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Topic: Non mi fido dell'Italia. Quale banca estera scegliere? (Read 1158 times)

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Consiglio N26 come Banca Estera (è Tedesca)


Veramente ottima, è stata eletta come miglior banca per clienti Italiani da Forbes ed è arrivata ai primi posti in diversi stati Europei

Io invece la consiglio con riserve: il supporto via chat molte volte si è dimostrato non chiaro e alle mail non rispondono.

Su N26 intendi?

Io, essendo Brand Ambassador, tutti i miei clienti hanno sempre avuto risposte tempestive e chiarissime


Via CHAT il tempo di attesa è comunque molto ridotto per ovvie ragioni..Non posso che consigliarla onestamente

Vorrei essere dello stesso parere perché mi sono sempre trovato bene come interfaccia utente e funzionalità, ma in più di una situazione ho trovato lacunose le risposte via chat.
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Su N26 intendi?

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Hai il doppio passaporto (nato in svizzera o sposato con cittadino helvetico) ?
Se si allora va bene, ma nel caso di collasso del sistema euro tu pensi che la svizzera apra le frontiere o comunque lasci che gli europei prosciughino le immense riserve depositate presso i loro conti?  Roll Eyes Roll Eyes Roll Eyes Roll Eyes
Magari una parte (diciamo un 15% ) va pure bene, ma non sovrappesare.


Mi unisco alla domanda. Ma una generica Swiss Bank non potrebbe andare bene?
Domani vado in Svizzera, apro il conto, ci bonifico qualche migliaio di Euro e tutti i soldi futuri me li faccio mandare direttamente li.
Non potrebbe essere una soluzione?
I bolli si pagano comunque in Italia e pure il capital gain però i soldi sono in Svizzera in una banca svizzera.

In effetti no. Capisco che la Svizzera nel caso di un cataclisma non mi lascerebbe prendere i miei soldi ma almeno alla fine di tutto saprei di ritrovarli.

La Banca Svizzera ti impedirebbe di prelevare i tuoi soldi solo nel caso in cui il conto fosse congelato (per motivi di "compliance" o di richieste della magistratura).

Aggiungo alla discussione che in diverse banche Svizzere Cantonali, che sono di proprietà di Cantone/Stato, alla garanzia federale che protegge i correntisti fino a CHF 100'000 si aggiunge una ulteriore garanzia illimitata dello stato.

Es: Banca dello Stato del Cantone Ticino
“Lo Stato risponde di tutti gli impegni della Banca non coperti da mezzi propri”, Legge sulla Banca dello Stato del Cantone Ticino, Art. 4
In pratica se anche la banca dovesse fallire, lo stato garantirebbe i correntisti.
Ma mi sento di dire che anche senza questa garanzia, per una serie di motivi lunghi da elencare, il livello di rischio delle principali Private Bank è Svizzere è bassissimo.
Non è un caso che la Svizzera ha il 30% di tutti gli asset (al mondo) in private banking (cross-border).

In tema di "diversificazione", per il caso specifico dei Bitcoin Early Adopters, o in generale di tutte le persone con patrimoni in Bitcoin (>500) (di provenienza lecita, ovviamente), segnalo la possibilità di ottenere una Certificazione Origine Fondi che consente di aprire conti in Private Bank svizzera sui quali trasferire i fondi dopo la conversione in FIAT.

Ne ho parlato in questo post:
https://bitcointalksearch.org/topic/m.50203896








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Quote from: Plutosky
La diversificazione è il mezzo che i venditori di fumo usano per spillare soldi a investitori sprovveduti, come quando su un tavolo verde di un casinò si punta un po’ su tutti i numeri nella speranza che qualcuno esca.

posso chiederti da dove deriva questa tua opinione?
Penso che veramente nessun'investitore sia contro la diversificazione.


Se mi chiedi quale tra questi tre eventi ha più probabilità di verificarsi da qui a , diciamo, 10 anni :

1)Il prezzo dei bitcoin inferiore a quello attuale
2)Un crisi economica senza precedenti investa tutto il mondo industrializzato, portando al fallimento almeno 3/4 delle banche esistenti e ad una fase di recessione lunga e severa come mai si sono viste nella storia del capitalismo
3)Sia 1 che 2 si verificano

Ti dico che secondo me la 2 è quella che di gran lunga (ma proprio di gran lunga) ha più probabilità di verificarsi.

