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Topic: Quanto Google e Facebook possono influenzare l'andamento di un criptovaluta (Read 188 times)

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Il discorso da fare sarebbe molto articolato e complesso. La maggior parte degli investitori del mondo delle criptovalute è essenzialmente focalizzato sul margine di profitto, realizzabile grazie all'elevatissima volatilità di questo mercato. Pochi sono quelli che credono davvero nei progetti in cui investono o che comunque si siano resi conto delle infinite potenzialità che la blockchain possiede. Per questa serie di motivi qualsiasi notizia negativa spaventa gli investitori a lungo termine (al contrario i trader le sfruttano a loro vantaggio), scatenando delle serie di vendite a catena -secondo me immotivate- che fanno crollare il mercato. La cosa positiva è che nei mercati regolamentati determinati tipi di notizie di solito fanno crollare i titoli in borsa mentre nel nostro ambito, alla fine, il bitcoin regge ed è sempre più o meno lì: ciò mi fa pensare che comunque vi sono tante persone consapevoli del loro investimento e che, fra qualche tempo, il mercato avrà un grande rialzo.
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2011 Il tema dell’influenza che i grossi player del WEB come Google possono avere sull’opinione pubblica non è un tema nuovo. In passato molto si è discusso su quanto le elezioni politiche, tanto per fare un esempio, possano essere in qualche modo condizionate da una “pubblicità” più o meno occulta presente sul WEB. Ma in questi giorni stanno diventando di attualità altre forme di influenza, su altri aspetti rilevanti per la società: i mercati (e, in particolare, il Bitcoin) e la morale.

I “Big Player” del WEB
Ma quali sono i cosiddetti “Big Player” del WEB a cui facciamo riferimento? Ovviamente in prima battuta pensiamo a Google e Facebook, due veri e propri colossi che hanno delle enormi potenzialità per influenzare l’opinione pubblica: il primo detiene una posizione di enorme vantaggio come motore di ricerca, il secondo è un leader quasi incontrastato per le attività social (in special modo per la fascia d’età adulta), entrambi hanno un ruolo determinante per l’advertising via WEB. Questa miscela può veramente essere esplosiva e, in linea teorica, potrebbe essere molto efficace nell’influenzare la società sotto diversi punti di vista. Ma questa enorme potenzialità viene veramente utilizzata in tal senso?

Google e Bitcoin

bitcoin-on-computerIn questi giorni due notizie che riguardano Google e il Bitcoin sono particolarmente interessanti per la nostra analisi: anche se a prima vista possono sembrare molto diverse, sono entrambe indicative della forza dirompente che può avere, sui mercati finanziari e non solo, quello che ormai non è più solo un motore di ricerca.

La prima notizia è la stretta che è stata annunciata sull’advertising relativo alle criptovalute. Su questo Google ha di fatto seguito la mossa di Facebook, che aveva già deciso di vietare la pubblicità sulle monete virtuali, sia quelle in essere che quelle in procinto di affacciarsi sul mercato (le cosiddette ICO, le Initial Coin Offering). Google ha infatti aggiornato il “bad ads”, inserendo nella lista proprio le criptovalute. Molti attribuiscono a questo fatto il recente ulteriore crollo del valore del Bitcoin, anche se, come ormai sappiamo, la volatilità delle criptovalute favorisce le grosse oscillazioni a prescindere, spesso, dall’importanza delle notizie che ne sono alla base
Un’altra notizia interessante è quella relativa alle evidenti correlazioni tra l’andamento del valore del Bitcoin e quello della numerosità delle ricerche effettuate su Google e aventi come oggetto la principale delle criptovalute presenti sul mercato. Secondo alcuni la correlazione tra questi due indicatori sarebbe addirittura del 95% e sarebbe dovuta al fatto che la gran parte delle ricerche viene effettuate dai piccoli investitori, alla ricerca di notizie sul tema in vista di un possibile acquisto della valuta digitale.
Quali potenzialità ha Google di influenzare i mercati?
Queste due notizie, prese insieme, ci fanno capire come Google potrebbe, almeno in linea teorica, avere una qualche forma di influenza sul mercato delle criptovalute.

