Tentando di riprendere i binari del Topic:
Tutti gli altri grossi exchange stanno comunicando in questi giorni che pubblicheranno i propri bilanci di Q1\2014: autorità di vigilanza o meno, è partita spontaneamente "l'operazione trasparenza" degli exchange.
Certo, se la Foundation USA avesse una minima utilità tangibile (e a me sembra che davvero non la abbia), avrebbe potuto pretendere questa cosa da tutti i suoi consociati, sopratutto dai board member.
Invece? Ciccia, e come si diceva negli anni '90: "pereperè, pereperè, pereperè pè pè figureeeemmeeerdaaaa..."
Di contro
abbiamo un senatore USA che chiede proprio DI VIETARE i Bitcoin (forse aveva soldi su Gox ?
),
la FED che risponde "meh, non ditelo a noi, non è nostra materia" e il Giappone che davanti a una richiesta di regolamentazione risponde che
solo sforzi congiunti e internazionali possono fornire una qualche genere di risposta.
Di solito tendo a fare un'analisi tutta mia del panorama internazionale, stavolta non so che pesci pigliare: La situazione è davvero a un bivio. In linea di massima tendo a pensare che se le autorità mondiali ci si mettono di traverso, il prezzo può davvero scendere a due cifre senza troppa fatica.
Ho sempre sostenuto che Bitcoin per sua natura si presta molto facilmente ad un ritorno nell'ombra, relegato sui mercati illegali @ Tor, con l'ascesa di qualche alternativa potenzialmente più gradita, come può essere un prodotto Ripple Labs con anagrafica più "digeribile" dai governi e controllo semi-centralizzato. In linea di massima tendo a continuare a pensarla così.
Questa storia dei mercati alternativi extrabancari ha attizzato un sacco di gente, ed è un fenomeno che non penso si possa semplicemente fermare. Fornire però un'alternativa "simile", da cui derubricare diversi concetti di fondo, facendola comunque passare per "Bitcoin 2.0", è una mossa che potrebbe avere presa.
Comunque la legislazione esiste già, tutto dipende dall'inquadramento del BTC come commodity o valuta, e nel primo caso ovviamente servirebbe un regime IVA speciale, ma secondo me si dovrebbe -per coerenza- puntare al riconoscimento del BTC come currency!
Vero, basterebbe smettere di essere ipocriti. Riconosciamo come valute delle porcherie altamente inflazionistiche emesse da governicchi e dittature, e non riconosciamo il Bitcoin solo perché non è backed da una nazione. Bitcoin ha già superato il volume d'affari di molti Stati del mondo che hanno "una valuta riconosciuta"....
PS: [quanto segue da prendere con le pinze!] cmq forse ho capito male, ma la differenza tra MTS (in Italia "istituti di pagamento") e IMEL è qualitativa, non quantitativa. Gli IMEL sono terribili dal punto di vista normativo, stanno immediatamente sotto le banche in quanto a disposizioni di vigilanza. Gli istituti di pagamento (tra cui per es. gli uffici di cambio) sono un po' più abbordabili. Quello che classifica una società come IMEL è l'emissione di un credito online liberamente scambiabile tra gli utenti, come PAYPAL, POSTEPAY, OKPAY etc, mentre Bitstamp è più assimilabile ad un ufficio di cambio (se non per il fatto che è gateway ripple) perchè non emette bitcoins. Comunque per tutte e due le categorie l'UE ha previsto delle soglie di volume al di sotto delle quali le regole sono molto più blande (es. capitali di garanzia, strutture interne di controllo etc etc), ma sembra che solo l'Inghilterra abbia deciso di riconoscere queste soglie.
Gli istituti di pagamento possono prestare uno o più dei servizi di pagamento previsti dall’art. 1 comma 1, lett. b) del decreto legislativo 27
gennaio 2010, n. 11, conformemente al contenuto della propria autorizzazione. Essi possono esercitare altre attività secondo quanto
indicato nella presente Sezione. Agli istituti di pagamento è vietata l’attività di emissione di moneta elettronica.
Gli istituti di moneta elettronica possono esercitare l’attività di emissione di moneta elettronica e prestare anche i servizi di pagamento
non connessi con l’emissione della moneta elettronica dettagliati nel programma di attività (cfr. Capitolo II, Sezione III). Gli
istituti di moneta elettronica possono esercitare altre attività secondo quanto indicato nella presente Sezione. L’attività di concessione di finanziamenti
è consentita, nel rispetto delle condizioni di cui al paragrafo 3, esclusivamente in relazione alla prestazione di servizi di pagamento non connessi
con l’emissione di moneta elettronica.sourceIn effetti sì, con gli exchange non abbiamo alcuna "emissione", sono più assimilabili ad un istituto di pagamento.
Nel mio riferimento agli IMEL valutavo solo l'aspetto fiscale (che ho linkato), perché hanno un regime agevolato che bene si sposa col commercio di crittovalute in un ambiente assai competitivo.
Parlando di "IMEL" ho innescato una spirale un po' confusionaria.
Per caso, ervalvola, sai in che aspetto normativo rientrano i banchetti "Forex" che stanno nelle città turistiche, negli aeroporti, etc. ?
Credo che il quadro normativo per un exchange
potrebbe essere esattamente quello (dico potrebbe perché le dinamiche sono un po' diverse, ad esempio il classico exchange bitcoin si occupa anche di 'custodire' i fondi del cliente che fa trading, è una cosa in più che i cambiavalute per strada non fanno, e che potrebbe quindi obbligarci a vedere le cose diversamente).