con il risparmiometro, o super anagrafe finanziaria, il fisco potrà conoscere nel dettaglio tutte le movimentazioni e gli elementi di natura finanziaria dei contribuenti
Se confermato, questo obbrobrio sarebbe un ulteriore passo verso la distopia totalitaria di uno Stato di Polizia tributaria. Mi domando, ma esiste ancora una Costituzione in questo paese? Possibile che sia compatibile con un'intrusione di tale portata nella privacy dei cittadini, i quali hanno tutto il diritto di spendere e detenere dove e come vogliono i propri risparmi, sui quali le relative tasse sono
già state prelevate alla fonte, al riparo dagli sguardi indiscreti del ficcanaso di turno?
Sono d'accordo con te.
Io sono ovviamente favorevole a che TUTTI debbano pagare le tasse (in misura equa), che il nero debba essere stanato e colpito, eccetera eccetera.
Però c'è modo e modo per fare le cose: con il nuovo sistema nel momento in cui tu dovessi rientrare in certi parametri (poche spese) dovrai GIUSTIFICARTI per il fatto che hai prelevato poco per vivere ? veramente assurdo..... soprattutto considerando il fatto che se si volesse davvero stanare il nero una strada abbastanza sicura per me ci sarebbe: rendere deducibili
tutte le spese documentate che tu fai per vivere.
Tutte, non solo alcune.
A quel punto non avrei interesse ad accettare di pagare 500 € l'imbianchino in nero invece che 1.000 con fattura.
Ma questo nessuno (destra e sinistra) l'ha mai voluto fare..... evidentemente fa comodo a tutti un sistema dove chi può mangia facilmente.
A parte questo piccolo OT aggiungo una cosa, sempre sull'oggetto del link: non è con questi metodi che si riesce a capire se uno fa del nero perché se controlli le mie spese ed il mio stipendio e dici che le spese che faccio sono poche per vivere, mi verrà facile "aumentarle" un po' facendo acquisti per la nonna, per la zia, e qualunque altro soggetto io possa intuire non essere sotto la lente del fisco.
Per questo dico che sono intenzioni destinate a non produrre risultati, è la classica aspirina con la quale si cerca di salvare un moribondo.
esattamente, il punto non è se sia giusto o no pagare le tasse (chi ha mai detto che non vanno pagate? ho parlato esplicitamente di risparmi già tassati), ma il problema è che in questo Paese ormai siamo abituati che quando si passa da dichiarazioni di intenti in parte anche condivisibili in linea di principio, come per la lotta all'evasione fiscale, alla messa in pratica attraverso strumenti invasivi della privacy, che si basano su parametri stabiliti a priori per presunzione assoluta, si apre il campo ad ogni sorta di distorsione e abuso degli stessi strumenti. Ne sanno qualcosa i tanti autonomi che negli anni sono caduti vittime dei famigerati studi di settore, tanto per fare un esempio. E che in alcuni casi sono stati costretti a dichiarare entrate superiori a quelle reali (pagando quindi tasse su ricavi inesistenti), per il terrore di cadere sotto la lente inquisitrice del fisco e subire degli accertamenti.
La cosa veramente preoccupante di quell'articolo è che si parla di un "sistema che opera in automatico", per cui se per qualsiasi motivo si sfora di una virgola rispetto ai parametri preimpostati dell'algoritmo, automaticamente scatta la presunzione di essere un evasore o un malavitoso dedito al riciclaggio... e di motivi per non rientrare nei parametri ce ne possono essere 1000. Ma il culmine della perversione si raggiunge qui:
Dopo 12 mensilità, però, analizzando la lista dei movimenti del conto corrente del sig. Rossi, ci si accorge che questi ha prelevato solo piccole somme [...] Con quale denaro avrà fatto la spesa, pagato le utenze e la benzina? Come avrà mandato avanti la famiglia?
È il concetto stesso di "risparmiometro", ovvero uno strumento che pretende di farmi i conti in tasca e sapere quanto devo spendere ogni anno e quanto mi deve rimanere dei miei risparmi, che è qualcosa di completamente aberrante e abominevole. Come se lo Stato si arrogasse il diritto di stabilire quale sia il tenore di vita che devo seguire, quando e perché devo spendere, in base a chissà quali criteri di profilazione (e poi ci lamentiamo di Facebook...), come se non avessi il sacrosanto diritto di decidere con la mia testa quale sia il mio livello di consumi, o la mia propensione al risparmio (nel mio caso, con tutta probabilità ben oltre il livello su cui sarà tarato quel software).
Questa ingerenza dello Stato nella vita privata dei cittadini ha un nome ben preciso:
totalitarismo. Ed è incompatibile con le libertà fondamentali della persona garantite in un paese che si possa definire pienamente libero e democratico.