Negli ultimi 20 anni i debiti pubblici (e in qualche caso anche privati) delle principali economie mondiali sono cresciuti ad un ritmo e con una durata mai visto prima nella storia, nemmeno in tempo di guerra.

Grazie alla bassa inflazione le banche centrali hanno sostenuto questo debito stampando moneta e tenendo bassi i tassi di interesse, il sogno di ogni debitore.

E' assolutamente improbabile, per non dire statisticamente impossibile, che da qui a 5-10 anni l'inflazione mondiale non riparta per cause endogene o esogene al sistema. Quando ripartirà i governi e le banche centrali di mezzo mondo si troveranno di fronte ad un dilemma impossibile perchè dovranno scegliere tra A) Fermare le stampanti per calmierare i prezzi (e quindi rendere insostenibili i loro debiti e gli stati patrimoniali delle banche ) e B)Continuare a stampare denaro (e fare la fine del Venenzuela).

L'unica possibilità di salvezza sarebbe rimettere a posto la situazione debitoria prima che l'inflazione riparta. Ma vorrebbe dire adottare scelte impopolari in un momento storico in cui i governi nelle democrazie occidentali vanno nella direzione del populismo e cercano disperatamente il consenso popolare per difendere le loro poltrone. Altamente improbabile

Ritengo invece probabile che se si verificherà 2 non si verificherà 3, ossia che in una situazione come quella descritta bitcoin smetterà di essere prevalentemente una forma di speculazione e diventerà soprattutto una forma di riserva di valore  e una moneta completamente slegata alle dinamiche della crisi del sistema economico.

Come del resto ha già dimostrato di essere in alcune aree del mondo che hanno vissuto un assaggio di che cosa potrebbe succedere.

Tutte le mie scelte di investimento si basano su questa analisi. Investire in forme tradizionali, legate ad un sistema che secondo me è destinato ad un'implosione non gestibile, non ha semplicemente senso. Tenere moneta cartacea in banche, nella situazione attuale delle banche e in un mondo che, anche senza criptovalute, dimostra di averne sempre meno bisogno, ne ha ancora meno.

Non voglio nemmeno diversificare in criptovalute alternative (se si esclude il trading di breve periodo) perché le ritengo inferiori a bitcoin in tutto ciò che dà davvero valore ad un criptovaluta. Né ritengo probabile che ne possa nascere una superiore, perché le condizioni uniche in cui la prima crypto è nata non sono replicabili.

Di conseguenza le mie scelte di investimento sono molto semplici: tenere il minimo possibile in banca, prelevare in contanti ciò che mi serve per le spese correnti ed investire tutto il risparmio possibile in bitcoin. E’ la cosa più sensata da fare a mio modo di vedere, in base a quelle che sono le mie conoscenze di economia e criptovalute.

Vista l’impopolarità di questa mia scelta (anche in un forum di bitcoin, immaginatevi altrove) non cerco assolutamente proseliti e non voglio scatenare guerre di religione.

Se avete opinioni diverse e mi considerate un pazzo va benissimo così, sappiate che questo forum eccelle nel panorama Internet in quanto a competenza e preparazione di tutti per cui qualsiasi sia la vostra opinione avete sempre il mio massimo rispetto.




Chiedo scusa per il ritardo della risposta.
La tua visione ora mi è più chiara: capisco perchè la diversificazione non ha senso per il tuo punto di vista; perchè resta "limitata" ad un sistema per te marcio e privo di speranze.

Ammetto che di non avere questa tua "sfiducia" nel sistema economico tradizionale.
In ogni caso hai coraggio.

Aggiungo che mi dispiace non riuscire a partecipare più attivamente su questi thread, dato anche l'interesse che ho per questi argomenti (compreso la finanza "tradizionale") Sad
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Alla fine c'è sempre una prima regola, più o meno importante a seconda della quantità di capitali posseduti:

- Diversificare, diversificare il più possibile per ridurre i rischi relativi e presenti in ogni singolo settore.

