Cambio un po' argomento e riporto una riflessionea che sta maturando nella mia testolina da quando ho iniziato a leggere le prime reazioni a Libra delle persone "che contano".
Reazioni fortemente negative sia dalla UE che dagli USA, tutti spaventati dal fatto che questa novità possa consentire a FB di "sostituire le banche", di "battere moneta", e così via.
Sull'onda di queste reazioni mi sto appunto domandando: visto che tutti questi timori sono più che fondati, non è che useranno questa scusa per bloccare in modo deciso qualsiasi sviluppo/utilizzo legato al mondo criptovalute ? quindi facendo un unico calderone da vietare completamente ?
Fino ad oggi la cosa non era stata mai presa in considerazione per vari motivi:
1) c'erano interessi contrastanti, ad esempio degli stati che avevano creduto nelle cripto aprendosi ad una legislazione permissiva per consentire lo sviluppo del business (Svizzera, Malta, eccetera)
2) c'era tutto un indotto di aziende che erano nate ed avevano investito fortemente nel settore: exchange, start up, miner, produttori di schede, .....
Ora però con Libra potrebbero esserci reazioni comuni e di blocco, rispettivamente sui due punti:
1) tutti gli stati senza distinzione hanno interesse a controllare la propria moneta, perciò tutti si sentirebbero attaccati da Libra e potrebbero fare fronte comune contro essa
2) stesso discorso potrebbe (dico potrebbe) valere anche per chi ha investito nelle cripto visto che una moneta forte e diffusa come Libra potrebbe facilmente spazzar via tutte le attuali (al netto forse di Btc e pochissime altre), perciò il loro investimento perderebbe valore velocemente.
Quindi ? non vedete il rischio che qualcuno si svegli un domani e riesca a mettere d'accordo gli stati chiave per creare un blocco mondiale delle cripto ?
Io la butta lì, oggi mi ronzava in testa questa idea....... spero di sbagliare.
La domanda è pertinente e legittima ma, secondo me, la risposta è negativa.
E' impossibile che Zuckerberg sia arrivato fino a questo punto senza prima aver avuto, nelle segrete stanze, un ok almeno da parte delle autorità politiche e finanziarie del suo Paese.
Adesso sono in corso un pò di scaramucce conseguenti alla sorpresa di chi si aspettava un innocuo clone del dollaro per fare microtransazioni dentro il circuito Facebook e si ritrova invece un progetto di sovranità monetaria sovranazionale guidata da un cartello di corporazioni.
Ci dovrà essere un pò di onnipresente regolamentazione, qualche limitazione, un "taglia e cuci" qua e là: ma io non ho dubbi che Libra si farà.
E gli Stati Uniti credo abbiano interesse ad avallare questo progetto per due motivi.
Uno perchè, al di là della forma (es.fondazione svizzera), Facebook è un' azienda americana e credo la totalità (non ho controllato ma anche se non fosse la totalità ci saremmo molto vicini) delle aziende del cartello sono aziende USA.
Quindi perchè pensano, a torto o a ragione, che Libra alla fine sarà un progetto sotto il loro controllo indiretto e che anzi, potrà permettere alla loro economia di rafforzare il ruolo di leadership mondiale.
Due perchè pensano (secondo me sbagliando) che Libra renderà marginale il ruolo di bitcoin . Se devo perdere il monopolio di battere moneta meglio farlo a favore di una moneta controllata da aziende che a favore di una moneta controllata da nessuno.
E' una strategia collaudata quella di creare un clone "addomesticabile" (anche se clone ovviamente non è ) di qualcosa che non è controllabile al fine di far perdere interesse alla versione "anarchica". Libra, seguendo questa teoria, dovrebbe fare a bitcoin quello che ITunes fece al download illegale di musica. Non ucciderlo ma ridimensionarlo.
L’altro punto è quello, sempre attuale, di un ban delle criptovalute pubbliche. Avrebbero anche il pretesto: vi abbiamo creato un clone privato,permissioned e KYC adesso preparatevi perché renderemo illegale tutto ciò che non è controllabile e non rispetta, per definizione, le norme internazionali contro il riciclaggio.
Ma anche questo non credo lo faranno. Sostanzialmente per tre ragioni
1)L’esperienza fallimentare di Paesi che hanno minacciato di provarci o, in qualche modo, ci hanno provato .
In Cina ad es gli exchanges centralizzati non esistono più da qualche anno ma aver rimosso i canali di accesso privilegiato all’acquisto di bitcoin non ha fermato il possesso e la circolazione di bitcoin, anzi.
Su LB i volumi sono di 5-600 bitcoin scambiati a settimana e soprattutto è esploso il mercato OTC con i vecchi exchange che si sono trasformati in una specie di broker (anche residenti all’estero) per far incontrare domanda e offerta (
https://twitter.com/cnLedger/status/1115070888196464640 ).
