non sia il supporto economico con i Bitcoin debba essere approvato dal comitato e sottoposto alle dovute precauzioni dovute al recente fallimento degli apparati di sicurezza".
Per questo il gruppo di Abu-Mustafa aveva lasciato l'account per fare donazioni in Bitcoin, poi chiuso dall'Fbi: nel conto erano arrivati 5 Bitcoin del valore di mille dollari. Tuttavia gli analisti che studiano il nuovo fenomeno del Califfato sono convinti che la moneta virtuale sia soltanto "una goccia nel mare" dell'enorme quantità di denaro che gli uomini di Al Baghdadi stanno accumulando attraverso ruberie, rapine e sequestri con riscatto. Basti pensare al colpo messo a segno alla Banca centrale di Mosul, in Iraq, dalla quale l'Isis è riuscito a prendere 425 milioni di euro.
http://www.huffingtonpost.it/2015/01/29/isis-donazioni-bitcoin_n_6569164.html