Sia che si tratti di conti correnti in banche online, investimenti immobiliari a lungo o a breve termine, materie prime e preziose, prodotti assicurativi o azionari la regola base è sempre quella. La cosa sconsigliabile, soprattutto di questi tempi in cui l'inflazione reale è molto maggiore di quella definita, è tenere i propri soldi in banca,

Imho dipende molto dal patrimonio del singolo, diversificare ha senso, ma un piccolo risparmiatore non dovrebbe ritrovarsi assediato di informazioni perchê ha 10-20 investimenti diversi da controllare
Certo, dipende dal singolo. Ma è come per i conti con carta abbinata, adesso ricaricabili con le crypto, tipo Wirex e Revolut. Comodissimi, operi sul cellulare, molto meglio che un conto in una banca classica, anche meno spese e alla fine si diffonderanno sempre più. Anche qui l'ideale è farne diversi e diversificare i rischi.
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Alla fine c'è sempre una prima regola, più o meno importante a seconda della quantità di capitali posseduti:

- Diversificare, diversificare il più possibile per ridurre i rischi relativi e presenti in ogni singolo settore.

Sia che si tratti di conti correnti in banche online, investimenti immobiliari a lungo o a breve termine, materie prime e preziose, prodotti assicurativi o azionari la regola base è sempre quella. La cosa sconsigliabile, soprattutto di questi tempi in cui l'inflazione reale è molto maggiore di quella definita, è tenere i propri soldi in banca,

Imho dipende molto dal patrimonio del singolo, diversificare ha senso, ma un piccolo risparmiatore non dovrebbe ritrovarsi assediato di informazioni perchê ha 10-20 investimenti diversi da controllare
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Alla fine c'è sempre una prima regola, più o meno importante a seconda della quantità di capitali posseduti:

- Diversificare, diversificare il più possibile per ridurre i rischi relativi e presenti in ogni singolo settore.

Sia che si tratti di conti correnti in banche online, investimenti immobiliari a lungo o a breve termine, materie prime e preziose, prodotti assicurativi o azionari la regola base è sempre quella. La cosa sconsigliabile, soprattutto di questi tempi in cui l'inflazione reale è molto maggiore di quella definita, è tenere i propri soldi in banca,
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tornando in  topic  voi   dove  mettereste  al  riparo il  vostro   capitale e come?

Una filosofia di base recita meglio aver roba che quattrini un po' sbrigativo,
ma c'è del vero.
Nel senso che troppa liquidità l i famosi soldi nel materasso, non sono mai una grande scelta.


Dipende da quanto devi movimentare, se per capitale intendi la liquidità su un conto corrente.


Una parte potrebbe stare fuori dal canale bancario, una via è scegliere uno o più contenitori assicurativi,
di compagnie italiane o non, per varie ragioni tra cui una, i prodotti più semplici hanno il vantaggio che non vengono coinvolti nel caso di default della compagnia assicurativa.


Altra soluzione, se serve della liquidità è differenziare almeno per valuta, è facile avere un conto in valuta estera anche in una normale banca.


Dal punto di vista di conservazione liquidità esistono, come avevo già accennato, i conti metallo, che permettono di avere un conto in oro, senza detenere oro fisico, senza aderire ad ETF, ecc.
Se il capitale è relativamente piccolo, la soluzione monete d'oro non è da scartare, vedi mio post precedente.


Dentro o fuori un contenitore assicurativo, azioni di aziende di larghissima capitalizzazione, che possano offrire distribuzione di dividendi e gli anni... per avere una piccola rendita è una rivalutazione nel lungo termine.


Sul lungo termine, per il piccolo risparmiatore non è sbagliato puntare su ETF che prendono in esame interi indici azionari. Sempre nell'ottica di lungo termine.


Soluzioni ce ne sono molte.
Oltre a queste cose di base, c'è chi si affida a strumenti finanziari strutturati e derivati che consentono il contenimento di altri rischi.
Così come c'è chi fa confluire i proprio patrimonio in enti vari, spostando quello che era in capo alla singola persona fisica, verso persona giuridica: una finanziaria, una società immobiliare, una holding, una fondazione, un trust... una semplice Srl.
Dipende dall'entità del patrimonio, da come deve essere gestito.



