Aggiungo inoltre che conquistare la fiducia delle persone fino a indurle a investire i propri sudati guadagni in generale non è affatto semplice, tanto più se ci si rivolge soprattutto (e così è in questo momento) a persone non proprio ingenue e sprovvedute tipo gli ingegneri informatici a cui alludevi tu, una qualche competenza (per ora) devi averla per investire in bitcoin, e non detto che sia un male.
Piccola parentesi politica (ma non attaccatemi su questo, vi prego): il 60% degli italiani sostiene l'attuale governo e probabilmente lo rivoterebbe se si tornasse adesso a votare, ma pochissimi sono disposti a investire soldi di tasca propria nei btp italia, il che dimostra come sia molto più facile conquistare dei voti (una crocetta su un foglio di carta) che dei soldi (e su bitcoin sono stati investiti molti soldi, da tanti attori diversi, privati, aziende, miner). Dare fiducia a parole (fiducia "leggera") è molto più facile che dare fiducia mediante un investimento dei propri soldi (fiducia "pesante"), e bitcoin finora ha conquistato la fiducia pesante di moltissime persone tutt'altro che sprovvedute. E non mi riferisco solo agli investimenti di denaro, ma anche all'investimento di tempo (l'unica vera risorsa limitata e preziosa che abbiamo).
Considerazioni corrette e condivisibili. Il mercato dei BTP è un mercato falsato e manipolato dal QE: chi vende (investitori esteri e retail) lo fa per ragioni economiche e di eccessivo rischio, chi compra (la BCE, 341 miliardi di acquisti in meno di tre anni) lo fa per ragioni politiche.
Chi dovrebbe vendere e ridurre l'esposizione (le banche italiane) non lo fa per i danni patrimoniali ed economici che deriverebbero loro da un calo dei prezzi e aumento dello spread. Dal 2015 di fatto si tratta di un mercato dove un quasi monopsonista usa i suoi "superpoteri" al solo scopo di mantenere artificialmente bassi i rendimenti e non far deflagare la crisi del debito nell'UE.
"Whatever it takes" doveva essere, e "whatever it takes" è stato.
Ma, come tutte le manipolazioni artificiose di mercato messe in atto da pochi soggetti contro molti, anche questa ha un costo e non è pertanto sostenibile nel lungo periodo, sebbene credo che la BCE proseguirà più a lungo di quanto dichiara. Sarà interessante vedere cosa succederà ai nostri rendimenti l'anno prossimo, se davvero il QE sarà ridotto (ma non abbandonato) come pare.
In ogni caso, gli italiani che, sebbene abbiano una cultura finanziaria ed economica abbastanza bassa, hanno mediamente sviluppato nei secoli una atavica e cromosomica capacità di fiutare le fregature, ne stanno sempre più lontani nonostante siano costantemente bombardati da inviti all'acquisto, non ultimo quello del nostro ministro dell'Interno che, ridefinendo il concetto dell'espressione rendersi ridicoli, invita a devolvere il nostro incredibile risparmio privato liquido (100 miliardi nei conti correnti) a sostegno di un debito indifendibile, con appelli che inevitabilmente cadono nel vuoto, e non potrebbe essere altrimenti.
Il problema semmai è che i nostri connazionali si sentono tranquilli a conservare i loro risparmi sui conti di quegli stessi istituti così severamente esposti verso lo Stato più indebitato al mondo, almeno in rapporto alle proprie possibilità. Esponendo al tempo stesso quei risparmi alle avide manine dello Stato medesimo, qualora quest'ultimo si trovasse spalle al muro. Capisco l'inflazione bassa , ma mi sembra un comportamento da soggetti incredibilmente propensi al rischio, qualcosa che non dovrebbe essere prerogativa di famiglie e imprese, i proprietari di quel risparmio. In questo caso propendo più per la tesi di una sottovalutazione del problema.
