Si evii anche che tutti gli sforzi a livello europeo sono vanificati a livello mondiale.
Inutile che si guardano con il microscopio i consumi della caldaia condominiale, quando poi ci sono due centrali a carbone in India che bruciano migliaia di tonnellate al giorno...
...in chissà quali condizioni operative.
I discorsi mediatici poi stanno appesi in aria, perché se DOMANI vogliamo dare energia ad un paese da ~ 1,5 milioni persone, le soluzioni non sono molte.
Sì, l'impressione è che gli sforzi siano quelli di uno che pretende di svuotare il mare con un secchiello.
E' anche vero che a livello di efficienza e risparmio, soprattutto in USA, di passi avanti se ne possono fare parecchi: ancora oggi uno statunitense produce all'anno la CO2 equivalente a 2 cinesi, 10 indiani e una cinquantina di africani e non è solo una questione di differenti PIL.
Ma l'efficienza e il risparmio possono poco quando il problema, su vasta scala, resta essenzialmente numerico: in Asia e Africa senza una politica di controllo delle nascite seria sarà dura contenere le emissioni , i cui effetti sarebbero comunque visibili tra qualche decennio.
Anche perchè Cina e India non è del tutto vero che se ne fregano : sono rispettivamente il primo e il quarto produttore di energia da fonti rinnovabili al mondo. I loro sforzi li fanno, ma è appunto la storia del secchiello e del mare.
D'altro canto è pure vero che noi occidentali ci abbiamo impiegato 200 anni di rivoluzione industriale prima di sviluppare una coscienza ambientale, pretendere che cinesi e indiani ci riescano dopo 20-30, è forse un pò eccessivo.
Per non parlare dell'atteggiamento ipocrita legato alla delocalizzazione: per decenni abbiamo spinto per trasformare la Cina nella "fabbrica del mondo" perchè conveniva, ben sapendo che se i prodotti cinesi costano poco è anche perchè il motore di quella industria è alimentato da fonti di energia altamente inquinanti.
Quei paesi assomigliano sempre al modo con cui noi occidentali nascondiamo lo sporco sotto il tappeto: che sfruttino pure i bambini nella fabbriche o brucino tonnellate di carbone, l'importante è non vedere e che un paio di Adidas alla moda resti alla portata dell'europeo medio.
A differenza vostra non sono un grande fan del nucleare soprattutto in Italia. Bisogna essere realisti: in un Paese dove per costruire una strada impieghiamo anche 50 anni, in quanto tempo sarebbe realizzabile una centrale nucleare? In uno Stato dove basta un comunello di 500 anime o l'ultima delle associazioni di 4 gatti a bloccare un'opera pubblica di miliardi, l'energia nucleare è, nella realtà delle cose, infattibile.
L'anima NIMBY dell'italiano medio avrebbe il sopravvento: cosa? perchè proprio a casa mia?
Il micro nucleare forse è una strada percorribile (https://www.corriere.it/tecnologia/cards/nucleare-cosa-sono-mini-reattori-small-modular-reactors-smr-perche-potrebbero-essere-futuro-dell-energia/dimensioni-contano_principale.shtml)
I passi avanti sulla fusione sono LA risposta, ma i benefici li vedranno forse i nostri figli.
Di certo il mondo va avanti e la risposta non può essere torniamo a vivere all'età della pietra. La soluzione, oltre che demografica, resta tecnologica.