Penso che un dato certo lo abbiamo: 3000$. Non può scendere sotto questa cifra poiché è il costo di produzione per btc. Siete d' accordo?
Capriole.io ha pubblicato una interessante analisi su costi/ricavi del mining.
L'analisi riparte dalla ricerca dell'Università di Cambridge di inizio anno sui consumi del mining bitcoin, ricerca che è sicuramente la migliore mai fatta in materia (disponibile qui
https://www.cbeci.org/methodology/)
Lo studio è ovviamente una stima ma è molto accurato perchè prende in considerazione un pò tutte le variabili che sono coinvolte (prezzo, costo medio della corrente, altri costi, variazione della difficoltà...).
Soprattutto considera che chi fa mining non deve sostenere solo i costi della corrente ma ovviamente altri costi (hardware, strutture, salari...)
Capriole arriva al seguente risultato, riassunto in questo grafico:
La linea verde sopra il prezzo corrisponde al ricavo lordo per ogni bitcoin prodotto e corrisponde al prezzo di vendita più le commissioni incamerate dal miner per la produzione di quel bitcoin. Tanto più numerose saranno le txs e la rete congestionata (come a fine 2017) tanto più la linea verde sarà sopra il prezzo.
la banda rossa corrisponde invece ai costi di produzione di ogni singolo btc: il limite superiore sono i costi totali (elettricità + altri costi ) mentre il limite inferiore sono i costi per l'elettricità.
Le aree rosse scure corrispondo a situazioni dove i minatori (in media) si trovano in perdita ossia i loro costi totali di produzione di 1 btc sono superiori ai ricavi, nonostante questi ultimi rimangano superiori al solo costo per l'elettricità (limite questo sotto il quale, secondo la ricerca, non siamo mai scesi nella storia di btc)
Attualmente il costo totale di produzione di 1 btc corrisponderebbe a quasi 9000$ e quindi i minatori sono entrati in un'area di sofferenza come quella in cui entrarono l'anno scorso di questi tempi e che portò ad un crollo del 30% dell'hashrate.
Le interpretazioni che possiamo dare a questi dati sono secondo me due: la prima, ottimistica, si basa sul fatto che il limite del costo dell'elettricità non è stato mai superato nella storia e, come l'esempio dell'anno scorso dimostra, funzionerebbe da supporto. Anche Satoshi, su questo forum, sosteneva la relazione tra prezzi e costi di produzione delle commodities:
The price of any commodity tends to gravitate toward the production cost. If the price is below cost, then production slows down. If the price is above cost, profit can be made by generating and selling more. At the same time, the increased production would increase the difficulty, pushing the cost of generating towards the price.
L'altra interpretazione, più pessimistica, si basa sul fatto che mai nella storia i profitti dei minatori sono stati così bassi e mai sono andati in territorio negativo (rispetto ai costi totali) due volte nell'arco di 1 anno (vedi grafico storico sotto):
Questo potrebbe portare ad un nuovo crollo dell'hashrate con quello che ne consegue (tx più lente e più costose fino al diffuculty shift) fino all'ipotetica "mining death spiral" cioè la riduzione del hashrate che influenza il crollo del prezzo e viceversa perchè la rete bitcoin diventa sempre più inutilizzabile (ipotesi da FANTASCIENZA, secondo me)
Se invece crediamo (come io NON credo) all'idea che il prezzo sia influenzato dal costo e non possa scendere al di sotto, allora abbiamo un "bullish case" da qui al prossimo halving perchè in assenza di un crollo dell'hashrate e ignorando le migliorie hardware, il prezzo dovrebbe essere di $17.800 per rendere profittevole il mining a queste condizioni dopo il dimezzamento del numero di btc prodotti per blocco.
Se anche ci fosse un crollo dell'hashrate del 40% e un miglioramento dell'efficienza hardware del 25% nei prossimi 6 mesi , il prezzo dovrebbe essere pari a 8.000$ (quindi maggiore dell'attuale) per avere mining profittevole dopo l'halving.
Chiudo con una precisazione contenuta anche nell'articolo: i miners hanno di recente sempre più strumenti a disposizione come i futures e soprattutto come le opzioni (introdotte da Bakkt in questi giorni e da CME a inizio 2020) che permettono di tutelarsi contro oscillazioni di prezzo. L'uso di questi strumenti spiegherebbe anche perchè possano permettersi margini di profittabilità più bassi e sostenere una concorrenzialità sempre più spietata rispetto al passato.
L' intero articolo è disponibile qui
https://medium.com/capriole/bitcoins-production-cost-88d889462ea7