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tornando in  topic  voi   dove  mettereste  al  riparo il  vostro   capitale e come?
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Purtroppo poi lo stato italiano in pratica non fa nessuna gestione dei proventi dei contributi dei lavoratori,
se incassa € 100, rigira a qualcuno € 100 di pensione.


il problema è quando incassa 100 e si trova a dover versare 110 a qualcun altro Roll Eyes


Anche quando incassa € 100 e deve pagare € 1.000...
la legge Fornero è stata fatta per incassare € 101 e pagare... nulla, si muore prima  Grin


Sulla legge Fornero o altro, si parla molto dell'estensione dell'età pensionabile, che al limite poteva andare bene,
la legge Fornero fa qualcosa di più pesante, va a modificare anche i coefficienti di trasformazione ( https://www.pensionioggi.it/dizionario/coefficienti-di-trasformazione ).

Molto semplice, un esempio con valori a casaccio, tanto per capire:

se nella mia vita lavorativa, diciamo in 30 anni, avevo accumulato € 100.000 di contributi, mi veniva applicato un coefficiente che mi tramutava questo "montante", in pensione mensile,
diciamo un valore a caso € 1.000.

La legge Fornero, invece costringe oggi le persone a lavorare 40 anni, accumulare € 110.000, per avere € 890 di pensione.

Che è più sottile...  Cool



Chi può, i soliti ricchi, privatamente, oggi per domani, stipulando le polizze di rendita, chiedono la tabella dei coefficienti garantiti,  Wink
così in partenza sanno quanto sarà il minimo ottenibile, fra 30, 40, 50 anni.
Ma questa cosa credo sia riservata solo in ambito di private banking, private insurance, poco più.

Anche perché non sono poi molte le persone che possono permettersi di costruirsi una pensione privata, pardon... rendita aggiuntiva.


ATTENZIONE, pensione privata, rendita aggiuntiva che non si realizza con un fondo pensione che è un'altra cosa
e che segue e seguirà le variazioni normative future che si avranno via via.
C'è l'abbocco del beneficio fiscale... ma è uno strumento inefficiente ed insufficiente per moltissimi profili di lavoratori.



qualunque sistema che si basi su coefficienti legati a statistiche demografiche aggregate, che si applichino indistintamente a tutti in base a parametri come l'età anagrafica e contributiva, è inevitabilmente un sistema che crea ingiustizia sociale, semplicemente perché non tutti arrivano alla stessa età nelle stesse condizioni.
Si parla a volte timidamente di correttivi per "lavori usuranti", ma anche lì si tratta di una presunzione assoluta, che da per scontato di poter stabilire a priori quanto "usurato" sarà un cittadino alla fine della propria vita lavorativa, in base alla categoria di appartenenza... come se non esistessero altri fattori (familiari, ambientali, ecc.) che contribuiscano altrettanto (se non in certi casi in misura maggiore) al grado di usura finale. E mi riallaccio in parte alla discussione parallela su salute, disabilità, handicap, ecc.

Un welfare che funzioni dovrebbe superare per esempio l'attuale sistema delle pensioni di invalidità (che ad oggi sono più che altro un'elemosina di Stato), agevolando l'integrazione con forme di previdenza complementare e/o assicurazione privata (non per pochi privilegiati, ma per tutti i cittadini), prevedendo dopo una certa età delle visite mediche periodiche approfondite, che stabiliscano se e quanto si sia ancora abili al lavoro. Qualunque sia il proprio campo di attività, quello che a 30 anni puoi fare anche per 8-10 ore, può essere che a 60 non lo reggi per più di 4, a seconda delle soggettive condizioni di salute generale. La copertura delle ore mancanti, che il lavoratore non è in grado di svolgere, dovrebbe essere data fino all'età del definitivo pensionamento da questo sistema integrato di protezione più evoluto e flessibile, da cui è superfluo precisare che siamo lontani anni-luce.

Come coefficiente prendevo in esame il coefficiente di trasformazione.
Cioè un numero che trasforma un capitale in una rendita, mensile in questo caso.