Se fossimo in un mercato regolamentato ad esempio, ci sarebbe un maggior controllo sulla tempistica della diffusione di certe notizie. Se il Bitcoin invece di essere una moneta virtuale fosse un titolo azionario, notizie come quella della stretta sull’advertising delle criptovalute sarebbe sottoposta ad un maggior controllo da parte delle autorità di regolamentazione. Non bisogna insomma essere dei maghi per prevedere che, a fronte di una notizia di quel genere, l’intero comparto delle criptovalute ha una elevata probabilità di subire uno scossone nelle ore successive alla divulgazione della notizia stessa .
Più azzardata, ma comunque non del tutto priva di fondamento, è invece l’ipotesi di un mercato “condizionabile” da Google sia attraverso l’utilizzo del motore di ricerca che, ancora una volta, con l’advertising (vietare la pubblicità su una criptovaluta, ad esempio, ne può limitare di fatto la diffusione?)
Infine, la correlazione tra il prezzo del Bitcoin ed il numero delle ricerche su Google può essere utilizzato da qualche Big Player (questa volta della finanza) per aprire ingenti posizioni sul mercato delle criptovalute?
L’effetto moralizzatore di Google
Ma quale sarebbe la motivazione che ha spinto Google a porre un freno alla pubblicità sulle criptovalute? Secondo alcuni la natura ritenuta fraudolenta di queste comunicazioni, essendo un mercato troppo volatile e ad altissimo rischio, paragonabile insomma al gambling.

E’ questa la vera motivazione oppure ci sono delle credibili “dietrologie”, ad esempio su interessi diversi legati ai cosiddetti poteri forti? Potremmo discuterne a lungo, con scarsa concretezza. Ma se davvero la causa del blocco all’advertising sulle criptovalute fosse la natura considerata “fraudolenta” di questo tipo di comunicazioni, ci troveremmo di fronte ad una sorta di “censura” da parte di Google. Di fatto potremmo legittimare un “motore di ricerca” come nuovo soggetto “moralizzatore”, in grado di decidere unilateralmente cosa sia giusto diffondere alle masse e cosa sia invece meglio limitare.

Ma secondo voi è possibile essere credibili come moralizzatori se si è anche in grado di avere un rilevante impatto sui mercati finanziari?

http://www.mrbanca.com/google-e-bitcoin-il-motore-di-ricerca-influenza-i-mercati/
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Io non credo personalmente che né Google, né Facebook e né eventualmente Twitter possano davvero influenzare i mercati. Se c'è chi vuole fare trading o speculare lo farà comunque a prescindere da quello che questi tre colossi decideranno di fare.

Se G, F e T decidono di bannare gli annunci sulle criptomonete secondo me ne potrà invece derivare solo un beneficio, poiché potranno rendere la vita difficile agli scammer.

Se una persona desiste dall'interessarsi alle criptomonete solo per questo tipo di ban secondo me non avrebbe proprio dovuto avvicinarsi alle criptovalute perché non ne ha davvero capito il potenziale e una persona così volubile è meglio perderla che trovarla.

Le cripto sono come la famosa pubblicità che dice "per molti ma non per tutti".

Chi ad esempio è ancora convinto che Bitcoin sia un Ponzi (quando magari allegramente paga i contributi all' INPS che è davvero il più grosso Ponzi che esista in Italia) per me non merita proprio di sapere cosa siano le criptovalute, anche se spero ovviamente che possa un giorno ravvedersi.
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2011 Il tema dell’influenza che i grossi player del WEB come Google possono avere sull’opinione pubblica non è un tema nuovo. In passato molto si è discusso su quanto le elezioni politiche, tanto per fare un esempio, possano essere in qualche modo condizionate da una “pubblicità” più o meno occulta presente sul WEB. Ma in questi giorni stanno diventando di attualità altre forme di influenza, su altri aspetti rilevanti per la società: i mercati (e, in particolare, il Bitcoin) e la morale.

I “Big Player” del WEB
Ma quali sono i cosiddetti “Big Player” del WEB a cui facciamo riferimento? Ovviamente in prima battuta pensiamo a Google e Facebook, due veri e propri colossi che hanno delle enormi potenzialità per influenzare l’opinione pubblica: il primo detiene una posizione di enorme vantaggio come motore di ricerca, il secondo è un leader quasi incontrastato per le attività social (in special modo per la fascia d’età adulta), entrambi hanno un ruolo determinante per l’advertising via WEB. Questa miscela può veramente essere esplosiva e, in linea teorica, potrebbe essere molto efficace nell’influenzare la società sotto diversi punti di vista. Ma questa enorme potenzialità viene veramente utilizzata in tal senso?

