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Topic: Non mi fido dell'Italia. Quale banca estera scegliere? - page 2. (Read 1142 times)

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Leggevo i vari post in merito al thread e laddove alcuni di voi parlavano di 'diversificazione' e investimenti contestualizzati nel panorama economico-finanziario e politico del momento, mi sono chiesto se il mercato immobiliare oggi rappresenti una possibile valida opzione o alternativa all'aleatorio deposito bancario.

Basta definire il concetto di mercato immobiliare.

Se mercato immobiliare significa che siamo un fondo d'investimento abbiamo immobili nelle principali strade delle principali capitali del mondo,
immobili da cui se ne può ricavare un reddito per un discorso affitti... allora sì.
Anche un grattacielo a Manhattan, una residenza storica, veramente storica... dove fare ricezione di alto livello, matrimoni di altrettanto alto livello...

Se mercato immobiliare è un singolo investitore che acquista l''appartamentino, il garage, il posto macchina, il terreno... nella provincia italiana...
...direi proprio di no.

Si in effetti ho usato un'espressione non adeguata o corretta. In realtà intendevo 'tout court' comprare 'l'appartamento della nonna' piuttosto che tenere il potenziale liquido sul conto corrente.  La domanda era se il 'mattone' sia ad oggi ancora considerato un 'luogo' sicuro dove parcheggiare i propri risparmi e rivendere successivamente a prezzi di mercato rivalutati.  Prendo atto di quanto hai risposto nel tuo post successivo.   Grazie


Da considerare, quando si parla d'investimenti, il discorso tassazione:

http://www.casa.governo.it/allegati/Guida_per_l%27acquisto_della_casa_aprile2017.pdf

Per la casa, considerando l'imposta di registro, eventuale IVA... notaio... già si parte in "perdita".

Sull'IVA in particolare una nota;
in molti hanno creduto d'investire o di poter investire in diamanti, ma dal momento che la vendita di diamanti è soggetta ad IVA... non si può considerare investimento.
È un semplice acquisto di un bene, di lusso.

Idem con patatine per gli orologi, Rolex & Co.

Viceversa l'oro in lingotti, le monete d'oro ( quelle considerate "di borsa" ), ecc... sono venduti in regime d'esenzione IVA.


Edit:
Ci hanno sentito...  Grin
https://amp.tgcom24.mediaset.it/articolo/701/3192701.html
jr. member
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Leggevo i vari post in merito al thread e laddove alcuni di voi parlavano di 'diversificazione' e investimenti contestualizzati nel panorama economico-finanziario e politico del momento, mi sono chiesto se il mercato immobiliare oggi rappresenti una possibile valida opzione o alternativa all'aleatorio deposito bancario.

Basta definire il concetto di mercato immobiliare.

Se mercato immobiliare significa che siamo un fondo d'investimento abbiamo immobili nelle principali strade delle principali capitali del mondo,
immobili da cui se ne può ricavare un reddito per un discorso affitti... allora sì.
Anche un grattacielo a Manhattan, una residenza storica, veramente storica... dove fare ricezione di alto livello, matrimoni di altrettanto alto livello...

Se mercato immobiliare è un singolo investitore che acquista l''appartamentino, il garage, il posto macchina, il terreno... nella provincia italiana...
...direi proprio di no.

Si in effetti ho usato un'espressione non adeguata o corretta. In realtà intendevo 'tout court' comprare 'l'appartamento della nonna' piuttosto che tenere il potenziale liquido sul conto corrente.  La domanda era se il 'mattone' sia ad oggi ancora considerato un 'luogo' sicuro dove parcheggiare i propri risparmi e rivendere successivamente a prezzi di mercato rivalutati.  Prendo atto di quanto hai risposto nel tuo post successivo.   Grazie
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non vedo come si possano equiparare fannulloni e persone che, magari seppur operose e professionalmente qualificate, hanno l'unica "colpa" di avere gravi problemi di salute. Evidentemente parli così perché hai la fortuna di godere di buona salute, il che è favorito dalla tua giovane età, altrimenti se avessi vissuto abbastanza da sperimentarlo su te stesso o su qualcuno a te caro, sapresti che c'è una sola cosa peggiore del dover lottare e convivere con la malattia: subire discriminazioni per colpa della malattia. Fra l'altro in questo caso non si parlava neanche di qualcosa di contagioso: non stiamo discutendo del rischio di scatenare un'epidemia di ebola e di come tutelare la salute pubblica...
Decidere il destino di una persona in base a un'analisi costi/benefici, manco si trattasse di finanziare la TAV, guardando le sue condizioni di salute... brrrr... è qualcosa di totalmente spregevole e indegno di un Paese civile. Da noi sarebbe fra l'altro incostituzionale, e personalmente mi vergognerei di vivere in una società che adottasse quei criteri per attribuire un valore a una vita umana.
Se sono davvero qualificate allora dovrebbero avere dietro una società che è disposta a pagare l'assicurazione sanitaria. So benissimo quanto sia importante la salute però capisco anche il punto di vista di quei paesi: perché dovrebbero accollarsi loro i costi delle mie/tue/sue cure? O uno è in grado di farlo per i fatti suoi tramite fondi personali e/o assicurazioni offerte dal datore di lavoro o francamente mi sembra un po' assurdo lamentarsi che un paese non ti voglia accogliere perché dovrebbe farsi carico di spese che non hanno nulla a che vedere con loro.

E capisco anche che il mio discorso sia molto pragmatico e freddo, ma purtroppo c'è troppa gente al mondo, non è possibile mettere tutti sullo stesso piano. E' brutto da dire, me ne rendo conto, ma è cosi, bisogna guardare in faccia alla realtà.

