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Topic: ALPS BLOCKCHAIN: mining in Italia da energia 100% rinnovabile - page 4. (Read 1438 times)

legendary
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Tra l'altro il video è stato registrato all'inizio dell'estate, ed i dati non sono aggiornati come quelli riportati qui: incredibile come siano cresciuti in solo pochi mesi (es: impianti gestiti da 12 a 18, crescita numero miners etc...)


Che detto tra noi, potrebbe essere un dato non positivissimo, se dal 2018 al 2021 hanno fatto 12 impianti
e poi in pochi mesi ne hanno fatti altri 6 vuol dire che lavorano sull'hype dei prezzi... e mi fa restare
ancora piu' perplesso su cosa succedera' nel prossimo inverno delle crypto.

Ma ribadisco, vedremo.

Tu segnati di ricontattarli nel 2023.

  
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Su Rai3, Presa Diretta questa sera, c'è stata un'interessante puntata su Bitcoin.
Sono stati intervistati anche Francesco Buffa e Francesca Failoni di Alps Blockchain.
Appena pubblicheranno un video su YT o su Raiplay, lo aggiungo qui.
Niente di nuovo per i nostri affezionati lettori, ma un bello sguardo all'interno di questa realtà.
Tra l'altro il video è stato registrato all'inizio dell'estate, ed i dati non sono aggiornati come quelli riportati qui: incredibile come siano cresciuti in solo pochi mesi (es: impianti gestiti da 12 a 18, crescita numero miners etc...)

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Il tuo articolo è scritto benissimo, se sei di passione/professione giornalista ti faccio i miei complimenti! Purtroppo il 90% dei tuoi "colleghi" è illegibile, ammesso che sappiano di cosa parlino.

Complimenti per l'articolo.

Grazie ad entrambi per i complimenti.
Non sono un giornalista, facico tutto questo solo passione per il nostro amico arancione.
Tra l'altro come avete visto ho scritto solo su bitcointalk.org. Per quello si, mi pèiacerebbe tornare a dare un po' di vita a questo forum, un pò desueto ai tempi delle chat Telegram. Come dico sempre, è un medium diverso e molto più "riflessivo".


Mi collego alla perplessità di gbianchi, ora come ora l'hashpower richiesto per il mining di bitcoin è decisamente calato (anche se in aumento dal crollo di giugno), mi chiedo se gli ASIC comprati oggi non rischino di diventare obsoleti nel giro di 2/3 anni e di fatto non essendo più profittevoli rispetto a vendere l'energia alla rete. Sono state fatte delle stime sull'aumento del hashrate in futuro (a meno di ban del mining stile cinese in altri stati) e la possibile proffitabilità degli ASIC impiegati attualmente?

Non posso risponderti precisamente, spero che magari qualcuno lo faccia. Ti sottolineo solo come i miner acquistati dai produttori di energia siano tra i più efficienti disponibili sul mercato. Spesso le mining farm cinesi hanno molti più miner, ma con tencologia più vecchia (S19, anzichè s19Pro o addiritutra più vecchi): avendo un costo dell'energia più basso difatti, hano meno incentivo a "aggiornare" le loro macchine, potendosi permettere una "minore efficienza".

Altro chiarimento che vorrei avere è come mai sono contrari al nucleare, è una delle forme di energia più pulite e meno pericolose mai scoperte dall'uomo, e la quantità di rifiuti radioattivi è veramente misera soprattutto se paragonate alla densità energetica dell'uranio (2.000.000 di MJ al kg, a paragone il secondo miglior combustibile energetico che conosciamo è l'idrogeno con una densità di 120 MJ al kg, stiamo parlando di una differenza di 5 ordini di grandezza).

Come hai letto, ho fatto questa domanda a Francesca avendo in mente esattamente questo punto. Vediamo se magari piò chiarire meglio la sua risposta.

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Complimenti per l'articolo.

Mi collego alla perplessità di gbianchi, ora come ora l'hashpower richiesto per il mining di bitcoin è decisamente calato (anche se in aumento dal crollo di giugno), mi chiedo se gli ASIC comprati oggi non rischino di diventare obsoleti nel giro di 2/3 anni e di fatto non essendo più profittevoli rispetto a vendere l'energia alla rete. Sono state fatte delle stime sull'aumento del hashrate in futuro (a meno di ban del mining stile cinese in altri stati) e la possibile proffitabilità degli ASIC impiegati attualmente?