Sul punti welfare siamo estremamente carenti e l'Italia più di altri paesi ci si scontrerà.
Invalidità, disabilità, prestazioni di assistenza... sono quelle cose che danno anche una percezione di stato presente.

Qualche prestazione di welfare aggiuntiva c'è, lo sanno quei lavoratori di grandissime aziende che ci leggono.
Welfare fornito a fronte di qualche sgravio fiscale delle aziende.
Ma... se vogliamo è un elemento che i lavoratori non sono tutti uguali, in Italia poi fatta essenzialmente di piccole imprese.
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Purtroppo poi lo stato italiano in pratica non fa nessuna gestione dei proventi dei contributi dei lavoratori,
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la legge Fornero fa qualcosa di più pesante, va a modificare anche i coefficienti di trasformazione ( https://www.pensionioggi.it/dizionario/coefficienti-di-trasformazione ).

Molto semplice, un esempio con valori a casaccio, tanto per capire:

se nella mia vita lavorativa, diciamo in 30 anni, avevo accumulato € 100.000 di contributi, mi veniva applicato un coefficiente che mi tramutava questo "montante", in pensione mensile,
diciamo un valore a caso € 1.000.

La legge Fornero, invece costringe oggi le persone a lavorare 40 anni, accumulare € 110.000, per avere € 890 di pensione.

Che è più sottile...  Cool



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così in partenza sanno quanto sarà il minimo ottenibile, fra 30, 40, 50 anni.
Ma questa cosa credo sia riservata solo in ambito di private banking, private insurance, poco più.

Anche perché non sono poi molte le persone che possono permettersi di costruirsi una pensione privata, pardon... rendita aggiuntiva.


ATTENZIONE, pensione privata, rendita aggiuntiva che non si realizza con un fondo pensione che è un'altra cosa
e che segue e seguirà le variazioni normative future che si avranno via via.
C'è l'abbocco del beneficio fiscale... ma è uno strumento inefficiente ed insufficiente per moltissimi profili di lavoratori.



qualunque sistema che si basi su coefficienti legati a statistiche demografiche aggregate, che si applichino indistintamente a tutti in base a parametri come l'età anagrafica e contributiva, è inevitabilmente un sistema che crea ingiustizia sociale, semplicemente perché non tutti arrivano alla stessa età nelle stesse condizioni.
Si parla a volte timidamente di correttivi per "lavori usuranti", ma anche lì si tratta di una presunzione assoluta, che da per scontato di poter stabilire a priori quanto "usurato" sarà un cittadino alla fine della propria vita lavorativa, in base alla categoria di appartenenza... come se non esistessero altri fattori (familiari, ambientali, ecc.) che contribuiscano altrettanto (se non in certi casi in misura maggiore) al grado di usura finale. E mi riallaccio in parte alla discussione parallela su salute, disabilità, handicap, ecc.

Un welfare che funzioni dovrebbe superare per esempio l'attuale sistema delle pensioni di invalidità (che ad oggi sono più che altro un'elemosina di Stato), agevolando l'integrazione con forme di previdenza complementare e/o assicurazione privata (non per pochi privilegiati, ma per tutti i cittadini), prevedendo dopo una certa età delle visite mediche periodiche approfondite, che stabiliscano se e quanto si sia ancora abili al lavoro. Qualunque sia il proprio campo di attività, quello che a 30 anni puoi fare anche per 8-10 ore, può essere che a 60 non lo reggi per più di 4, a seconda delle soggettive condizioni di salute generale. La copertura delle ore mancanti, che il lavoratore non è in grado di svolgere, dovrebbe essere data fino all'età del definitivo pensionamento da questo sistema integrato di protezione più evoluto e flessibile, da cui è superfluo precisare che siamo lontani anni-luce.
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Purtroppo poi lo stato italiano in pratica non fa nessuna gestione dei proventi dei contributi dei lavoratori,
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Sulla legge Fornero o altro, si parla molto dell'estensione dell'età pensionabile, che al limite poteva andare bene,
la legge Fornero fa qualcosa di più pesante, va a modificare anche i coefficienti di trasformazione ( https://www.pensionioggi.it/dizionario/coefficienti-di-trasformazione ).