E ripeto, tutto questo pensiero riguarda un discorso di emigranti, il sistema sanitario americano neanche a me piace ovviamente tanto per citare il caso più famoso però al tempo stesso mi darebbe fastidio se l'Italia offrisse operazioni e trattamenti gratuiti a gente che arriva malata con lo scopo di curarsi a spese degli italiani invece di farlo al loro paese, non credi?

mai parlato di emigrare "con lo scopo di curarsi", non conosco un caso di un Italiano che sia andato fino in Nuova Zelanda solo per sottoporsi a delle cure mediche... Se sei un emigrante che va con l'intento di integrarsi pienamente nel tessuto socio-economico del Paese ospitante, apportando competenze e forza lavoro utili all'economia locale, rispetti le leggi e la cultura locale, paghi regolarmente le tasse sui tuoi redditi, ecc. allora a pari doveri devono corrispondere pari diritti, fra cui quello di fruire del welfare pubblico (ammesso che in quel Paese ne esista uno) come qualsiasi altro cittadino. Questo indipendentemente da eventuali forme di assistenza sanitaria complementare, polizze sulla salute, ecc. Altrimenti non c'è altro modo di definirla se non una vergognosa discriminazione di stampo xenofobo.
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il mercato immobiliare se pensato bene puo dare belle soddisfazioni,appartamenti al centro delle capitali europee sfruttati come bed&breakfast possono rendere parecchio...

Indubbiamente.
A Firenze conosco un signore che ha quasi trecento immobili, però sono suoi da molto tempo.


La confusione sull'immobiliare, nasce anche sulla parola investimento.

Se partecipo investendo in quote di un fondo immobiliare è un conto...
se compro un immobile e creo un B&B... allora diventa una impresa, un lavoro...
...considerando cose che possono rendere molto, allora si può dire che certi ristoranti ben
gestiti rendono molto.
Ma gestire un ristorante non è come avere delle azioni di McDonald's.

Il singolo risparmiatore che acquista uno, due, tre, dieci... immobili, comunque si espone ad un rischio specifico.
Come se domani tutto quello che io possiedo lo investo in azioni Apple, se Apple fa la fine della Nokia anni '90...
...addio.

Altro mito da sfatare è la protezione e la sensazione di avere liquidità.

Se ho un'azione, al limite una quota di un fondo immobiliare quotato, a qualsiasi prezzo domani, all'apertura della borsa, liquido.
Vendere un'immobile è una discreta impresa... Lo possono raccontare tutti quelli che hanno ricevuto una eredità di un'immobile medio, di non particolare pregio... Magari al sud Italia...

Tra la volontà di vendere ed avere i soldi sul,conto corrente, ne passa.



Se uno ha un copitale anche discreto, magari però solo quello... un solo milione...
metterlo nell'immobiliare lo ritengo sbagliato, per grandi patrimoni come opera di diversificazione, sì, ma con molta cautela.

In Italia in particolare dove tanti immobili sono stati costruiti fra gli anni'50 / '80, con metodi poveri; sono tutti immobili, per me, che sono destinati un giorno ad essere schiacciati dalla concorrenza delle nuove costruzioni o di immobili restaurati e recuperati con tecniche di efficientemento energetico, ecc...
...molti sarà così costoso mantenerli che in ogni caso sarà necessario abbatterli.

Sembrerà una visione estrema, ma quelle case costruite dai palazzinari di certo non sono case che sfideranno i secoli... e molte già ne hanno passato più di mezzo di secolo.

Quoto in pieno, è uno degli interventi migliori letti fino adesso.
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il mercato immobiliare se pensato bene puo dare belle soddisfazioni,appartamenti al centro delle capitali europee sfruttati come bed&breakfast possono rendere parecchio...

Indubbiamente.
A Firenze conosco un signore che ha quasi trecento immobili, però sono suoi da molto tempo.


La confusione sull'immobiliare, nasce anche sulla parola investimento.

Se partecipo investendo in quote di un fondo immobiliare è un conto...
se compro un immobile e creo un B&B... allora diventa una impresa, un lavoro...
...considerando cose che possono rendere molto, allora si può dire che certi ristoranti ben
gestiti rendono molto.
Ma gestire un ristorante non è come avere delle azioni di McDonald's.

Il singolo risparmiatore che acquista uno, due, tre, dieci... immobili, comunque si espone ad un rischio specifico.
Come se domani tutto quello che io possiedo lo investo in azioni Apple, se Apple fa la fine della Nokia anni '90...
...addio.

Altro mito da sfatare è la protezione e la sensazione di avere liquidità.

Se ho un'azione, al limite una quota di un fondo immobiliare quotato, a qualsiasi prezzo domani, all'apertura della borsa, liquido.
Vendere un'immobile è una discreta impresa... Lo possono raccontare tutti quelli che hanno ricevuto una eredità di un'immobile medio, di non particolare pregio... Magari al sud Italia...

Tra la volontà di vendere ed avere i soldi sul conto corrente, ne passa.



Se uno ha un capitale anche discreto, magari però solo quello... un solo milione...
metterlo nell'immobiliare lo ritengo sbagliato, per grandi patrimoni come opera di diversificazione, sì, ma con molta cautela.

In Italia in particolare dove tanti immobili sono stati costruiti fra gli anni'50 / '80, con metodi poveri; sono tutti immobili, per me, che sono destinati un giorno ad essere schiacciati dalla concorrenza delle nuove costruzioni o di immobili restaurati e recuperati con tecniche di efficientamento energetico, ecc...
...molti sarà così costoso mantenerli che in ogni caso sarà necessario abbatterli.

Sembrerà una visione estrema, ma quelle case costruite dai palazzinari di certo non sono case che sfideranno i secoli... e molte già ne hanno passato più di mezzo, di secolo.


EDIT:
aggiungo un discorso sul discorso liquidità, un caso pratico che può essere capitato a qualcuno:
provate a chiedere un prestito in banca, per qualsiasi ragione e portare in pegno/garanzia un'immobile... una seconda casa in montagna per esempio.
Perizia, iscrizione ipotecaria, problemi assicurativi, ecc... speravate 100, viene valutata 25...

La strada risulta più facile per un pegno su titoli di stato, polizze vita, volendo anche pegno su azioni.





hero member
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il mercato immobiliare se pensato bene puo dare belle soddisfazioni,appartamenti al centro delle capitali europee sfruttati come bed&breakfast possono rendere parecchio...
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Leggevo i vari post in merito al thread e laddove alcuni di voi parlavano di 'diversificazione' e investimenti contestualizzati nel panorama economico-finanziario e politico del momento, mi sono chiesto se il mercato immobiliare oggi rappresenti una possibile valida opzione o alternativa all'aleatorio deposito bancario.


Basta definire il concetto di mercato immobiliare.


Se mercato immobiliare significa che siamo un fondo d'investimento abbiamo immobili nelle principali strade delle principali capitali del mondo,
immobili da cui se ne può ricavare un reddito per un discorso affitti... allora sì.
Anche un grattacielo a Manhattan, una residenza storica, veramente storica... dove fare ricezione di alto livello, matrimoni di altrettanto alto livello...


