Infine, ritengo che oggi chi deposita sul proprio conto i proventi dello scambio di bitcoin sia particolarmente esposto ad accertamenti che avrebbe senz'altro difficoltà a giustificare (ovviamente mi riferisco a somme non irrisorie).
mi trovo daccordo su molte delle cose che hai scritto, ma giustificare un aumento di valore dei propri bitcoin nel tempo e' la cosa piu facile del mondo con la blockchain, non trovi?
certamente; il problema si pone con riferimento alle eventuali sanzioni per l'omessa dichiarazione delle plusvalenze e per l'omesso versamento delle relative imposte...
intendo dire che se l'agenzia ti chiede spiegazioni in merito agli accrediti sul conto corrente derivanti dal cash out dei proventi dei bitcoin e tu ti difendi sostenendo che si tratta di somme derivanti appunto dalla vendita di un certo ammontare di bitcoin, resta comunque il fatto che se eri tenuto a dichiarare quell'introito e dovevi pagare un certa imposta e non l'hai fatto sei passibile di sanzioni.
in questo senso dicevo che sarebbe opportuno capire se: (i) la compravendita di bitcoin è equiparabile alla compravendita di prodotti/strumenti finanziari; (ii) se si, quali sono gli adempimenti fiscali da porre in essere; (iii) capire quali sono le sanzioni in caso di omissione.
ovviamente il discorso ha senso se si vuole accreditare sul proprio conto i proventi della vendita dei bitcoin, in caso contrario dubito che le istituzioni siano cosi' solerti da abbinare gli indirizzi bitcoin ai contribuenti per poi calcolare gli eventuali proventi incrociando i dati delle transazione con i prezzi delle quotazioni.
del resto però chi compravende i bitcoin prima o poi vorrà godere dei propri proventi convertendoli in euro...