Google e Bitcoin

bitcoin-on-computerIn questi giorni due notizie che riguardano Google e il Bitcoin sono particolarmente interessanti per la nostra analisi: anche se a prima vista possono sembrare molto diverse, sono entrambe indicative della forza dirompente che può avere, sui mercati finanziari e non solo, quello che ormai non è più solo un motore di ricerca.

La prima notizia è la stretta che è stata annunciata sull’advertising relativo alle criptovalute. Su questo Google ha di fatto seguito la mossa di Facebook, che aveva già deciso di vietare la pubblicità sulle monete virtuali, sia quelle in essere che quelle in procinto di affacciarsi sul mercato (le cosiddette ICO, le Initial Coin Offering). Google ha infatti aggiornato il “bad ads”, inserendo nella lista proprio le criptovalute. Molti attribuiscono a questo fatto il recente ulteriore crollo del valore del Bitcoin, anche se, come ormai sappiamo, la volatilità delle criptovalute favorisce le grosse oscillazioni a prescindere, spesso, dall’importanza delle notizie che ne sono alla base
Un’altra notizia interessante è quella relativa alle evidenti correlazioni tra l’andamento del valore del Bitcoin e quello della numerosità delle ricerche effettuate su Google e aventi come oggetto la principale delle criptovalute presenti sul mercato. Secondo alcuni la correlazione tra questi due indicatori sarebbe addirittura del 95% e sarebbe dovuta al fatto che la gran parte delle ricerche viene effettuate dai piccoli investitori, alla ricerca di notizie sul tema in vista di un possibile acquisto della valuta digitale.
Quali potenzialità ha Google di influenzare i mercati?
Queste due notizie, prese insieme, ci fanno capire come Google potrebbe, almeno in linea teorica, avere una qualche forma di influenza sul mercato delle criptovalute.

Se fossimo in un mercato regolamentato ad esempio, ci sarebbe un maggior controllo sulla tempistica della diffusione di certe notizie. Se il Bitcoin invece di essere una moneta virtuale fosse un titolo azionario, notizie come quella della stretta sull’advertising delle criptovalute sarebbe sottoposta ad un maggior controllo da parte delle autorità di regolamentazione. Non bisogna insomma essere dei maghi per prevedere che, a fronte di una notizia di quel genere, l’intero comparto delle criptovalute ha una elevata probabilità di subire uno scossone nelle ore successive alla divulgazione della notizia stessa .
Più azzardata, ma comunque non del tutto priva di fondamento, è invece l’ipotesi di un mercato “condizionabile” da Google sia attraverso l’utilizzo del motore di ricerca che, ancora una volta, con l’advertising (vietare la pubblicità su una criptovaluta, ad esempio, ne può limitare di fatto la diffusione?)
Infine, la correlazione tra il prezzo del Bitcoin ed il numero delle ricerche su Google può essere utilizzato da qualche Big Player (questa volta della finanza) per aprire ingenti posizioni sul mercato delle criptovalute?
L’effetto moralizzatore di Google
Ma quale sarebbe la motivazione che ha spinto Google a porre un freno alla pubblicità sulle criptovalute? Secondo alcuni la natura ritenuta fraudolenta di queste comunicazioni, essendo un mercato troppo volatile e ad altissimo rischio, paragonabile insomma al gambling.

E’ questa la vera motivazione oppure ci sono delle credibili “dietrologie”, ad esempio su interessi diversi legati ai cosiddetti poteri forti? Potremmo discuterne a lungo, con scarsa concretezza. Ma se davvero la causa del blocco all’advertising sulle criptovalute fosse la natura considerata “fraudolenta” di questo tipo di comunicazioni, ci troveremmo di fronte ad una sorta di “censura” da parte di Google. Di fatto potremmo legittimare un “motore di ricerca” come nuovo soggetto “moralizzatore”, in grado di decidere unilateralmente cosa sia giusto diffondere alle masse e cosa sia invece meglio limitare.

Ma secondo voi è possibile essere credibili come moralizzatori se si è anche in grado di avere un rilevante impatto sui mercati finanziari?

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