Questo discorso dovrebbe fare capire che quando si parla d'inflazione, potere d'acquisto, riserva di valore, ecc... oltre che di
quantità di moneta...
È di rilievo la sua
velocità di circolazione.
Se avessimo una valuta con 500 milioni di pezzi esistenti...
...valuta di pregio, molto richiesta; ma ci fossero pochi scambi... poca circolazione... quella poca che si troverebbe in giro avrebbe un alto potere d'acquisto... la gente per cedere una valuta molto pregiata vorrebbe molti beni per essere disposta a cederne anche una sola frazione... per cercare di raggiungere uno scambio equo... che compensi bene la perdita definitiva di un po' di moneta.
Al contrario ci fosse una moneta che circola molto velocemente, senza holder, senza opere di
tesaurizzazione, una moneta che nessuno vuole e che tutti tendono a spendere e cambiare il prima possibile... anche se avesse una
massa, di soli... 5 milioni di pezzi... sarebbe una valuta dal potere d'acquisto non tanto alto... perché pur di sbarazzarsene... le persone sarebbero disposte a cederne molti pezzi a fronte di pochi beni o pochi servizi... ti do 1 soldo mi dai una mela ?
no...
Allora te ne do 2... 3... 10... 20...
Ok, ti do la mela.
Si è sempre impostato il Bitcoin sul discorso bene scarso, in realtà la moneta come altre merci ha anche un rapporto di domanda/offerta.
Sul dollaro USA esiste un indice che ne definisce il valore, confrontandolo con un paniere di altre valute (
https://it.m.wikipedia.org/wiki/US_dollar_index ).
Tale indice partito nel 1973 con un valore convenzionale di 100 e quasi quanto vale oggi... nel momento in cui scrivo leggo ~ 99,70.
Nonostante che dal 1973 ad oggi si siano "
stampati" molto biglietti verdi...
Si aprono quindi varie considerazioni, per esempio, anche se il numero dei pezzi di Bitcoin è predefinito, se ci fosse un'ampia circolazione non sarebbe più molto
raro.
Se non ci fosse nessun holder, nessuno che lo volesse conservare a lungo termine, ma tutti si mettono a spenderlo, velocemente...
ci sarebbe appunto una diminuzione di valore ... perché non sarebbe più tanto scarso perché ci sarebbe continuamente chi rifornisce il mercato di pezzi...
La rarità, il famoso effetto scarsità, è qualcosa di più dinamico e flessibile, non dipende solo dal numero di pezzi esistenti e dalla sua prospettiva di poterne ricavare meno.
Dipende anche da domanda/offerta e dalla velocità di circolazione (
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Velocit%C3%A0_di_circolazione_della_moneta ).
Edit:
Aggiungo uno schema semplice:
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.ecostat.unical.it/ricotta/didattica/Econpolitica/Moneta%2520e%2520inflazione.pdf&ved=2ahUKEwjNuJS508joAhUFDuwKHUwEDLUQFjANegQIBxAB&usg=AOvVaw2kk19zFiYGY75TxNzZLbm9&cshid=1585793499498L'indice del dollaro è calcolato rispetto ad un paniere di valute molto forti, se lo calcolassimo rispetto alle valute di paesi periferici del mondo il dollaro si sarebbe rivalutato moltissimo.
Nonostante l'inflazione in USA sia (relativamente, visto che dipende dai settori) bassa, è comunque positiva. Quindi il dollaro ha perso potere di acquisto negli ultimi anni, ossia ha perso valore reale.
Tuttavia si è rivalutato (e molto) rispetto ad un ipotetico paniere di valute estere, soprattutto del terzo mondo.
Il che implica che l'inflazione in quei Paesi è stata molto alta.
Di fatto quando la FED stampa dollari in periodi di crisi, per il ruolo che il dollaro ha come valuta di riserva mondiale o come valuta parallela, sta "esportando" inflazione nel resto del mondo perchè i possessori di valute estere cedono queste per avere dollari. Soprattutto se le valute estere sono di scarso ( o nullo) pregio.
Ad esempio in Venezuela il valore del bolivar, dopo una fase di relativa calma, ha ripreso a svalutarsi di brutto e l'inflazione a correre.
La stampa di dollari in momenti di crisi, come detto in passato, potrebbe avere un senso in quanto risposta ad un aumento della domanda di moneta.
Il problema è che questa liquidità in più andrebbe poi "eliminata" quando la crisi sarà passata (e la domanda di moneta diminuirà) mediante un rialzo dei tassi di interesse. Ma questo rialzo non potrà avvenire perchè implicherebbe una maggiore spesa degli Stati per interessi sui debiti che nel frattempo saranno ulteriormente aumentati per rispondere alla crisi. E i PIL diminuiti rendendo i debiti sempre meno "garantibili"
non sono d'accordo, perché politiche monetarie così "leggere", non sono prive di rischi, tutt'altro.
Non si può certo pensare di eliminare le tasse perché "basta fare debito"...
@icio: le tasse danno servizi in cambio!
Con me sfondi una porta aperta, ma le nostre idee stanno diventando la minoranza nell'economia moderna.
Secondo la MMT le tasse non servono a finanziare la spesa pubblica. La stampa di denaro finanzia la spesa pubblica.
L'unico scopo delle tasse è quello di impedire all'inflazione di crescere.
Quindi: la BC finanzia lo Stato, lo Stato spende quanto vuole e in assenza di inflazione tiene le tasse basse o nulle. Il debito dello Stato diventa mostruoso ma non è un problema tanto l'unico acquirente del debito è la BC che stampa denaro per questo scopo. Quindi un debito che non sarà mai restituito e i cui interessi sono zero. Un QE totale ed eterno. Se l'inflazione cresce si aumentano le tasse così ai cittadini passa la voglia di spendere. La quantità di moneta circolante e il debito pubblico aumentano all'infinito.
Il problema è capire quanto manca a che questa ideologia, così accattivante e che sembra una panacea, diventi la nuova linea guida di tutte le politiche economiche mondiali.
Il trend è in crescita, anche perchè è il sogno bagnato di ogni politico.