risposta ad interpello https://pastebin.com/aE9B6aDN
ora è tutto chiaro
Interpello di
enorme interesse, perchè dettagliato e soprattutto molto più chiaro e concreto di quelli precedenti sul da farsi.
Io ne ricavo quanto segue (datemi la vostra opinione):
1. La nostra Agenzia delle Entrate dunque ribadisce che le criptovalute da noi sono assimilabili a valuta estera. Questo in contrasto alla linea dell'Unione Europea, ma tant'è, per chi vive in Italia, è a loro che bisogna fare affidamento. Questo ha importanti conseguenze.
2.
Le tasse ormai si può dire con ragionevole chiarezza che non vanno pagate fino alla soglia relativa alle valute estere di €51.000 (superata per almeno 7 giorni consecutivi). Allo scopo rileva la somma di tutti i propri possessi, Exchange e wallet personali detenuti online o in casa (paper, hardware wallet). Solo allora si pagherà un'eventuale plusvalenza del 26% (tolte le minusvalenze eventualmente accumulate). Quindi non fa differenza che si faccia una singola operazione buy and hold, oppure scambi costanti e giornalieri, purchè sempre relativi ad operazioni di compravendita a pronti. Non si paga fino a quella soglia, mancando l'intento speculativo.
3. Sulle plusvalenze dovute ai CFD (contracts for difference), anche i privati, assimilandoli ai redditi diversi, devono pagare i 26% sulle plusvalenze. Vabbè su questo c'erano pochi dubbi a riguardo. Ci si comporta esattamente come con qualsiasi altro CFD a riguardo, di criptovalute o di altro.
4. Essendo valute estere, ne va dichiarata la detenzione ai fini di soddisfare le norme sul monitoraggio di denaro, se detenute al di fuori dei confini nazionali. Ma attenzione, a quanto pare, per "al di fuori dei confini nazionali" si intendono anche le criptovalute detenute a casa in un proprio wallet. Quindi tutte vanno dichiarate, almeno che uno non le tenga in un Exchange dentro i confini nazionali. Mi sa strano, ma li è scritto chiaramente. Probabilmente come stato estero, nel riquadro RW metteremo l'indirizzo della nostra abitazione!
5. Per quanto riguarda le valute estere, la dichiarazione per la legge va fatta in caso di giacenza superiore a € 15.000 nel corso dell'anno solare, ma attenzione, già sopra i € 5000 va dichiarato se uno tiene soldi all'estero suscettibili di produrre reddito in un conto corrente bancario, per pagare l'Ivafe. L'interpello perà esclude che in caso di valute digitali si debba pagare l'Ivafe,
in quanto tale imposta si applica ai depositi e conti correnti esclusivamente di natura “bancaria” (cfr. circolare 2 luglio 2012, n. 28/E)
per cui rimarrebbe l'obbligo se la propria giacenza media supera i € 15.000, considerando, almeno credo, la somma di tutti i propri possedimenti su tutti gli Exchange e su tutti i propri wallet. Questo non allo scopo di pagare le tasse, che fino a € 51.000 non sono dovute, ma allo scopo del monitoraggio fiscale.
Ragazzi chi vuole aggiungere, correggere, commentare... è il benvenuto