Se mercato immobiliare è un singolo investitore che acquista l''appartamentino, il garage, il posto macchina, il terreno... nella provincia italiana...
...direi proprio di no.
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non vedo come si possano equiparare fannulloni e persone che, magari seppur operose e professionalmente qualificate, hanno l'unica "colpa" di avere gravi problemi di salute. Evidentemente parli così perché hai la fortuna di godere di buona salute, il che è favorito dalla tua giovane età, altrimenti se avessi vissuto abbastanza da sperimentarlo su te stesso o su qualcuno a te caro, sapresti che c'è una sola cosa peggiore del dover lottare e convivere con la malattia: subire discriminazioni per colpa della malattia. Fra l'altro in questo caso non si parlava neanche di qualcosa di contagioso: non stiamo discutendo del rischio di scatenare un'epidemia di ebola e di come tutelare la salute pubblica...
Decidere il destino di una persona in base a un'analisi costi/benefici, manco si trattasse di finanziare la TAV, guardando le sue condizioni di salute... brrrr... è qualcosa di totalmente spregevole e indegno di un Paese civile. Da noi sarebbe fra l'altro incostituzionale, e personalmente mi vergognerei di vivere in una società che adottasse quei criteri per attribuire un valore a una vita umana.
Se sono davvero qualificate allora dovrebbero avere dietro una società che è disposta a pagare l'assicurazione sanitaria. So benissimo quanto sia importante la salute però capisco anche il punto di vista di quei paesi: perché dovrebbero accollarsi loro i costi delle mie/tue/sue cure? O uno è in grado di farlo per i fatti suoi tramite fondi personali e/o assicurazioni offerte dal datore di lavoro o francamente mi sembra un po' assurdo lamentarsi che un paese non ti voglia accogliere perché dovrebbe farsi carico di spese che non hanno nulla a che vedere con loro.

E capisco anche che il mio discorso sia molto pragmatico e freddo, ma purtroppo c'è troppa gente al mondo, non è possibile mettere tutti sullo stesso piano. E' brutto da dire, me ne rendo conto, ma è cosi, bisogna guardare in faccia alla realtà.

E ripeto, tutto questo pensiero riguarda un discorso di emigranti, il sistema sanitario americano neanche a me piace ovviamente tanto per citare il caso più famoso però al tempo stesso mi darebbe fastidio se l'Italia offrisse operazioni e trattamenti gratuiti a gente che arriva malata con lo scopo di curarsi a spese degli italiani invece di farlo al loro paese, non credi?
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in particolare laddove è ancora ben radicato il vecchio pregiudizio Italiani = mafia.
Di quail e quanti paesi staremmo parlando per curiosità?

che si tratti di Europa o America (non mi spingo oltre perché ho pochi riscontri da chi ci si sia trasferito), chiunque abbia vissuto abbastanza a lungo all'estero ha sperimentato prima o poi la spiacevole sensazione di essere presenza sgradita, per il solo fatto di essere Italiano, a volte con allusioni a certi stereotipi poco più che velate, altre volte ben più esplicite e denigratorie. Tanto per fare un esempio: negli USA, oltre ai classici insulti razzisti rivolti a neri ed ebrei (nigger, kike), ne esiste uno a noi riservato (wop) e tuttora pienamente in uso. Con questo non dico che tutti all'estero ci considerino mafiosi a prescindere, ma... Certo, se poi certi nostri connazionali non si distinguessero per comportamenti che riescono sempre a farci vergognare, magari aiuterebbero a superare certi pregiudizi.


in particolare modo in Svezia: hanno sempre vissuto all'interno di una bolla di sapone, non hanno mai avuto a che fare con i migranti come succede nel sud Europa e ora si ritrovano con zone dove gli svedesi e la polizia non possono più entrare, gli stupri sono aumentati di % assurde etc etc.

ho amici che vivono in Svezia e dai loro riscontri so che, se è vero che nell'ultimo decennio l'aumento della popolazione straniera (in proporzione a quella locale) è stato considerevole e certamente non semplice da gestire, certe notizie di presunte zone del Paese in preda alla criminalità e alla violenza fuori controllo sono largamente esagerate, e spesso si tratta di fake news messe in giro da vari gruppi e gruppuscoli di estrema destra.


Quote
Ricordo poi che anni fa un conoscente aveva deciso di mollare tutto e trasferirsi in Nuova Zelanda con famiglia al seguito. Aveva dovuto seguire una trafila burocratica di quasi un anno, prima procurandosi un consulente del lavoro (ovviamente a sue spese) che gli trovasse dei contatti in loco, per svolgere colloqui preliminari e test da remoto sulle competenze tecniche e linguistiche; poi trascorrere un periodo consentito di pochi mesi sul posto, per effettuare colloqui di lavoro di persona. Solo in caso di effettiva assunzione avrebbe avuto il permesso di residenza, altrimenti se ne sarebbe dovuto tornare definitivamente a casa, dopo una modica spesa di quasi 10.000€, viaggi e soggiorno compreso. Nella domanda aveva dovuto dichiarare tutta una serie di informazioni e dati personali, fra cui ad esempio se fosse o meno fumatore. Essendo il suo caso, aveva dovuto allegare degli esami clinici per dimostrare di non avere il cancro, ecc. ecc.
Ah beh chiaro, li (e con "li" mi riferisco a NZ, Australia, Canada, USA etc) vige una regola molto semplice: chiunque tu sia, se vieni nel mio paese, non devi assolutamente pesare sulle tasse dei cittadini. Loro non hanno nessuna intenzione di mantenere fannulloni e gente malata a loro spese, quindi si vogliono parare il culo al 100%, possiamo per caso biasimarli?  Wink
Fanno entrare solamente chi 1) apporta delle capacità professionali che sopperiscono a delle carenze 2) chi porta capitali freschi per avviare nuove attività.

