Le blockchain private e quelle pubbliche (basate su token e mining) hanno caratteristiche e finalità molto diverse, e non è detto che debbano farsi per forza concorrenza anzi è presumibile che, se entrambe avranno successo, potranno convivere in futuro così come oggi coesiste Internet accanto alle LAN private.
In ogni caso, se le blockchain pubbliche hanno ancora molto da dimostrare rispetto agli annunci fatti, quelle private hanno praticamente ancora tutto da dimostrare visto che secondo molti, compreso me, sono spesso dei cloni di database distribuiti con un pò di infarinatura di crittografia e una bella iniezione di fuffa da marketing.
Ad esempio è indiscrezione di questi giorni che R3, il più grosso consorzio di banche e aziende per finanziare l'uso di blockchain (permissioned e private) sia a corto di denaro nonostante negli ultimi anni abbia raccolto finanziamenti per oltre 100 milioni di dollari.
http://fortune.com/2018/06/07/blockchain-firm-r3-is-running-out-of-money-sources-say/Tutti i progetti blockchain hanno da dimostrare se sono validi o meno.
Il fatto però è uno, Bitcoin et similia, sono di tutti e non sono di nessuno.
Prendiamola lato miner; se domani per convenienza, per un cataclisma, per una guerra,
qualcuno perde il suo costoso hardware... fatti suoi, se ne va con tanti saluti, una stretta di mano
e la scatola omaggio del Monopoly.
Esiste una associazione, vera e seria, che tutela i minatori?
esiste una legislazione diritti/doveri?
È come se io voglio fare una centrale elettrica, guadagno fino a quando mi conviene, quando non mi conviene più lascio tutti al buio, perché mi gira così.
Sappiamo invece tutti, che chi gestisce qualcosa di
alto valore e d'interesse pubblico: servizi sanitari, smaltimento rifiuti, produzione energia, ecc...
...deve interagire con i governi, le autorità locali, ecc... ecc...
Perché se è giusto dare possibilità e guadagni agli imprenditori, dall'altra bisogna avere una tutela per attività che sono di interesse pubblico.
Le grandi concessioni: io investo e tu mi garantisci il mio guadagno, io ti garantisco continuità e qualità di servizio.
In Bitcoin e nel mondo cripto attuale tutto questo non c'è, siamo né più e né meno al
codice d'onore dei pirati con tutto quello che ne è venuto fuori.
In primis il fatto che bisogna usare sistemi complicati e scomodi wallet per la conservazione che limitano l'uso e la facilità d'uso e quindi la diffusione; perché i Bitcoin & Co. sono come le monete nel deposito di Zio Paperone,
sono del primo che se le piglia.
I paper wallet seguono
pari pari il concetto piratesco del: nascondo il forziere con i dobloni d'oro, ma mi faccio la mappa per ritrovarli.
Nonché un sistema di prudenza verso gli exchange, nessuna persona di buon senso accorta, lascerebbe milioni in criptovalute su un exchange, anche noto,
non si sa mai...
Nonché vivere un po' con il patema d'animo che ci sia un crollo delle quotazioni... perché ovviamente l'eccesso di ribasso e l'eccesso di rialzo non sono affatto controllati... non esiste nessun limite.
Bitcoin e l'intero mondo cripto, è stato, ed è oggetto, della più
feroce e sfrenata speculazione, di tutti i tipi.
Meno male che Bitcoin si basa sulla
fiducia...
...se si basava sulla sfiducia, c'era la terza guerra mondiale.
Il mondo istituzionale fino ad ora non ha normato, molti hanno esultato, ma... dicevano i latini,
dividi et impera, probabilmente lo hanno fatto deliberatamente nella speranza che il sistema si autodistruggesse, come un vecchio capitano la cui ciurma si sia ammutinata ed aspetta che la nave se ne vada contro gli scogli, alla deriva senza governo. Per recuperare quel che c'è da recuperare e ripartire.
Si è fatto il facile e banale assioma: decentralizzazione = deregolamentazione.
Come si può pensare di aumentare o stabilizzare un valore senza regole ?
Per inciso, qual è la fetta di mercato più grande per Bitcoin ? quello
Giapponese; Giappone il primo paese a dare un
riconoscimento ufficiale e un minimo di regolamentazione.
guarda al lato positivo della cosa: le crittovalute sono il laboratorio ideale per testare la validità delle idee libertarie-anarco-capitaliste più spinte, secondo le quali il mercato si autoregola senza bisogno di interferenze esterne da parte di istituzioni e organismi di controllo. I dati finora dicono che, in assenza di vincoli, lo stato del sistema tende ad evolvere verso una ricchezza sempre più concentrata nelle mani di pochi, con un divario crescente tra poche balene super-ricche e un mare di plancton insignificante, con buona pace di chi sostiene che il punto di equilibrio sia una distribuzione più o meno uniforme e una concorrenza perfetta.
La cosa interessante è che molti sostengono che lo stesso processo (concentrazione della ricchezza, ampliamento della forbice tra ricchi e poveri) sia inesorabilmente in atto anche nel mondo "reale", con la sua finanza tradizionale pur soggetta a regolamentazione.
Forse allora andrebbe chiarito meglio come lo si vuole regolare il mercato, se si vuole garantire che le tutele offerte ai privati cittadini non siano solo di facciata, ma si estendano fino a impedire l'abuso del potere economico detenuto da élite dominanti, ma qui si entrerebbe in un discorso lungo e piuttosto OT.
perché aspettare fino al 2028 se c'è chi ha scommesso l'uccello (letteralmente) che arriverà ad 1 milione entro il 2020?