Altro chiarimento che vorrei avere è come mai sono contrari al nucleare, è una delle forme di energia più pulite e meno pericolose mai scoperte dall'uomo, e la quantità di rifiuti radioattivi è veramente misera soprattutto se paragonate alla densità energetica dell'uranio (2.000.000 di MJ al kg, a paragone il secondo miglior combustibile energetico che conosciamo è l'idrogeno con una densità di 120 MJ al kg, stiamo parlando di una differenza di 5 ordini di grandezza).

Pindol
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Istintivamente a me questi progetti piacciono di per sé, poi ovviamente c'è da fare tutte le considerazioni e le valutazioni del caso. Però a parita di parametri e a punti fermi, a valori attuali, sarebbe stato interessante capire un capitale iniziale a base 100 in quanti enne anni si sarebbe "recuperato" prima dei profitti. Tutto come ipotesi ma un business plan a due anni su questi progetti a me sembra un po' tirata come valutazione. Ma non sono del mestiere, quindi...

Il tuo articolo è scritto benissimo, se sei di passione/professione giornalista ti faccio i miei complimenti! Purtroppo il 90% dei tuoi "colleghi" è illegibile, ammesso che sappiano di cosa parlino.
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Tieni presente che , come scritto nell'articolo, quegli impianti erano destinati alla chiusura perchè non economicamente sostenibili. L'autoconsumo ha quindi permesso loro di continuare ad operare. Non è una cosa da poco. Che il miner sia dentro una centrale o fuori, non cambia granchè: comunque assorbono energia (pulita) dalla rete, quindi la rete userà energie più inquinanti, e siamo da capo. Qui abbiamo miner che hanno reso conveniente la produzione di energia idroelttrica che altrimenti sarebbe stata persa. Quindi energia pulita per il mining, nessun impatto sulla rete e profitti per il gestore della centrale, che altrimenti avrebbe chiuso.


Mi piacerebbe rifare un check fra 2 anni,
quando sara' probabilmente passato il periodo bullish,
i prezzi ristagneranno e le cripto saranno nel dimenticatoio da mesi.
(io ne ho vissute gia' 2 di queste fasi)

E se tutto sara' andato bene, ne saro' davvero contento!!!


legendary
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Se non si capisce bene dall'articolo provo a spiegarlo meglio.

Il produttore di elettricità è proprietario della mining farm (apparecchiature fisiche). Ovvio che non sappia nulla di come gestire una mining fam. Quindi fa gestire la mining farm ad alps blockchain che quindi fa da "broker" tra il cliente e le varie ming pool che "comprano" la potenza di calcolo. Quindi la revenues di Alps è sia dalla "fees" che applica ai BTC ricevuti dalla mining farm, che dal contratto di gestione della mining farm.

Tutto questo perchè il lavoro del produttore di nergia è quello di "produrre energia" e gestire la centrale idroelettrica. Quello di ALPS è quello di gestire la mining farm. Sono operations in simbiosi, ma ben differenziate.
Questo ha si il vantaggio di "costi supplementari" , ma ovviamente permette al cliente di non interessarsi della parte di mining.
Ovviamente è un rischio quello di investire in questa apparecchiatura, ma è remunerato da un business plan di rientro dell'investimento basato su una miriade di variabili quali prezzo di bitcoin, difficioltà futura, prezzo dell'energia elettrica presso la rete (PUN, in pratica il costo opportunità dell'autoconsumo) etc.

Spero ora sia più chiaro.



Ora ho capito.

Resta (per il mio modo di essere) un problema di fondo: se uno fa l'imprenditore,  sa benissimo di rischiare.
ma dovrebbe farlo su una materia che conosce.

So che ormai sembra un discorso anacronistico, in quanto ormai e' pieno di gente che fa il ministro, il sindaco,
l'amministratore Delegato (ecc...) senza sapere nulla di cosa amministra e gestisce.

Ma secondo me l'imprenditoria nasce invece dall'idea contraria, cioe' conoscere a fondo un settore, e con
del lavoro e delle idee originali farci nascere attorno un'attivita' che poi cresce e si sviluppa.

Il rischio e' quindi mitigato dalla conoscenza del settore e dalla propria capacita' di capire cosa succede e
muoversi di conseguenza... Io lo chiamo Rischio Consapevole.

Ma questi investono milioni in attrezzature, senza avere (per definizione) una vera consapevolezza del rischio.

E non hai idea di quante volte mi si e' presentata gente con dei business plan che due anni dopo si
sono rivelati completamente sballati (e se erano del mio settore, io sapevo individuare "a fiuto" i punti deboli)

Ma e' perche' io sono vecchio, e quindi ho idee antiquate.