Molto semplice, un esempio con valori a casaccio, tanto per capire:

se nella mia vita lavorativa, diciamo in 30 anni, avevo accumulato € 100.000 di contributi, mi veniva applicato un coefficiente che mi tramutava questo "montante", in pensione mensile,
diciamo un valore a caso € 1.000.

La legge Fornero, invece costringe oggi le persone a lavorare 40 anni, accumulare € 110.000, per avere € 890 di pensione.

Che è più sottile...  Cool



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così in partenza sanno quanto sarà il minimo ottenibile, fra 30, 40, 50 anni.
Ma questa cosa credo sia riservata solo in ambito di private banking, private insurance, poco più.

Anche perché non sono poi molte le persone che possono permettersi di costruirsi una pensione privata, pardon... rendita aggiuntiva.


ATTENZIONE, pensione privata, rendita aggiuntiva che non si realizza con un fondo pensione che è un'altra cosa
e che segue e seguirà le variazioni normative future che si avranno via via.
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mai parlato di emigrare "con lo scopo di curarsi", non conosco un caso di un Italiano che sia andato fino in Nuova Zelanda solo per sottoporsi a delle cure mediche... Se sei un emigrante che va con l'intento di integrarsi pienamente nel tessuto socio-economico del Paese ospitante, apportando competenze e forza lavoro utili all'economia locale, rispetti le leggi e la cultura locale, paghi regolarmente le tasse sui tuoi redditi, ecc. allora a pari doveri devono corrispondere pari diritti, fra cui quello di fruire del welfare pubblico (ammesso che in quel Paese ne esista uno) come qualsiasi altro cittadino. Questo indipendentemente da eventuali forme di assistenza sanitaria complementare, polizze sulla salute, ecc. Altrimenti non c'è altro modo di definirla se non una vergognosa discriminazione di stampo xenofobo.
Perdonami ma allora non sto capendo quello che stai dicendo: se risiedi, lavori e paghi le tasse regolarmente in un paese, per quale motivo dovrebbero rifiutarti l'assistenza sanitaria gratuita, se esiste? Stai dicendo che ci sono paesi che rifiutano l'assistenza sanitaria a tutti coloro che sono residenti ma non sono nati li?

Non era questa la casistica in discussione: non si parla di chi è già residente, ma della discrezionalità di concedere o meno il permesso di lavoro in base alle condizioni di salute del richiedente. Il mio comunque era solo un esempio, riferitomi da chi l'ha sperimentato di persona, ma il discorso si era allargato in senso più ampio.

Ogni Stato stabilisce legittimamente dei criteri di accoglienza che, a parte i casi umanitari di rifugiati e richiedenti asilo (non qui in discussione), sono in qualche modo legati alla corrispondenza tra domanda e offerta locale di forza lavoro.
Supponi che ci siano due posti disponibili per lavoratori stranieri, e si presentino due candidati con pari livello di istruzione e competenze professionali, esperienza, età, ecc. A parità di ogni altra condizione, uno dei due ottiene il permesso, l'altro no perché affetto da qualche patologia (non trasmissibile e che non crea allarmi per la salute pubblica) che, seppure non lo renda inabile al lavoro e non comprometta la sua produttività, viene considerata un costo che la sanità pubblica non è disposta ad accollarsi. Questo è ciò che intendo per discriminazione, e che dovrebbe essere considerata inaccettabile in qualunque Paese civile.

Ma volendo generalizzare ulteriormente, anche al di fuori del contesto immigrazione, è altrettanto incivile qualunque altra disparità di trattamento nei confronti di cittadini che hanno la "colpa" di essere colpiti da patologie più o meno gravi, piuttosto che portatori di handicap, e che dovrebbero invece essere le persone maggiormente tutelate. Purtroppo di segni di civiltà se ne vedono sempre meno anche dalle nostre parti: https://bologna.repubblica.it/cronaca/2019/02/20/news/diabete_nido_reggiano-219644539/
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Purtroppo poi lo stato italiano in pratica non fa nessuna gestione dei proventi dei contributi dei lavoratori,
se incassa € 100, rigira a qualcuno € 100 di pensione.


il problema è quando incassa 100 e si trova a dover versare 110 a qualcun altro Roll Eyes
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facendo    un esempio  un filo piu  pratico
fatto  100  il nostro   tesoretto personale come  si potrebbe  proteggere all estero?

