Interessante iniziativa.
Mi lascia perplesso solo questo punto:
7.
Che genere di accordo avete con i clienti? Le revenues da mining sono incerte per natura. Chi si assume il “rischio”? Il rischio è di chi ha acquistato i miner. Noi compriamo la potenza di calcolo prodotta a prezzo di mercato e a nostra volta la rivendiamo.
Praticamente il cliente si assume tutti i costi per l'acquisto delle attrezzature, e anche i costo diretti e indiretti
(costo del progetto che non sara' fatto gratis, manutenzione, raffreddamento, rotture, gestione, amministrativi, controllo, ecc..)
Anche supponendo un costo zero della corrente, resta tuttavia un bel rischio, sopratutto se uno
non e' ben addentro al mondo delle crypto.
Inoltre non capisco perche' una volta che uno ha fatto tutto questo impianto, debba passare da un intermediario
che "compra la potenza di calcolo ai prezzi di mercato" (ma ci fara' un pochino di cresta, come e' normale per qualsiasi attivita',
e non possa collegarsi direttamente alla mining pool che da' i ritorni migliori... o magari si?
Quando esposi questi dubbi era il 2 settembre, il prezzo di bitcoin era circa 49.000$ e l'hashrate era 125 ExaH
Oggi (meno di 5 mesi dopo) il prezzo e' circa 34.000$ e l'hashrate circa 200 ExaH
Quindi la difficolta' e' quesi raddoppiata e il prezzo e' diminuito del 30% circa.
In pratica in meno di 5 mesi, la redditivita' e' gia' meno della meta' (sempre senza contare i costi fissi ecc)
In questo genere di affari, alps ci guadagna, con l'intermediazione della potenza di calcolo, anche in un periodo come questo,
magari meno,ma continua a guadagnarci , non avendo praticamente sostenuto quasi nessun costo fisso.
mentre quelli che ci ha messo i soldi dell'impianto possono' facilmente vedere il break-even allontanarsi e/o sparire per sempre.
Questo intendevo quando chiedevo se quelli che hanno messo i soldi (
CHE NON SONO QUELLI DI ALPS)
erano ben coscienti dei rischi. E sarebbe bello chiederlo non ad alps, ma a quelli che hanno investito i milioni.