non vedo come si possano equiparare fannulloni e persone che, magari seppur operose e professionalmente qualificate, hanno l'unica "colpa" di avere gravi problemi di salute. Evidentemente parli così perché hai la fortuna di godere di buona salute, il che è favorito dalla tua giovane età, altrimenti se avessi vissuto abbastanza da sperimentarlo su te stesso o su qualcuno a te caro, sapresti che c'è una sola cosa peggiore del dover lottare e convivere con la malattia: subire discriminazioni per colpa della malattia. Fra l'altro in questo caso non si parlava neanche di qualcosa di contagioso: non stiamo discutendo del rischio di scatenare un'epidemia di ebola e di come tutelare la salute pubblica...
Decidere il destino di una persona in base a un'analisi costi/benefici, manco si trattasse di finanziare la TAV, guardando le sue condizioni di salute... brrrr... è qualcosa di totalmente spregevole e indegno di un Paese civile. Da noi sarebbe fra l'altro incostituzionale, e personalmente mi vergognerei di vivere in una società che adottasse quei criteri per attribuire un valore a una vita umana.
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Leggevo i vari post in merito al thread e laddove alcuni di voi parlavano di 'diversificazione' e investimenti contestualizzati nel panorama economico-finanziario e politico del momento, mi sono chiesto se il mercato immobiliare oggi rappresenti una possibile valida opzione o alternativa all'aleatorio deposito bancario.
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in particolare laddove è ancora ben radicato il vecchio pregiudizio Italiani = mafia.
Di quail e quanti paesi staremmo parlando per curiosità?

Quote
Alcuni dei Paesi che hai citato hanno delle politiche sull'immigrazione a dir poco restrittive: Svizzera, Nuova Zelanda, Australia
E non a caso sono i paesi dove di solito si vive meglio. Sarebbe una follia pensare di poter vivere bene in un paese senza controlli sull'immigrazione. Basta vedere anche cosa sta succedendo nel nord Europa, in particolare modo in Svezia: hanno sempre vissuto all'interno di una bolla di sapone, non hanno mai avuto a che fare con i migranti come succede nel sud Europa e ora si ritrovano con zone dove gli svedesi e la polizia non possono più entrare, gli stupri sono aumentati di % assurde etc etc. quindi capisco bene perché i paesi più svegli hanno imposto serie limitazioni.

Quote
Ricordo poi che anni fa un conoscente aveva deciso di mollare tutto e trasferirsi in Nuova Zelanda con famiglia al seguito. Aveva dovuto seguire una trafila burocratica di quasi un anno, prima procurandosi un consulente del lavoro (ovviamente a sue spese) che gli trovasse dei contatti in loco, per svolgere colloqui preliminari e test da remoto sulle competenze tecniche e linguistiche; poi trascorrere un periodo consentito di pochi mesi sul posto, per effettuare colloqui di lavoro di persona. Solo in caso di effettiva assunzione avrebbe avuto il permesso di residenza, altrimenti se ne sarebbe dovuto tornare definitivamente a casa, dopo una modica spesa di quasi 10.000€, viaggi e soggiorno compreso. Nella domanda aveva dovuto dichiarare tutta una serie di informazioni e dati personali, fra cui ad esempio se fosse o meno fumatore. Essendo il suo caso, aveva dovuto allegare degli esami clinici per dimostrare di non avere il cancro, ecc. ecc.
Ah beh chiaro, li (e con "li" mi riferisco a NZ, Australia, Canada, USA etc) vige una regola molto semplice: chiunque tu sia, se vieni nel mio paese, non devi assolutamente pesare sulle tasse dei cittadini. Loro non hanno nessuna intenzione di mantenere fannulloni e gente malata a loro spese, quindi si vogliono parare il culo al 100%, possiamo per caso biasimarli?  Wink
Fanno entrare solamente chi 1) apporta delle capacità professionali che sopperiscono a delle carenze 2) chi porta capitali freschi per avviare nuove attività.
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Dalle vostre risposte sembra che il problema maggiore sia lasciare la famiglia e gli amici piuttosto che valutare se il proprio lavoro sia fattibile anche all'estero o se ci sia bisogno di reinventarsi in qualcosa di nuovo, diciamo che le vedo come risposte molto "italiane"  Grin

Io penso che in questi casi bisogna essere per forza di cose un po' egoisti e anteporre il proprio futuro a tutto il resto, in particolare se uno non è ancora in una fase particolarmente avanzata della vita. Non mi preoccuperei moltissimo per eventuali figli, quelli di solito sono coloro che hanno meno problemi a inserirsi in un nuovo contesto con una cultura e lingua differente. Chiaro, con questo non sto dicendo che trasferirsi in Cina piuttosto che in Nuova Zelanda o in Arabia Saudita sia la stessa cosa, ma se parliamo di paesi con mentalità occidentale non vedo il problema.

Capisco invece l'ultimo punto menzionato da trader, quello del sociale, il problema è che l'altra faccia della stessa medaglia: quando si va nei paesi anglofoni, scandinavi e pochi altri (direi Svizzera, Austria e Germania in particolare) nella maggior parte dei casi si rimane colpiti dall'educazione, senso civico, organizzazione etc etc, la critica più comune è che la gente sia meno espansiva e più riservata rispetto agli italiani, ed è vero. Però a noi cosa manca? Esattamente l'educazione, il senso civico, l'organizzazione etc etc. Quindi a quel punto il discorso diventa soggettivo anche il base alla propria età, situazione sentimentale e cosi via, si preferisce avere l'amico sempre pronto ad uscire per andare a far festa o vivere in posto meno stressante a causa di tanti piccoli episodi quotidiani che andranno avanti a ripetersi per il resto della vita?

Ah, dimenticavo, duesoldi, quando dici che "l'uomo non è portato al cambiamento", ti stai limitando al mondo italiano, all'estero un trasferimento è visto come qualcosa di perfettamente normale e che aiuta anche a crescere. Gli americani penso che siano il caso più famoso forse, nella loro mentalità è perfettamente normale spostarsi da uno stato all'altro anche a distanza di pochi anni.