% banca nord europa no  euro  ( esempio?)

%banca  cinese    quale?

% altre banche

% oro   ( monete  lingotti    quali  piu  gestibili?) (altri metalli)

%bitcoin (come difendersi   un minimo dalle  fluttuazioni?)

% altre  crypto  (idem  come sopra)


grazie mille a tutti


Ti rispondo intanto sull'oro, se si pensa ad una grave catastrofe, guerra e scenari estremi,
con corrente che manca, linea internet saltata... forse si può immaginare di trovarsi alla borsa nera
con qualche moneta d'oro a cercare di compare qualcosa.

Escluso questi scenari estremi, la soluzione è anche dematerializzata, ovvero si può accedere all'oro con un conto metallo.
Ci sono banche che offrono questo servizio.

Per il piccolo investitore probabilmente la miglior cosa, rimangono le monete d'oro ( per avere esenzione dell'IVA devono essere monete con titolo di almeno 900 millesimi, coniate dopo il 1800 ).
Le monete sono vendute anche sigillate e periziate in blister, punzonati.

Esistono anche i lingotti di piccoli e piccolissimo taglio.
Per i lingotti la soluzione pressoché universale è la certificazione tramite Kinebar ( https://en.wikipedia.org/wiki/Kinebar ).


Spesso le banche o gli enti finanziari che vendono questi prodotti, si propongono di fissare un prezzo minimo di riacquisto ad una certa data.
In oro però... non so... personalmente non metterei molto, 5% ~ 10%.
Se il patrimonio è grande anche molto meno.


Per il discorso banche estere, attenzione... se l'Italia rimane in piedi e fallisce la banca in cui avete dei depositi, non è una situazione comoda.

La vecchia cara Svizzera, per non sbagliare...  Grin
anche se ci sono tanti piccoli private banking italiani, piccoli istituti che sono rimasti fuori dalle gestioni allegre e fallimentari delle insegne più conosciute.
Una soluzione che potrebbe non essere adatta al piccolo risparmiatore.


Ci sono poi soluzioni assicurative, per uscire dal discorso bancario.
Anche queste per piccolissime somme non le vedo molto adatte.
Così come non sono adatte per chi ha orizzonti brevi.


Ulteriore discorso di differenziare il patrimonio per valuta.
Anche questa non è una soluzione adatta per piccole somme.
Ci possono però essere dei fondi monetari o alcuni ETF che aiutano.

È anche possibile scegliere vari fondi d'investimento ed ETF ed inserirli dentro un contenitore assicurativo,
che consente di avere vari vantaggi fiscali e normativi, ma è una soluzione che va pesata molto bene;
spesso banche, le poste, le grandi case d'investimento propongono soluzioni pre-confenzionate, che al limite potrebbero anche andare bene
ma hanno in genere con costi molto alti.
Tutti i benefici, vengono quasi annullati dai costi.

Soluzioni personalizzate o semi-personalizzata ci sono, ma sono poche quelle che accettano piccoli importi, a costi, più o meno ragionevoli.


In generale una persona dovrebbe pensare di fare un risparmio tra il 10%~15% di quello che guadagna, prima che finiscano in cose futili.

Un rischio che hanno tutti è che i termini di pensione sono altamente incerti.
Già per come è la legge Fornero attuale.

Non c'è né una data certa, né un importo minimo.
Ogni lavoratore paga dei contributi certi a fronte di una prestazione... boh... molto incerta.

Purtroppo poi lo stato italiano in pratica non fa nessuna gestione dei proventi dei contributi dei lavoratori,
se incassa € 100, rigira a qualcuno € 100 di pensione.

Le casse professionali... non sono messe meglio.
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facendo    un esempio  un filo piu  pratico
fatto  100  il nostro   tesoretto personale come  si potrebbe  proteggere all estero?

% banca nord europa no  euro  ( esempio?)

%banca  cinese    quale?

% altre banche

% oro   ( monete  lingotti    quali  piu  gestibili?)(altri metalli)

%bitcoin (come difendersi   un minimo dalle  fluttuazioni?)

