Non è che serva molto per capire perché i mercati stanno comprando roba che ha , ad esempio, questo andamento di prezzo:
Il prezzo sale, compro, rivendo, guadagno. E’ il classico andamento delle bolle speculative, nulla di nuovo sotto il sole. Si, come quella che riguardò bitcoin due e sei anni fa .
Ma, mentre bitcoin sono “raccontati” dai mass media e percepiti dagli investitori come qualcosa di altamente pericoloso e rischioso (molto oltre quelli che sono i reali rischi), non sono così sicuro che tale percezione del rischio attuale sia così diffusa e soprattutto trasmessa agli investitori riguardo a titoli e azioni.
Perché la domanda di titoli austriaci ( e come loro tanti altri) è esplosa in pochi mesi al punto da far raddoppiare il prezzo ?
Rendimenti favolosi? Assolutamente no, anzi.
Sicurezza dell’investimento? Si, ma erano sicuri anche prima, non è che sia cambiato molto
L’Austria cresce del 50% l’anno o è diventata all’ improvviso una potenza economica mondiale? Sicuramente è un paese virtuoso, ma nulla che giustifichi un’esplosione simile.
Cos’è cambiato in così poco tempo?
I titoli di Stato non sono mai stati comprati per finalità speculativa di breve periodo: erano un investimento stabile dove il piccolo ma sicuro guadagno stava nelle cedole e non nello sfruttare le fluttuazioni di prezzo.
Perché in Europa invece le cedole si sono azzerate (o addirittura sono diventate un costo), e l’unico guadagno è dato oggi dalla speculazione sul prezzo?
Perché in USA il valore delle azioni è cresciuto negli ultimi 10 anni in maniera completamente slegata da quella che è la reale crescita dell’economia ?
Per l’arma più potente che esista in economia: le aspettative.
Perchè le banche centrali hanno usato un’arma pericolosa e particolare , il quantitative-easing, non in modo eccezionale e saltuario, ma in modo così continuativo da farlo diventare strutturale. Fino al punto di creare nei mercati l’idea, l’aspettativa, che non potrà essere e non sarà mai interrotto.
fine 2018: i banchieri centrali di mezzo mondo annunciano l’interruzione/sospensione/riduzione dei QE. Prime parole, dopo anni, che segnalano una timida inversione di tendenza. I mercati reagiscono malissimo, come era prevedibile: come uno che ha la dipendenza da morfina a cui viene all’improvviso tolta. Crollo degli indici borsistici, impennata dei rendimenti, rischio di una nuova crisi del debito in Europa. La politica fa una pressione mai vista (es Trump con Powell) sui banchieri centrali per tornare a comprare debito tramite stampanti.
Questi ultimi, anziché difendere le loro posizioni, cedono alle pressioni.
Abbiamo scherzato: si torna al QE.
Il messaggio che i mercati percepiscono è: siamo come quei bambini viziati a cui basta piangere per ottenere le caramelle. Allora piangiamo sempre, tutte le volte che minacciano di togliercele.
Draghi e altri dirigenti BCE arrivano addirittura ad annunciare interventi “superiori alle aspettative”, parole studiate ad arte per infiammare i prezzi con una prassi da “shillers” di criptovalute sconosciuta ai modi accorti e super misurati dei banchieri centrali del passato.
Più le banche centrali comprano titoli, più i prezzi crescono e i rendimenti scendono. Più le banche centrali dichiarano che compreranno fra un mese, due, tre, più i mercati comprano oggi, perché sanno che i prezzi saliranno. Più liquidità è in circolo, più chi investe ha denaro da spendere per speculare.
Più i rendimenti crollano, più gli investitori vanno a caccia di titoli a lunga scadenza o di titoli più rischiosi: i bund tedeschi a 10 anni fanno perdere quasi l’1%? Compriamo quelli a 30 anni, 50, 100. O quelli di un Paese meno virtuoso della Germania.
Tutte operazioni che avvantaggiano i debitori e penalizzano i creditori, aumentando la componente di rischio insita nel sistema.
A inizio anni 90 quando il debito/PIL italiano era al 100%, i BTP rendevano il 12%. Oggi che il debito/PIL italiano è quasi al 140% rendono meno dell’1%. Normale?
Non mi sembra che l’opinione pubblica abbia sentore che quello che sta avvenendo è qualcosa di unico e mai esistito prima. Mai, nella storia dell’economia, si sono avuti rendimenti così bassi sia come intensità che come diffusione, oltretutto in periodi di crescita.
il capitalismo basato sul libero mercato si fonda tutto su un incentivo economico a che il capitale circoli. Non a caso questo incentivo si chiama “interesse”. Rendimenti stabilmente, strutturalmente e pesantemente negativi distruggono quest’incentivo. Rendimenti simili non potrebbero esistere in un’economia di mercato. A meno che il libero mercato sia distorto per anni da un intervento pubblico.
Se domani la BCE sospendesse il QE state certi che quel grafico a inizio post crollerebbe in picchiata. Chi avesse comprato durante la salita avrebbe l’alternativa di vendere in perdita, aspettare una nuova bolla oppure attendere 1 secolo, o giù di lì, per tornare in possesso del capitale prestato. Sperando che nel frattempo non succeda nulla di brutto allo stato austriaco.
I bitcoin sono un bene. Sono 21 milioni e nessuno può arbitrariamente cambiare questo numero. Il loro valore, nel lungo periodo, dipende solo da domanda e offerta. Stimabile la prima, bloccata la seconda. Hanno una loro utilità data da caratteristiche molto particolari e, per certi versi, uniche. Sono protetti e difesi da un network e da un sistema di calcolo distribuito che non hanno paragoni al mondo, né a livello di decentralizzazione né a livello di potenza. Ci lavorano costantemente i migliori programmatori del mondo.
I titoli di stato sono debiti, con un loro rischio collaterale. Sono quasi 3 volte il PIL mondiale e saranno al massimo...nessuno lo sa. Pochi eletti possono arbitrariamente cambiare questo numero a loro piacimento. Il loro valore non dipende da domanda e offerta ma dalla ricerca di consenso del politico di turno e dal volere di pochi burocrati di “coprire” i costi di questa ricerca, scaricandone l’onere sulla collettività (presente e futura) tramite inflazione. Qualsiasi stima sul loro valore futuro, a breve come a lungo termine, è tecnicamente impossibile. In questo contesto, può cambiare tutto in un attimo, per cause incontrollabili, ingestibili, imprevedibili.
Qual è l’investimento migliore?
L’Argentina è andata questa settimana in default perché 20 giorni fa un partito invece che un altro ha perso le elezioni preliminari. Due anni fa i titoli di Stato argentini andarono come sempre a ruba. Frasi che si udivano in giro: “Cavolo, rendono cifre pari al 10, 15%”. “Il Paese è in crescita, ok ha già fatto default in passato per questo il rendimento è alto, ma questa volta sarà diverso”, “Sono titoli di Stato, gli Stati non possono fallire”, “Li comprano anche le banche, sono un ottimo investimento”.
Come sempre, chi sussurra agli orecchi, non è mai chi rischia in proprio.
Rendimenti del 15%, tipo le truffe che organizza Binance. Ma almeno Binance non è fallita 9 volte nella sua storia.