Tieni presente che , come scritto nell'articolo, quegli impianti erano destinati alla chiusura perchè non economicamente sostenibili. L'autoconsumo ha quindi permesso loro di continuare ad operare. Non è una cosa da poco. Che il miner sia dentro una centrale o fuori, non cambia granchè: comunque assorbono energia (pulita) dalla rete, quindi la rete userà energie più inquinanti, e siamo da capo. Qui abbiamo miner che hanno reso conveniente la produzione di energia idroelttrica che altrimenti sarebbe stata persa. Quindi energia pulita per il mining, nessun impatto sulla rete e profitti per il gestore della centrale, che altrimenti avrebbe chiuso.
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Se non si capisce bene dall'articolo provo a spiegarlo meglio.

Il produttore di elettricità è proprietario della mining farm (apparecchiature fisiche). Ovvio che non sappia nulla di come gestire una mining fam. Quindi fa gestire la mining farm ad alps blockchain che quindi fa da "broker" tra il cliente e le varie ming pool che "comprano" la potenza di calcolo. Quindi la revenues di Alps è sia dalla "fees" che applica ai BTC ricevuti dalla mining farm, che dal contratto di gestione della mining farm.

Tutto questo perchè il lavoro del produttore di nergia è quello di "produrre energia" e gestire la centrale idroelettrica. Quello di ALPS è quello di gestire la mining farm. Sono operations in simbiosi, ma ben differenziate.
Questo ha si il vantaggio di "costi supplementari" , ma ovviamente permette al cliente di non interessarsi della parte di mining.
Ovviamente è un rischio quello di investire in questa apparecchiatura, ma è remunerato da un business plan di rientro dell'investimento basato su una miriade di variabili quali prezzo di bitcoin, difficioltà futura, prezzo dell'energia elettrica presso la rete (PUN, in pratica il costo opportunità dell'autoconsumo) etc.

Spero ora sia più chiaro.



Ora ho capito.

Resta (per il mio modo di essere) un problema di fondo: se uno fa l'imprenditore,  sa benissimo di rischiare.
ma dovrebbe farlo su una materia che conosce.

So che ormai sembra un discorso anacronistico, in quanto ormai e' pieno di gente che fa il ministro, il sindaco,
l'amministratore Delegato (ecc...) senza sapere nulla di cosa amministra e gestisce.

Ma secondo me l'imprenditoria nasce invece dall'idea contraria, cioe' conoscere a fondo un settore, e con
del lavoro e delle idee originali farci nascere attorno un'attivita' che poi cresce e si sviluppa.

Il rischio e' quindi mitigato dalla conoscenza del settore e dalla propria capacita' di capire cosa succede e
muoversi di conseguenza... Io lo chiamo Rischio Consapevole.

Ma questi investono milioni in attrezzature, senza avere (per definizione) una vera consapevolezza del rischio.

E non hai idea di quante volte mi si e' presentata gente con dei business plan che due anni dopo si
sono rivelati completamente sballati (e se erano del mio settore, io sapevo individuare "a fiuto" i punti deboli)

Ma e' perche' io sono vecchio, e quindi ho idee antiquate.

legendary
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<...>
Mi lascia perplesso solo questo punto:
<...>
7.Che genere di accordo avete con i clienti? Le revenues da mining sono incerte per natura. Chi si assume il “rischio”?
Quote
Il rischio è di chi ha acquistato i miner. Noi compriamo la potenza di calcolo prodotta a prezzo di mercato e a nostra volta la rivendiamo.


Praticamente il cliente si assume tutti i costi per l'acquisto delle attrezzature, e anche i costo diretti e indiretti
(costo del progetto che non sara' fatto gratis, manutenzione, raffreddamento, rotture, gestione, amministrativi, controllo, ecc..)

Anche supponendo un costo zero della corrente, resta tuttavia un bel rischio, sopratutto se uno
non e' ben addentro al mondo delle crypto.

Inoltre non capisco perche' una volta che uno ha fatto tutto questo impianto, debba passare da un intermediario
che "compra la potenza di calcolo ai prezzi di mercato" (ma ci fara' un pochino di cresta, come e' normale per qualsiasi attivita',
e non possa collegarsi direttamente alla mining pool che da' i ritorni migliori... o magari si?


Se non si capisce bene dall'articolo provo a spiegarlo meglio.

Il produttore di elettricità è proprietario della mining farm (apparecchiature fisiche). Ovvio che non sappia nulla di come gestire una mining fam. Quindi fa gestire la mining farm ad alps blockchain che quindi fa da "broker" tra il cliente e le varie ming pool che "comprano" la potenza di calcolo. Quindi la revenues di Alps è sia dalla "fees" che applica ai BTC ricevuti dalla mining farm, che dal contratto di gestione della mining farm.

