Dal paragrafo si apprende quanto segue:
“L’interesse dell’Unità è stato pure rivolto al possibile uso per finalità illecite di monete virtuali: sono in corso approfondimenti sul potenziale di rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo dei Bitcoin”.
Mentre quindi il resto del mondo è in corsa per creare sulle solide fondamenta matematiche di questo strumento nuove opportunità imprenditoriali e di lavoro, in Italia sembra venga adottata una linea di condotta vecchia almeno di due anni, già abbandonata da moltissime tra le altre istituzioni governative e finanziare mondiali.
L’associazione vuole quindi esprimersi sull’argomento in tre sintetici punti:
1 - questo tipo di dichiarazione rivela un grave ritardo nel dare attenzione al fenomeno, in quanto numerose istituzioni internazionali (finanziarie e non) hanno già analizzato gli usi illeciti del Bitcoin e altre criptovalute da almeno due anni. E mentre i mercati già sono pronti ad accogliere i primi strumenti finanziari basati sul Bitcoin, l’Italia non ha ancora letto nulla da Banca d’Italia all’infuori di questo paragrafo.
2 - l’Associazione si chiede che tipo di verifiche sono state effettuate e quali metodi di giudizio sono stati applicati alle “alcune segnalazioni di operazioni sospette ricevute su anomale compravendite di tale strumento” in quanto, a più riprese nei mesi passati, c’è stato il tentativo di interpellare direttamente e indirettamente Banca d’Italia, per informare e condividere informazioni, senza ricevere alcuna risposta formale o informale.
3 - chi è un minimo informato sul funzionamento di questa tecnologia, sa bene che ogni singola transazione viene registrata sulla banca dati Blockchain, in maniera condivisa, pubblica e liberamente scaricabile su tutta la rete dei nodi. Ogni transazione (lecita o illecita che sia) rimane visionabile a costo zero e “per sempre” su questa banca dati; pertanto ogni operazione se analizzata con gli adeguati strumenti può essere facilmente tracciata e dimostrata nelle sedi competenti. A riguardo si cita la ricerca della Cornell University, scaricabile a questo indirizzo: http://arxiv.org/abs/1405.7418v3
Questa ricerca dimostra, in poche parole, che utilizzare il Bitcoin per scopi illeciti è perfino più rischioso di usare denaro elettronico o trasferimenti bancari.
L’Associazione Bitcoin Foundation Italia si impegna quotidianamente per la diffusione e la conoscenza di questa tecnologia, riunendo persone da tempo impegnate in questo campo. L’associazione offre alle varie istituzioni, in modo neutrale e disinteressato, quante più informazioni possibile per conoscere a fondo questa tecnologia/strumento. Il Bitcoin e tutte le monete matematiche riuniscono sia tematiche tecnologiche e funzionali (che provengono dal protocollo) sia tematiche legate all’utilizzo, che ad oggi sono ascrivibili a quello di un mezzo di pagamento simile ad una moneta. Ignorare uno o più di questi punti potrebbe condurre a conclusioni errate o superficiali, con ripercussioni per imprese e istituti che intendono operare in questo nuovo e promettente settore.