Non so quanti anni abbiate voi però io che sono un millenial ne ho parecchi di amici che hanno mollato tutto e si sono trasferiti all'estero, dalla "semplice" Londra all'Irlanda, Spagna, Germania fino all'Australia. Non saprei dire se ciò succeda perché la mia generazione sia più portata a viaggiare o perché la maggior parte di noi, purtroppo, non vede nessun futuro nel rimanere in Italia. E non sapete la tristezza che mi mette scrivere queste parole, ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e un mix di cultura, paesaggi, storia, cucina e stile, tanto per menzionare le prime cose che mi vengono in mente dell'Italia, non le ha nessun altro paese al mondo. Però penso anche che l'Italia sia il paese perfetto per un turista, non per viverci tutta la vita.

sentir parlare di trasferirsi all'estero come se fosse la cosa più semplice e scontata di questo mondo, in un'epoca storica in cui imperversano i sovranismi e si erigono muri, sinceramente fa abbastanza sorridere.
Al di là delle considerazioni già espresse da altri su vincoli di tipo familiare e/o sociale, che seppur condivisibili restano di carattere soggettivo, ci si scontra inevitabilmente con altri ostacoli ben più oggettivi. Perché non è che ci si possa aspettare che negli altri Paesi siano pronti ad accogliere gli stranieri a braccia aperte, in particolare laddove è ancora ben radicato il vecchio pregiudizio Italiani = mafia.

Alcuni dei Paesi che hai citato hanno delle politiche sull'immigrazione a dir poco restrittive: Svizzera, Nuova Zelanda, Australia, quest'ultima in particolare elogiata da Salvini e presa come modello per la campagna "no way" di qualche anno fa https://www.lettera43.it/it/video/no-way-immigrazione-australia-salvini/30145/. Su Londra e UK in generale rimane la grossa incognita della Brexit.
Conosco gente che lavora come frontaliere in Svizzera, ed è oggetto del disprezzo e dell'ostilità verso l'Italiano che viene a rubare il lavoro ai Ticinesi per una paga più bassa (dumping salariale). Ricordo poi che anni fa un conoscente aveva deciso di mollare tutto e trasferirsi in Nuova Zelanda con famiglia al seguito. Aveva dovuto seguire una trafila burocratica di quasi un anno, prima procurandosi un consulente del lavoro (ovviamente a sue spese) che gli trovasse dei contatti in loco, per svolgere colloqui preliminari e test da remoto sulle competenze tecniche e linguistiche; poi trascorrere un periodo consentito di pochi mesi sul posto, per effettuare colloqui di lavoro di persona. Solo in caso di effettiva assunzione avrebbe avuto il permesso di residenza, altrimenti se ne sarebbe dovuto tornare definitivamente a casa, dopo una modica spesa di quasi 10.000€, viaggi e soggiorno compreso. Nella domanda aveva dovuto dichiarare tutta una serie di informazioni e dati personali, fra cui ad esempio se fosse o meno fumatore. Essendo il suo caso, aveva dovuto allegare degli esami clinici per dimostrare di non avere il cancro, ecc. ecc.

Insomma tutto questo per dire, parafrasando un vecchio quote, che ovunque si vada si è sempre migranti di qualcuno. In questo mondo globalizzato, è paradossalmente più facile spostare capitali finanziari che "capitale umano". E credo che rimanga la soluzione più conveniente ed immediata, per cercare di mettere al riparo il proprio patrimonio dal rischio di eventi avversi e cataclismi finanziari più o meno estesi.

Mi aggancio al discorso degli esami medici... è chiaro, un povero, non lo vuole nessuno, come un malato che grava sul sistema pubblico non lo vuole nessuno, perché prima di tutto sono costi.
Viceversa sono molti i paesi in cui si favorisce l'arrivo di pensionati, con norme fiscali precise, almeno loro un reddito fisso sicuro c'è l'hanno.

Bisogna anche dire che in Italia, almeno fuori dalle grandi città, si riesce a vivere con molto poco.

In altre parti d'Europa più ricche, ci sono opportunità, ma per garantirsele bisogna poter spendere molto.

Lavorare all'estero è sicuramente una opportunità, ma non alla porta di tasca per tutti.

Se l'Italia fosse appena appena più lungimirante, capirebbe che per posizione geografica, clima, varietà di cose, è seduta su più di una miniera d'oro.
È stato tutto minato dall'avidità, nei primi decenni della Repubblica per creare consenso politico è stato depredato tutto il possibile... è una eredità pesante da assorbire.

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Dalle vostre risposte sembra che il problema maggiore sia lasciare la famiglia e gli amici piuttosto che valutare se il proprio lavoro sia fattibile anche all'estero o se ci sia bisogno di reinventarsi in qualcosa di nuovo, diciamo che le vedo come risposte molto "italiane"  Grin

Io penso che in questi casi bisogna essere per forza di cose un po' egoisti e anteporre il proprio futuro a tutto il resto, in particolare se uno non è ancora in una fase particolarmente avanzata della vita. Non mi preoccuperei moltissimo per eventuali figli, quelli di solito sono coloro che hanno meno problemi a inserirsi in un nuovo contesto con una cultura e lingua differente. Chiaro, con questo non sto dicendo che trasferirsi in Cina piuttosto che in Nuova Zelanda o in Arabia Saudita sia la stessa cosa, ma se parliamo di paesi con mentalità occidentale non vedo il problema.

Capisco invece l'ultimo punto menzionato da trader, quello del sociale, il problema è che l'altra faccia della stessa medaglia: quando si va nei paesi anglofoni, scandinavi e pochi altri (direi Svizzera, Austria e Germania in particolare) nella maggior parte dei casi si rimane colpiti dall'educazione, senso civico, organizzazione etc etc, la critica più comune è che la gente sia meno espansiva e più riservata rispetto agli italiani, ed è vero. Però a noi cosa manca? Esattamente l'educazione, il senso civico, l'organizzazione etc etc. Quindi a quel punto il discorso diventa soggettivo anche il base alla propria età, situazione sentimentale e cosi via, si preferisce avere l'amico sempre pronto ad uscire per andare a far festa o vivere in posto meno stressante a causa di tanti piccoli episodi quotidiani che andranno avanti a ripetersi per il resto della vita?

Ah, dimenticavo, duesoldi, quando dici che "l'uomo non è portato al cambiamento", ti stai limitando al mondo italiano, all'estero un trasferimento è visto come qualcosa di perfettamente normale e che aiuta anche a crescere. Gli americani penso che siano il caso più famoso forse, nella loro mentalità è perfettamente normale spostarsi da uno stato all'altro anche a distanza di pochi anni.