Tutto questo perchè il lavoro del produttore di nergia è quello di "produrre energia" e gestire la centrale idroelettrica. Quello di ALPS è quello di gestire la mining farm. Sono operations in simbiosi, ma ben differenziate.
Questo ha si il vantaggio di "costi supplementari" , ma ovviamente permette al cliente di non interessarsi della parte di mining.
Ovviamente è un rischio quello di investire in questa apparecchiatura, ma è remunerato da un business plan di rientro dell'investimento basato su una miriade di variabili quali prezzo di bitcoin, difficioltà futura, prezzo dell'energia elettrica presso la rete (PUN, in pratica il costo opportunità dell'autoconsumo) etc.

Spero ora sia più chiaro.


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Interessante iniziativa.

Mi lascia perplesso solo questo punto:


7.Che genere di accordo avete con i clienti? Le revenues da mining sono incerte per natura. Chi si assume il “rischio”?
Quote
Il rischio è di chi ha acquistato i miner. Noi compriamo la potenza di calcolo prodotta a prezzo di mercato e a nostra volta la rivendiamo.



Praticamente il cliente si assume tutti i costi per l'acquisto delle attrezzature, e anche i costo diretti e indiretti
(costo del progetto che non sara' fatto gratis, manutenzione, raffreddamento, rotture, gestione, amministrativi, controllo, ecc..)

Anche supponendo un costo zero della corrente, resta tuttavia un bel rischio, sopratutto se uno
non e' ben addentro al mondo delle crypto.

Inoltre non capisco perche' una volta che uno ha fatto tutto questo impianto, debba passare da un intermediario
che "compra la potenza di calcolo ai prezzi di mercato" (ma ci fara' un pochino di cresta, come e' normale per qualsiasi attivita',
e non possa collegarsi direttamente alla mining pool che da' i ritorni migliori... o magari si?






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PREMESSA
Non sono in alcun modo affiliato ne ho mai avuto rapporti di lavoro/contrattuali/conoscenza con Alps BlockChain, ma sono venuto a conoscenza dell'azienda tramite il canale Telegram Bitcoin Italia. Ho deciso quindi di approfondire il tema in autonomia, ricercando del materiale su internet e sottoponendo le mie domande al CFO Francesca Failoni, che ringrazio per la disponibilità concessami. Ringrazio anche il CEO Francesco Buffa per la "supervisone" del lavoro.



Chi è Alps Blockchain?

Alps Blockchain Srl è una start-up nata a Trento nel 2018 da un gruppo composto da giovani imprenditori, sviluppatori hardware e software e professionisti esperti accomunati dall’interesse per la tecnologia blockchain. Grazie alle caratteristiche che la contraddistinguono, Alps blockchain ha ricevuto un contributo anche da Trentino Sviluppo Spa. In particolare, grazie alle ricerche e analisi effettuate, si è giunti alla conclusione che nei prossimi anni la tecnologia blockchain entrerà sempre di più a far parte della quotidianità, perché assicurerà un interconnettività globale dei valori, non intesi solo come denaro ma anche come beni e servizi, esattamente come in passato fu con internet per quanto riguarda la diffusione globale della conoscenza e delle informazioni.
 
Di cosa si occupa Alps Blockchain?
L’idea di business è quindi quella di rendere il mining sostenibile in Italia. La vision  è valorizzare le energie rinnovabili usando la tecnologia blockchain e la value proposition di Alps Blockchain è quella di valorizzare l’energia idroelettrica italiana dando accesso a terzi al mondo del mining, sfruttando le energie rinnovabili.
ALPS Blockchain quindi progetta, installa e gestisce per conto dei produttori di energia idroelettrica delle mining farm installate nelle centrali di questi ultimi, che quindi auto-consumano l’energia elettrica prodotta per produrre hashing power che viene a sua volta venduto sul mercato da Alps Blockchain consentendo a terzi di fare mining in maniera sostenibile in Italia. L’impianto di mining è studiato, progettato ed installato su misura, considerando le produzioni storiche dell’impianto e tarando l’assorbimento sulla quantità di energia di cui c’è continuità di produzione e cedendo la sovrapproduzione alla rete. Si tratta quindi di un servizio personalizzato per ogni installazione, tenendo conto di tutti parametri attuali e prospettici che influenzano il business plan.
 
 
Fig.1 Costo medio di diverse fonti rinnovabili. I business plan i ALPS Blockchain sono fatti coin un costo al Kw di 5 cents. Ovviamente moltissimo dipende dal costo opportunità di vendita dell'energia alla rete determinato dal PUN
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