Ci sono due importanti considerazioni aggiuntive da fare su questo tema:
1)Per liberare la mente del nocoiner medio dalla FUD sulla devastazione ambientale di btc bisogna prima capire come ragiona un nocoiner medio
Il paragone con i consumi dell'oro e del sistema bancario spesso non funzionano perchè il nostro soggetto è intimamente convinto che la rete bitcoin sia un immenso tavolo verde virtuale per speculare selvaggiamente sulla versione digitale dei tulipani del 600.
Con questa idea, qualsiasi consumo, anche 10 watt, per il nostro amato nocoiner sarebbe uno spreco inutile di energia. Figuriamoci centinaia di terawatt.
In effetti se a me dicessero che il Casinò di Venezia consuma lo 0.085% dell'energia mondiale, mi domanderei anch'io cosa aspettano a chiuderlo.
In questi casi bisogna cambiare approccio: prima di far capire che btc consuma relativamente poco rispetto al resto, occorre fare un lavoro a monte per spiegare la differenza tra un satoshi e una
fiche Complice la curiosità conseguente al rally di prezzo, ho tentato questo nuovo approccio con amici in real life.
Il primo argomento che ha fatto breccia nell'animo del nocoiner non prevenuto è stato quella della
sicurezza dei dati.
Non esiste un "database" al mondo più sicuro della blockchain bitcoin. Non esiste un network transazionale ad oggi mai hackerato come la blockchain bitcoin. Non esiste un archivio informatico così antieconomico da violare come la rete bitcoin né così resistente da condizionamenti e controlli esterni nelle sue regole di funzionamento.
E allora: sono tanti centina di terawatt per avere, per la prima volta, un dato informatico potenzialmente inviolabile? Con possibili applicazioni pratiche che vanno ben oltre le transazioni finanziarie? Forse no.Secondo punto: bitcoin è la prima forma di ricchezza che il possessore può difendere facilmente dall'ingerenza dei cattivi di turno (dittatori, regimi, la spectre, gli alieni....).
Supponiamo che stanotte ci sia in Italia la presa del Palazzo di Inverno e vada al potere un regime bolscevico che abolisce la proprietà privata.
Domani mi suona alla porta la polizia politica e mi dice: "Sig. Plutosky da questo momento tutto quello che è suo appartiene al Popolo".
Potrebbero portarmi via tutto: la casa, il conto in banca, titoli, azioni, terreni (se ne avessi), gioelli e oro, quest'ultimo soprattutto se in grandi quantità perchè per sicurezza avrei dovuto depositarlo da qualche parte.
Qual è l'unica cosa che NON potrebbero sottrarmi, soprattutto se non sapessero che ne possiedo? Avete indovinato.
Ecco: sono tanti centinaia di terawatt per avere la prima forma di ricchezza della storia umana che un oppresso può difendere da un oppressore? Forse no.Iniziare a capire che non parliamo dei tulipani è la prima fase, poi possiamo anche allargare la visuale sulle rinnovabili, l'oro che inquina le acque, le banche che per renderle sicure servono tonnellate di c02. Ma solo dopo
2)Secondo argomento di cui si parla poco: Non è vero che i consumi di energia di bitcoin sono tutti necessari a garantirne la sicurezza. La potenza di calcolo della rete è mostruosamente sovradimensionata.
Il sistema di incentivi ideato da SN e basato sull'aggiustamento della difficoltà genera un adeguamento automatico tra livello di protezione e valore della cosa da proteggere.
E' come se tutto l'oro del mondo fosse chiuso in una cassaforte e se il prezzo dell'oro aumenta, automaticamente questa cassaforte diventa più spessa, più robusta, più resistente alla fiamma ossidrica. Viceversa se il prezzo cala.
Fin qui tutto bene ma ci sono due variabili da aggiungere: il progresso tecnologico e le economie di scala. Il primo ha reso le macchine per minare sempre più efficienti e le seconde hanno reso i costi di minare sempre più bassi.
La conseguenza è che la potenza di calcolo della rete è cresciuta in modo molto più che proporzionale rispetto al valore della cosa da proteggere e alle potenziali minacce.
La Cina qualche settimana fa ha bandito il mining dalla Mongolia Interna, la regione del mondo dove l'energia dipende di più dai combustibili fossili, carbone in primis. Questa regione da sola corrisponde al 7% della potenza di calcolo totale.
Qualcuno si è accorto della differenza? No. La rete è diventata meno sicura? Si, ma in modo assolutamente trascurabile. E quella riduzione è stata subito compensata da qualche altro minatore da qualche altra parte del mondo.
Ecco quindi che il mining secondo me è uno dei pochi temi di bitcoin dove una regolamentazione più restrittiva farebbe bene.Io sarei favorevole ad esempio ad una legge mondiale che rendesse legale minare solo ricorrendo a fonti rinnovabili. a condizione che non entrasse in vigore subito (diciamo sei mesi di preavviso) per evitare un eccessivo backlog nelle transazioni.
Qualche Paese non aderirebbe (es Iran o Venezuela) ma la maggioranza sarebbe d'accordo.
Ok, sarebbe una norma molto difficile da far rispettare ma i grandi minatori, quelli che fanno la stragrande maggioranza dell'hashrate e che consumano talmente tanto da fare accordi con i politici nelle regioni dove vanno, sarebbero obbligati a rispettarla.
Con il rischio di sanzioni o di galera molti dei piccoli finirebbero anch'essi per adeguarsi.
L'effetto a livello di immagine sarebbe molto positivo.
Gli effetti sulla rete? Ad oggi secondo le migliori stime il mining da fonti rinnovabili ammonta al 40% del totale. Supponendo per semplicità un legame 1:1 tra consumi e hashrate vorrebbe dire spegnere il 60% della potenza di calcolo.
Quindi riportare l'hashrate a 90 esahash/secondo, il livello che aveva.......ad inizio 2020. Preoccupazioni per la sicurezza? Zero.
Lentamente poi lo switch verso fonti rinnovabili colmerebbe il gap.