Non so quanti anni abbiate voi però io che sono un millenial ne ho parecchi di amici che hanno mollato tutto e si sono trasferiti all'estero, dalla "semplice" Londra all'Irlanda, Spagna, Germania fino all'Australia. Non saprei dire se ciò succeda perché la mia generazione sia più portata a viaggiare o perché la maggior parte di noi, purtroppo, non vede nessun futuro nel rimanere in Italia. E non sapete la tristezza che mi mette scrivere queste parole, ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e un mix di cultura, paesaggi, storia, cucina e stile, tanto per menzionare le prime cose che mi vengono in mente dell'Italia, non le ha nessun altro paese al mondo. Però penso anche che l'Italia sia il paese perfetto per un turista, non per viverci tutta la vita.

sentir parlare di trasferirsi all'estero come se fosse la cosa più semplice e scontata di questo mondo, in un'epoca storica in cui imperversano i sovranismi e si erigono muri, sinceramente fa abbastanza sorridere.
Al di là delle considerazioni già espresse da altri su vincoli di tipo familiare e/o sociale, che seppur condivisibili restano di carattere soggettivo, ci si scontra inevitabilmente con altri ostacoli ben più oggettivi. Perché non è che ci si possa aspettare che negli altri Paesi siano pronti ad accogliere gli stranieri a braccia aperte, in particolare laddove è ancora ben radicato il vecchio pregiudizio Italiani = mafia.

Alcuni dei Paesi che hai citato hanno delle politiche sull'immigrazione a dir poco restrittive: Svizzera, Nuova Zelanda, Australia, quest'ultima in particolare elogiata da Salvini e presa come modello per la campagna "no way" di qualche anno fa https://www.lettera43.it/it/video/no-way-immigrazione-australia-salvini/30145/. Su Londra e UK in generale rimane la grossa incognita della Brexit.
Conosco gente che lavora come frontaliere in Svizzera, ed è oggetto del disprezzo e dell'ostilità verso l'Italiano che viene a rubare il lavoro ai Ticinesi per una paga più bassa (dumping salariale). Ricordo poi che anni fa un conoscente aveva deciso di mollare tutto e trasferirsi in Nuova Zelanda con famiglia al seguito. Aveva dovuto seguire una trafila burocratica di quasi un anno, prima procurandosi un consulente del lavoro (ovviamente a sue spese) che gli trovasse dei contatti in loco, per svolgere colloqui preliminari e test da remoto sulle competenze tecniche e linguistiche; poi trascorrere un periodo consentito di pochi mesi sul posto, per effettuare colloqui di lavoro di persona. Solo in caso di effettiva assunzione avrebbe avuto il permesso di residenza, altrimenti se ne sarebbe dovuto tornare definitivamente a casa, dopo una modica spesa di quasi 10.000€, viaggi e soggiorno compreso. Nella domanda aveva dovuto dichiarare tutta una serie di informazioni e dati personali, fra cui ad esempio se fosse o meno fumatore. Essendo il suo caso, aveva dovuto allegare degli esami clinici per dimostrare di non avere il cancro, ecc. ecc.

Insomma tutto questo per dire, parafrasando un vecchio quote, che ovunque si vada si è sempre migranti di qualcuno. In questo mondo globalizzato, è paradossalmente più facile spostare capitali finanziari che "capitale umano". E credo che rimanga la soluzione più conveniente ed immediata, per cercare di mettere al riparo il proprio patrimonio dal rischio di eventi avversi e cataclismi finanziari più o meno estesi.
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Dalle vostre risposte sembra che il problema maggiore sia lasciare la famiglia e gli amici piuttosto che valutare se il proprio lavoro sia fattibile anche all'estero o se ci sia bisogno di reinventarsi in qualcosa di nuovo, diciamo che le vedo come risposte molto "italiane"  Grin

Io penso che in questi casi bisogna essere per forza di cose un po' egoisti e anteporre il proprio futuro a tutto il resto, in particolare se uno non è ancora in una fase particolarmente avanzata della vita. Non mi preoccuperei moltissimo per eventuali figli, quelli di solito sono coloro che hanno meno problemi a inserirsi in un nuovo contesto con una cultura e lingua differente. Chiaro, con questo non sto dicendo che trasferirsi in Cina piuttosto che in Nuova Zelanda o in Arabia Saudita sia la stessa cosa, ma se parliamo di paesi con mentalità occidentale non vedo il problema.

Capisco invece l'ultimo punto menzionato da trader, quello del sociale, il problema è che l'altra faccia della stessa medaglia: quando si va nei paesi anglofoni, scandinavi e pochi altri (direi Svizzera, Austria e Germania in particolare) nella maggior parte dei casi si rimane colpiti dall'educazione, senso civico, organizzazione etc etc, la critica più comune è che la gente sia meno espansiva e più riservata rispetto agli italiani, ed è vero. Però a noi cosa manca? Esattamente l'educazione, il senso civico, l'organizzazione etc etc. Quindi a quel punto il discorso diventa soggettivo anche il base alla propria età, situazione sentimentale e cosi via, si preferisce avere l'amico sempre pronto ad uscire per andare a far festa o vivere in posto meno stressante a causa di tanti piccoli episodi quotidiani che andranno avanti a ripetersi per il resto della vita?

Ah, dimenticavo, duesoldi, quando dici che "l'uomo non è portato al cambiamento", ti stai limitando al mondo italiano, all'estero un trasferimento è visto come qualcosa di perfettamente normale e che aiuta anche a crescere. Gli americani penso che siano il caso più famoso forse, nella loro mentalità è perfettamente normale spostarsi da uno stato all'altro anche a distanza di pochi anni.

Non so quanti anni abbiate voi però io che sono un millenial ne ho parecchi di amici che hanno mollato tutto e si sono trasferiti all'estero, dalla "semplice" Londra all'Irlanda, Spagna, Germania fino all'Australia. Non saprei dire se ciò succeda perché la mia generazione sia più portata a viaggiare o perché la maggior parte di noi, purtroppo, non vede nessun futuro nel rimanere in Italia. E non sapete la tristezza che mi mette scrivere queste parole, ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e un mix di cultura, paesaggi, storia, cucina e stile, tanto per menzionare le prime cose che mi vengono in mente dell'Italia, non le ha nessun altro paese al mondo. Però penso anche che l'Italia sia il paese perfetto per un turista, non per viverci tutta la vita.
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trasferirsi al estero lo si puo fare da giovani chi e un po piu avanti con gli anni e troppo radicato ha affetti,famiglia,famigliari amici qui in Italia,poi reinventarsi un lavoro non tutti sono portati,pero tutelarsi lo possono fare tutti diversificare per esempio 2/3 conti al estero un po d'oro qualche bitcoin,fondi d'investimento(sempre esteri naturalmente) e in Italia solo il minimo indispensabile

Ma infatti, tutti che parlano spesso come trasferirsi all'estero sia la soluzione a molti problemi. In realtà è una cosa complicatissima per lavoro, affetti, amicizie, famiglia (senza trascurare il fatto di doversi adattare a culture magari molto differenti dalla nostra) e, tra l'altro, ho conosciuto persone che l'hanno fatto, trovandosi poi peggio di come stavano in Italia, e anche chi si è trovato meglio (economicamente e lavorativamente parlando), poi in realtà vorrebbe sempre tornare per un discorso sociale...

