Premessa
“C'era una volta il posto fisso...”, sarebbe questo l'incipit di una moderna favola destinata a
spiegare alle nuove generazioni i violenti terremoti che da circa trent'anni si sono abbattuti sul
panorama lavorativo italiano ed internazionale. Fino a qualche anno fa, la notizia che il proprio
figlio fosse stato assunto alle poste, al comune, finanche alle dipendenze di qualche fabbrica o
multinazionale, avrebbe reso felice qualsiasi genitore, a costo di chiudere la vecchia bottega di
artigiano e interrompere così la storica usanza di tramandare il lavoro da padre in figlio. Del resto,
sarebbe stato umiliante, per un ingegnere italiano degli anni '60 – '70, lavorare in una vecchia
officina di paese buttando alle ortiche anni di studi e tribolazioni economiche. Inoltre prendere in
carico una bottega o una piccola azienda, anche se avviata, significava correre dei rischi non
indifferenti. Rischi a cui si rinunciava volentieri dinanzi alla prospettiva di un guadagno fisso in
cambio di un lavoro ben fatto. Purtroppo il sogno che avevano vissuto gli italiani di fine '900 è
destinato ad infrangersi contro gli scogli del terzo millennio. La crisi del 2008 non è stata che
l'ultimo di una lunga serie di avvenimenti ad aver spinto aziende statali e private a tagliare sulle
risorse umane e ad aumentare drasticamente i criteri per l'assunzione, lasciando senza un lavoro
migliaia di giovani e non. In molti provano a rispolverare i vecchi attrezzi del nonno in cantina nel
vano tentativo di far decollare nuovamente l'attività rifiutata dai propri padri , ma ormai è tardi e
l'artigianato è divenuto appannaggio di poche ditte locali, spesso con costi esorbitanti ed incapaci di
competere con la più efficace produzione in serie low cost. Oggi, nel 2016, sono presenti strumenti
sconosciuti all'epoca del “posto fisso” e tutt'ora poco noti se non come una lontana eco tra le miriadi
di notizie tecnologiche o poco sfruttati, che potrebbero cambiare non di poco il mondo del lavoro.
Uno di questi strumenti, ormai nelle case di tutti, è Internet. Nel mondo occidentale, Internet è
oramai al centro della nostra vita quotidina e lo diverrà sempre di più, per mezzo del cosiddetto
“Internet of thinks”, l'Internet delle cose, un insieme di sistemi che permette di connettere tra loro
non solo le persone, ma anche gli oggetti. Altri strumenti sono quelli che consentono di mandare in
pensione i vecchi attrezzi da artigiani: stampanti 3D, laser-cutter, dispositivi open source di vario
genere consentono di creare qualsiasi cosa in serie a prezzi agibili ed in tempi rapidi. Gli unici
requisiti richiesti sono la competenza e la passione. In questo contesto si inserisce OpenDman.
OpenDman si pone l'obiettivo di riunire creativi, sviluppatori e produttori attorno ad un progetto,
consentendo loro di svilupparlo, produrlo ed inserirlo sul mercato per la vendita. OpenDman non
vuole far altro che dare il via al ritorno dell'artigianato nella sua nuova veste digitale, più equa,
dignitosa ed in grado di competere con la vecchia e provata, ma ancora dominante produzione di
massa, l'antica garanzia di “posto fisso”. Del resto in un mercato mondiale dove di fisso c'è solo il
tasso di disoccupazione, è meglio cercare di crearsi il proprio posto all'insegna della dinamicità e
della creatività. Un progetto di tale importanza necessita, pertanto, di un portale web all'altezza,
usufruibile da tutti e soprattutto in grado di lanciare al resto del mondo il messaggio su cui si fonda
l'intero progetto.
se ne volete sapere di più unitevi alla chat pubblica del progetto:
https://telegram.me/joinchat/Az7LswUxiJ1tLUa8tL_bbA