Non mi sembra però che i bitcoin abbiano attirato un così grande interesse verso i nostri connazionali finora. La sottovalutazione di cui sopra spinge ancora la stragrande maggioranza degli italiani a sentirsi sicuri con euro in tasca, ad avere fiducia nell'istutuzioni, a credere che alla fine tutto si aggiusterà. Quante volte ho sentito dire che il debito pubblico è in realtà una balla, un trucco contabile, un modo con cui l'Europa cattiva e la Germania invidiosa vogliono affossare la nostra economia, che tornando alla lira si starebbe meglio. In fondo se esistono persone che sostengono che i vaccini rendono autistici o che la terra è piatta, non dovremmo stupirci più di nulla. Siamo un popolo di persone che criticano, che si lamentano ma che in realtà è ancora troppo pigro, si sente ancora troppo al sicuro o ha ancora troppa convenienza per cambiare, anche nelle scelte e strategie di investimento. Siamo in una sorta di apatia accidiosa dove non investiamo, giustamente, nelle forme tradizionali, ma non siamo ancora troppo esasperati per sentire il bisogno di rivolgersi ad altro. La conseguenza è una montagna di liquidità in mano a terzi, nonostante questi terzi non se la passino proprio bene e sperando, con un vero atto di fede (questo si), che questi terzi non ne facciano cattivo uso o che non siano sopraffatti da eventi più grandi di loro.
Non credo che l’acquisto di bitcoin sia un atto di fede, non lo è per me almeno. E’ un atto diciamo di “convenienza razionale”. Leggo e analizzo quello che mi circonda, valuto i rischi e i possibili benefici mettendoli in rapporto tra loro, faccio delle previsioni, considero, sulla base della mia preparazione e delle mie conoscenze, pro e contro. Alla fine, fatto tutto questo, l’acquisto di bitcoin e la vendita di euro (perché le due cose sono collegate, ma possono essere anche prese singolarmente) sono una conseguenza inevitabile, ma lo sono per me e non è detto che lo siano per altri.
Il rischio c’è. Ma il rischio purtroppo è insito in ogni cosa e allora bisognerebbe domandarsi se è più probabile che da qui a dieci anni venga trovato un bug nel codice di bitcoin (ancora non scoperto in 10 anni di funzionamento ininterrotto) che le più brillanti menti crittografiche della terra (cioè gli sviluppatori intorno a Bitcoin Core) non saranno in grado di risolvere o se è più probabile ad esempio che l’Italia faccia default nello stesso arco temporale? E non rispondetemi, vi prego, che contro il default italiano è possibile fare uno swap, perché un default italiano sarebbe una cosa di proporzioni talmente gigantesche per gli effetti a cascata che avrebbe sull’euro e sul sistema bancario che la protezione di un contratto avrebbe la stessa validità di una pacca sulla spalla. Non per nulla chi sa come stanno le cose e tiene i cordoni della borsa ha sentenziato che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitarlo. Perché il Sig. Draghi, anche se non lo ammetterebbe mai, è ben consapevole che le valanghe in economia iniziano sempre con delle piccole palle di neve che rotolano. Ma quando la neve che rotola diventa troppa e la discesa troppo ripida, non si può più fermare.
Gli USA pagano 400 miliardi all’anno di interessi sul debito pubblico, con tassi bassissimi. Per quanto tempo la FED potrà continuare a stampare denaro per tenere artificiosamente bassi quei tassi? E per quanto potrà farlo senza che l’inflazione riparta e sfugga di mano? E se ci fosse un evento economico non prevedibile e non ponderabile (uno shock energetico, una guerra...)
La Banca Centrale del Giappone ha asset nel proprio stato patrimoniale superiori al PIL del Giappone. Il che equivale a dire che,al fine di stimolare ( il termine giusto sarebbe drogare) l’economia, ha comprato negli anni, titoli per un valore superiore all’economia che intendeva stiomolare. Roba che devi fermarti e riflettere per qualche secondo solo per disegnarla nella mente una cosa del genere, perché la parte razionale del tuo cervello la rifiuta. E’, razionalmemte, qualcosa di sostenibile?
E’ più probabile che una nuova forma decentralizzata, pseudonima, non confiscabile di valore conquisti parte del mercato offshore o della quota di mercato dell’oro o è più probabile che la situazione debitoria del Giappone o degli USA diventi insostenibile?
No, non è un atto di fede. E' un atto di ragione.