Se uno vuole differenziare il rischio paese, può differenziare il proprio capitale all'estero, che ha molto più senso!
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trasferirsi al estero lo si puo fare da giovani chi e un po piu avanti con gli anni e troppo radicato ha affetti,famiglia,famigliari amici qui in Italia,poi reinventarsi un lavoro non tutti sono portati,pero tutelarsi lo possono fare tutti diversificare per esempio 2/3 conti al estero un po d'oro qualche bitcoin,fondi d'investimento(sempre esteri naturalmente) e in Italia solo il minimo indispensabile
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Viste le belle prospettive che aspettano l'Italia, a prescindere da un discorso uscita euro e/o patrimoniale, voi siete sempre convinti di passare il resto della vostra vita in Italia? Sarei curioso di sapere cosa ne pensate a tal proposito. Quando leggo di soldi all'estero etc non posso fare altro che chiedermi "e perché non trasferirsi insieme ai soldi?"  Grin

Ci sono mille motivi per non trasferirsi all'estero: famiglia, amici, lavoro (più o meno), abitudini, cultura, lingua, consuetudini, ......

In realtà l'uomo non è portato al  cambiamento, lo vive sempre come una sofferenza, come qualcosa di difficoltoso e costoso (in termini di energia) da affrontare, perciò lo evita o cerca di evitarlo fino al momento in cui non vede alternative e non può più farne a meno. Vedi gli esodi di massa che ci sono stati nei mesi scorsi in Venezuela.
Ma in Italia non siamo ancora a quei livelli, la gente continua a viverci e nemmeno troppo male. In tanti non si accorgono nemmeno della condizione sempre peggiore nel quale versa lo stato: del resto adesso per 18 mesi ci sarà il reddito di cittadinanza, no ?   (è una provocazione la mia, ma fa capire la situazione che è del tipo "fin che la barca va.....")

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i rischi reali sui conti in Italia sono due l'uscita dal euro con conseguente cambio della valuta dei conti in carta straccia ed un prelievo forzoso/patrimoniale possibilita remota ma non impossibile...
Viste le belle prospettive che aspettano l'Italia, a prescindere da un discorso uscita euro e/o patrimoniale, voi siete sempre convinti di passare il resto della vostra vita in Italia? Sarei curioso di sapere cosa ne pensate a tal proposito. Quando leggo di soldi all'estero etc non posso fare altro che chiedermi "e perché non trasferirsi insieme ai soldi?"  Grin
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Non so valutare.

L'alternativa al QE quale poteva essere ?

E' sbagliata secondo me l'idea che le istituzioni possano e debbano governare e guidare ogni fase dell'andamento economico.

Il capitalismo ha dimostrato di essere il migliore dei mondi economici possibili, ma non è privo di difetti. Le crisi sono connaturate al sistema, e a volte volerne annullare gli effetti fa sì che la cura, a lungo andare, produca danni superiori alla malattia.

Le politiche espansive messe in campo dopo la crisi del 2008 hanno permesso il salvataggio di posti di lavoro e ne hanno limitato gli effetti (che altrimenti sarebbero stati molto più devastanti), ma hanno posto le basi per crisi ben superiori  in futuro. E quelle stesse politiche hanno perseverato per tutto il decennio successivo nonostante il PIL mondiale sia tornato velocemente a crescere. I governi e le BC hanno continuato a "drogare" l'economia per mantenere consenso politico , per mantenere sostenibile il costo del debito accumulato in precedenza e difendere il sistema bancario.

I populismi, esplosi un pò in tutto il mondo, non rendono possibili politiche lungimiranti ma impopolari: occorre spendere per mantenere e difendere il consenso altrimenti si viene sostituiti da politici che fanno promesse ancora più insostenibili e vengono eletti al proprio posto. E se i governatori delle banche centrali provano a mettere un freno a questa fame di spesa, vengono attaccati dai governanti minacciandone l'indipendenza (è accaduto recentemente sia in USA che in Italia)

Il debito pubblico americano, che ha impiegato 200 anni per arrivare a 11 trilioni (nel 2009) ha impiegato solo i 10 successivi per raddoppiare a 22 trilioni (https://twitter.com/goldbroker_com/status/1095739939705110528?s=21) . Gli usa già oggi, con tassi molto bassi, pagano 1 miliardo al giorno di interessi (http://www.usdebtclock.org/).  Se arrivasse una nuova crisi non ci sarebbe margine per intervenire.

Per fronteggiare una nuova crisi le BC dovrebbero portare i tassi a valori ,anche nominali, negativi. Spendere moneta diventerebbe più conveniente che conservarla. Il rischio reale sarebbe quello di una inflazione improvvisa e incontrollabile.

Tra l'altro, e qui mi collego ai bitcoin, le istituzioni stanno già pianificando una società dove, grazie all'abolizione del contante, sarebbe possibile vivere stabilmente in una economia con tassi negativi. Finora questa possibilità è stata scongiurata grazie al contante: la minaccia di un bank run conseguente a depositi bancari che perdono valore sensibilmente per rendimenti fortemente negativi ha sempre evitato periodi prolungati di tassi negativi.

Ma in futuro, se il denaro fosse solo digitale e quindi solo conservabile presso banche in forma di monopolio, le BC potrebbero anche decidere di abbassare i tassi stabilmente sotto zero. Questo farebbe crollare il valore della moneta fiat ma sarebbe un enorme stimolo per il consumismo selvaggio e la crescita drogata. E sarebbe un paradiso per i debiti pubblici degli Stati.

