Newsletter di Finanze.net:
Non è chiaro certamente solo a noi ma a tutti i principali operatori del settore che questo nuovo capitolo su MPS può mettere a rischio di fallimento l'operazione di aumento di Unicredit: ogni volta che esce una nuova notizia peggiorativa su MPS, il titolo di Unicredit sale poco dopo, su spinte sospette.
Unicredit è entrata il tredici dicembre scorso in un accordo preliminare di sottoscrizione
https://www.unicreditgroup.eu/it/press-media/press-releases-price-sensitive/2016/sottoscritto-il-pre-underwriting-agreement-relativo-allaumento-d.html in base al quale gli aderenti al consorzio " si sono impegnati - a condizioni in linea con la prassi di mercato per operazioni analoghe - a sottoscrivere un contratto di garanzia...".
Il contratto è molto simile a quello sottoscritto a suo tempo da Unicredit per Popolare di Vicenza
http://www.corriere.it/economia/16_marzo_30/popolare-vicenza-sull-aumento-capitale-dubbi-unicredit-6ab8e14a-f6aa-11e5-b728-3bdfea23c73f.shtml, dove poi Unicredit riuscì a sfilarsi dalla garanzia. Nel contratto, le "prassi di mercato per operazioni analoghe" prevedevano tra l'altro che la garanzia valesse "qualora le condizioni di mercato lo consentissero": in altre parole la garanzia non valeva niente.
In questo senso, avendo già ricevuto molte critiche a proposito, pensiamo che l'allungarsi della trattativa tra il governo italiano e la ex troika su MPS costituisca un rischio molto elevato di fallimento per l'operazione Unicredit. A quel punto davvero non vi sarebbe molto per evitare una corsa ai depositi.
Il Tesoro sembra invece deciso ad ingaggiare la BCE in una irresponsabile battaglia su MPS che tende a palleggiare le responsabilità per la mancata privatizzazione
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-28/padoan-basta-l-opacita-vigilanza-bce-232343.shtml?uuid=AD66RoL .
Si tratta probabilmente solo di forma ma intanto si perdono un altro paio di mesi abbondanti per la banca che sembra avere pochi mesi di liquidità disponibili.
Oltretutto la stampa si è avanzata in ipotesi di rimborso completo degli obbligazionisti subordinati che non sono previste dal decreto salvarisparmio e che crediamo saranno probabilmente limitati a quelli inerenti alle obbligazioni emesse per l'acquisto di Antonveneta, perchè in quel caso si tratterebbe di vendita fallace: ogni altra interpretazione contrasta con le norme europee sul burden sharing, da qui i molti richiami di questi giorni sia in sede UE che dalla Germania.
Che la Germania stessa ricorra ad interventi sulle banche è un fatto, ma la differenza è che, in base alle regole europee, le sue finanze lo consentono. L'Italia, per farlo con le sue finanze senza far sopportare perdite ai privati, deve ricorrere a meccanismi di stabilità: venire in altre parole commissariata.
Perdere due mesi in questa apparente negoziazione probabilmente placherà gli animi di contribuenti e risparmiatori truffati, ma metterà in serio pericolo l'operazione Unicredit, prevista per il primo trimestre del 2017: a quel punto la corsa ai depositi sarebbe una certezza.
Se gli stessi vertici di MPS rimangono fermi a questo atteggiamento di apparente stupore per le nuove richieste di BCE, i rischi di sistema diventano ingestibili: la borsa italiana è salita, sul nulla, sul fine anno. Di strumenti per continuare a puntellare il mercato ne sono rimasti molto pochi, mentre l'atteggiamento dei principali esponenti istituzionali sembra sempre più orientato all'azzardo.
Pensiamo dunque che segnalare questo concretissimo rischio sia un atto di responsabilità irrinunciabile.