Situazione interessante che mi è venuta in mente ora.
Attualmente tutte le indagini, comprese quelle dove è presente BTC, sono svolte da persone in carne ed ossa (investigatori, magistrati)
Parlo per es. di blocco sui conti in caso di operazioni sospette, ecc..
Verificando sul sito dell'ISTAT quanti magistrati e investigatori sono presenti, e quanti fascicoli vengono chiusi all'anno, si può stimare la "capacità processuale" (mi viene in mente una CPU di un PC
)
Attualmente molti tipi di illeciti cadono in prescrizione dopo 6 anni, quindi questo sarebbe il tempo massimo di queue, di attesa, che lo stato ha per aprire un indagine.
Se le indagini si moltiplicassero a tal punto da rendere impossibile la persecuzione contro alcuni illeciti, automaticamente ci si troverebbe in una situazione di stato non più esistente per quel tipo di illecito o anche solo sospetto (ad es. cashout crypto senza prova di origine dei fondi)
C'è un esempio interessante già in atto: la pirateria informatica. All'atto del download di materiale coperto da copyright, si è in sanzione. Di fatto nessuno (o comunque una percentuale veramente minima) viene preso.
Se le crypto diventassero abbastanza popolari, per es. con un ulteriore impennata di prezzo, i vari cashout delle persone potrebbero semplicemente essere troppi per essere controllati uno ad uno, specialmente con l'euro svalorizzato. Si perseguirebbero quindi solo i casi più grossi dove ci sono già prove per es. di criminalità organizzata, lasciando finalmente in pace il cittadino onesto.
A questo punto c'è anche la questione IA nella magistratura. Esattamente come avviene nelle banche, con algoritmi automatizzati antiriciclaggio, la magistratura potrebbe iniziare ad automatizzare alcuni tipi di processi. Qui ci sarebbero implicazioni interessanti, perché un IA della magistratura eliminerebbe persone dal carrozzone statale, una scelta impopolare per qualsiasi politico.