Consiglio a riguardo questa lettura del Fondo Monetario Internazionale dove si parla proprio di questo e addirittura di propone la circolazione di una doppia valuta (una contante e una digitale) con una forma di deprezzamento regolato della prima nei confronti della seconda.

https://blogs.imf.org/2019/02/05/cashing-in-how-to-make-negative-interest-rates-work/
https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2018/08/27/Monetary-Policy-with-Negative-Interest-Rates-Decoupling-Cash-from-Electronic-Money-46076

Sapete già qual è l'antidoto contro questo futuro distopico.




La mia domanda era più diretta, più semplice  Smiley
era sapere cosa doveva essere messo in campo al posto del QE.
Se esisteva una alternativa.
Sempre ammesso che ne potesse esistere una.

In diversi casi i tassi sono già negativi.
Quando non lo sono realmente o nominalmente, lo sono nella pratica.
Semplice: interesse/rendimento 0,25% con inflazione 0,75%.

Molti titoli di stato area euro, danno rendimenti bassissimi, o ridicoli, anche negativi, esclusi quelli Italiani, a lungo termine.
( 2016: https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-07-13/il-bund-decennale-e-sottozero-224516.shtml?uuid=ADKuSOs )


Se io fossi uno stato e avessi emesso dei PaoloBond a € 100, sapendo a scadenza, di doverne restituire € 97,
ne vorrei avere proprio tanto di debito... Grin
Se potessi chiedere ai miei amici € 1.000, e restituirne € 999, vorrei essere l'uomo più indebitato del mondo.
Le dinamiche per gli stati sono più articolate, ma comunque... era per dare un concetto generale.


L'unica cosa che posso aggiungere è che in molti le crisi economiche le affrontano così come viene,
come sbattere la faccia su un palo all'improvviso, senza programmare niente.
Tanti proprio perché non hanno la possibilità materiale, culturale, economica... tantissimi altri perché...
così un mondo di cicale sprovvedute.

Il mondo però non è fatto solo di sprovveduti, ci sono anche le formiche.


Il risultato, alla fine dei discorsi, è quello che conta, la crisi nata nel 2008, ha coinvolto e volendo anche travolto... alcune fasce di popolazione, ma parliamo pure di livelli di popolazione; ma i grandi miliardari pre-crisi sub-prime, si sono ritrovati più miliardari di prima.
I poveri, son rimati poveri.
Chi si è impoverito... ancora affanna...


Qualsiasi scenario si presenti nel futuro, io non vedo una ridistribuzione generale dei flussi della ricchezza dai livelli più alti, verso i livelli più bassi.
Se ci sarà questa tendenza, allora verrà scatenata una guerra devastante, guerra reale o finanziaria che sia; chi ha perso qualcosa se lo vorrà riprendere.

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Non so valutare.

L'alternativa al QE quale poteva essere ?

E' sbagliata secondo me l'idea che le istituzioni possano e debbano governare e guidare ogni fase dell'andamento economico.

Il capitalismo ha dimostrato di essere il migliore dei mondi economici possibili, ma non è privo di difetti. Le crisi sono connaturate al sistema, e a volte volerne annullare gli effetti fa sì che la cura, a lungo andare, produca danni superiori alla malattia.

Le politiche espansive messe in campo dopo la crisi del 2008 hanno permesso il salvataggio di posti di lavoro e ne hanno limitato gli effetti (che altrimenti sarebbero stati molto più devastanti), ma hanno posto le basi per crisi ben superiori  in futuro. E quelle stesse politiche hanno perseverato per tutto il decennio successivo nonostante il PIL mondiale sia tornato velocemente a crescere. I governi e le BC hanno continuato a "drogare" l'economia per mantenere consenso politico , per mantenere sostenibile il costo del debito accumulato in precedenza e difendere il sistema bancario.

I populismi, esplosi un pò in tutto il mondo, non rendono possibili politiche lungimiranti ma impopolari: occorre spendere per mantenere e difendere il consenso altrimenti si viene sostituiti da politici che fanno promesse ancora più insostenibili e vengono eletti al proprio posto. E se i governatori delle banche centrali provano a mettere un freno a questa fame di spesa, vengono attaccati dai governanti minacciandone l'indipendenza (è accaduto recentemente sia in USA che in Italia)

Il debito pubblico americano, che ha impiegato 200 anni per arrivare a 11 trilioni (nel 2009) ha impiegato solo i 10 successivi per raddoppiare a 22 trilioni (https://twitter.com/goldbroker_com/status/1095739939705110528?s=21) . Gli usa già oggi, con tassi molto bassi, pagano 1 miliardo al giorno di interessi (http://www.usdebtclock.org/).  Se arrivasse una nuova crisi non ci sarebbe margine per intervenire.

Per fronteggiare una nuova crisi le BC dovrebbero portare i tassi a valori ,anche nominali, negativi. Spendere moneta diventerebbe più conveniente che conservarla. Il rischio reale sarebbe quello di una inflazione improvvisa e incontrollabile.

Tra l'altro, e qui mi collego ai bitcoin, le istituzioni stanno già pianificando una società dove, grazie all'abolizione del contante, sarebbe possibile vivere stabilmente in una economia con tassi negativi. Finora questa possibilità è stata scongiurata grazie al contante: la minaccia di un bank run conseguente a depositi bancari che perdono valore sensibilmente per rendimenti fortemente negativi ha sempre evitato periodi prolungati di tassi negativi.

Ma in futuro, se il denaro fosse solo digitale e quindi solo conservabile presso banche in forma di monopolio, le BC potrebbero anche decidere di abbassare i tassi stabilmente sotto zero. Questo farebbe crollare il valore della moneta fiat ma sarebbe un enorme stimolo per il consumismo selvaggio e la crescita drogata. E sarebbe un paradiso per i debiti pubblici degli Stati.

Consiglio a riguardo questa lettura del Fondo Monetario Internazionale dove si parla proprio di questo e addirittura di propone la circolazione di una doppia valuta (una contante e una digitale) con una forma di deprezzamento regolato della prima nei confronti della seconda.

https://blogs.imf.org/2019/02/05/cashing-in-how-to-make-negative-interest-rates-work/
https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2018/08/27/Monetary-Policy-with-Negative-Interest-Rates-Decoupling-Cash-from-Electronic-Money-46076

Sapete già qual è l'antidoto contro questo futuro distopico.

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