% altre  crypto  (idem  come sopra)


grazie mille a tutti
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mai parlato di emigrare "con lo scopo di curarsi", non conosco un caso di un Italiano che sia andato fino in Nuova Zelanda solo per sottoporsi a delle cure mediche... Se sei un emigrante che va con l'intento di integrarsi pienamente nel tessuto socio-economico del Paese ospitante, apportando competenze e forza lavoro utili all'economia locale, rispetti le leggi e la cultura locale, paghi regolarmente le tasse sui tuoi redditi, ecc. allora a pari doveri devono corrispondere pari diritti, fra cui quello di fruire del welfare pubblico (ammesso che in quel Paese ne esista uno) come qualsiasi altro cittadino. Questo indipendentemente da eventuali forme di assistenza sanitaria complementare, polizze sulla salute, ecc. Altrimenti non c'è altro modo di definirla se non una vergognosa discriminazione di stampo xenofobo.
Perdonami ma allora non sto capendo quello che stai dicendo: se risiedi, lavori e paghi le tasse regolarmente in un paese, per quale motivo dovrebbero rifiutarti l'assistenza sanitaria gratuita, se esiste? Stai dicendo che ci sono paesi che rifiutano l'assistenza sanitaria a tutti coloro che sono residenti ma non sono nati li?
legendary
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Si in effetti ho usato un'espressione non adeguata o corretta. In realtà intendevo 'tout court' comprare 'l'appartamento della nonna' piuttosto che tenere il potenziale liquido sul conto corrente.  La domanda era se il 'mattone' sia ad oggi ancora considerato un 'luogo' sicuro dove parcheggiare i propri risparmi e rivendere successivamente a prezzi di mercato rivalutati.  Prendo atto di quanto hai risposto nel tuo post successivo.   Grazie

come sempre quando si progetta un investimento non bisogna basarsi sul presente ma su quelle che sono le aspettative future.

L'Italia è un Paese in cui il suolo consumato dal dopoguerra è aumentato del 200%. Sono stati sottratti alla natura e all'agricoltura circa 70 ettari al giorno (8 metri quadrati al secondo) dal 1945 ad oggi*. Per qualsiasi forma di costruzione umana, quindi non solo case. Ma soprattutto case.

Per decenni il mattone è stato una bolla speculativa per cui si costruivano, si vendevano e si acquistavano case a valanga con sole finalità di arricchimento, indipendentemente dalle reali esigenze della popolazione.

Il palazzinaro pagava la tangente, otteneva il permesso, costruiva case con materiali ultrascadenti e la vendeva. Chi la comprava lo faceva quasi sempre per rivenderla pochi anni dopo ad un prezzo maggiorato, spesso al nero. Ci guadagnavano tutti: ovviamente il palazzinaro e il politico di turno più di tutti.

L'offerta di case ha la particolarità poi che può solo aumentare, non potendo distruggere l'esistente e fin quando si continua a costruire , come si sta continuando a fare tuttora, per non far completamente morire un'industria già agonizzante come quella edilizia (che non può certo campare solo con le ristrutturazioni nei numeri raggiunti ai tempi d'oro)

Perchè il prezzo abbia possibilità di crescere bisogna che la domanda continui a superare l'offerta.

Guardiamo allora la domanda: in Italia ogni anno spariscono circa 100.000 abitanti, è come se Ancona o Piacenza fossero cancellate dalla faccia della terra nell'arco di 12 mesi. L'italia, insieme al Giappone , è il paese colpito dalla più grave crisi demografica del mondo. Nemmeno in tempo di guerra o ai tempi della spagnola abbiamo vissuto un ecatombe demografica come quella attuale. E chi resta invecchia inesorabilmente quindi è sempre meno propenso a metter su casa. In vaste aree del Sud esistono interi paesi fantasma completamente abbandonati.

Scoppio della bolla speculativa + eccesso abnorme di offerta di soluzioni abitative + crollo demografico.

Tre ingredienti che rendono il mercato immobiliare nazionale attraente come una tenia.


* http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/Rapporto_Consumo_di_Suolo_in_Italia_2014.pdf
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