Esistono teorie, anche ben argomentate (
https://medium.com/@adamant_capital/a-note-on-the-bitcoin-rally-33eea143a234 ) del legame che esiste ancora oggi tra deprezzamento dello yuan e crescita del prezzo di bitcoin e come quest’ultimo sia ancora usato come mezzo privilegiato per esportare capitali
Insomma: il ban degli exchange non ha fermato la diffusione e l’uso di bitcoin in Cina, al contrario.
L’altro big asiatico, l’India, da anni minaccia un ban di bitcoin. Dopo aver chiuso quasi tutti gli exchange centralizzati, c’è adesso una proposta di legge che prevede 10 anni di carcere per chiunque compri, venda o tenga criptovalute.
Ciò nonostante i volumi sui DEX sono i crescita costante, su Paxful anche con nuovi record (
https://coin.dance/volume/localbitcoins/INR) e (
https://coin.dance/volume/paxful/INR ). L’unico exchange centralizzato ancora aperto ha un sovrapprezzo del 5-10% rispetto al prezzo in dollari (
https://bitbns.com/ ).
Ogni governo del mondo ha, da queste esperienze, una riprova diretta: per quanto si provi a bloccare bitcoin alla “porta”, questo trova sempre una “finestra” per rientrare.
Meglio trovare strategie più subdole, come quella del clone addomesticabile alla Libra, che lo scontro frontale muro contro muro
2)Non sempre ciò che i governi vogliono impedire, riescono ad impedire.
Esistono tecnologie, come il filesharing su reti decentralizzate, Tor o il Dark Web che il 99% dei governi eliminerebbe domattina, se potesse.
Eppure non riescono a farlo, non per mancanza di intenzioni o di volontà ma per effettiva mancanza di strumenti, alti costi di perseguire eventuali comportamenti illeciti o impossibilità a rintracciare e punire gli stessi comportamenti illeciti.
E parliamo di tecnologie che hanno mezzi di protezione da attacchi esterni infinitamente meno sofisticati e potenti di quelli di cui dispone la rete bitcoin.
Aggiungo che ciò che bitcoin ha inventato non può essere “disinventato” per decreto. La domanda di una tecnologia del genere è talmente alta che un ban per legge otterrebbe probabilmente in molte aree del mondo l’effetto di una maggiore diffusione su canali paralleli o alternativi.
In alcuni Paesi ad alta inflazione bitcoin è ormai uno strumento talmente usato e diffuso che un eventuale proibizione causerebbe probabilmente sommosse popolari, dato il ruolo che ha nella protezione del potere di acquisto.
In Venezuela hanno provato a lanciare il Pedro come alternativa. Ma quando Maduro ha visto che la shitcoin governativa non se la filava nessuno, non ha comunque bandito l’uso di bitcoin anche se avrebbe voluto,eccome se avrebbe voluto.
Il rischio era quello di una rivolta, dopo aver già fermato tramite il circuito bancario l’accesso alle valute estere.
3)La perdita del monopolio di emissione monetaria, che a noi sembra una cosa quasi inconcepibile, è solo una delle tante fasi di perdita di potere degli Stati Nazionali, un processo che va avanti da oltre 100 anni e che è stato accelerato dall’avvento di Internet e della globalizzazione.
Tale perdita probabilmente causerà il default di molti Stati, ma è un processo inevitabile.
Già l’avvento di Internet ha privato i governi del monopolio dell’informazione. Prima del Web era facile per uno Stato, anche democratico, controllare l’informazione attraverso gli unici canali disponibili: la stampa, la radio, la TV.
Nelle dittature esisteva solo la voce del regime, nelle democrazie maggioranza e opposizione si spartivano di volta in volta TV e giornali.
Ma l’unica voce possibile era quella del Potere.
Con il Web l’informazione è diventata più liquida, decentralizzata, diffusa.
Non è un caso che i movimenti populisti o comunque alternativi ai classici destra e sinistra abbiano preso il potere in molte Nazioni solo dopo la diffusione di massa del Web.
Il risvolto della medaglia è stato ovviamente quello di aver dato voce non solo a legittime posizioni alternative al potere consolidato, ma anche a masse di incompetenti che si sentono autorizzate a dire la loro anche su cose di cui non capiscono o sanno niente. E da qui i no-vax e i terrapiattisti.
Ma giusto o sbagliato che sia stato,è un dato di fatto che dopo Internet gli Stati Nazionali hanno perso un controllo a 360° dell’informazione.
Così come con la globalizzazione gli Stati hanno perso il controllo diretto della loro economia e oggi abbiamo Banche Centrali che immettono tonnellate di liquidità senza spostare l’inflazione di una virgola.
Quindi la domanda è: se gli Stati avessero potuto avrebbero fermato la diffusione di Internet o la globalizzazione dei mercati, due eventi che di fatto li hanno privati di gran parte del loro potere?
Certo. Non lo hanno fatto perché non ci sono riusciti oppure perché hanno sottovalutato il problema. Oppure ancora perché alla fine i vantaggi per tutti sono stati superiori a questa perdita di potere.
In ogni caso sono stati fenomeni inevitabili.
Una forma alternativa di moneta a quella controllata dallo Stato, nella forma privata di Libra e nella forma pubblica di Bitcoin, avrà la stessa inevitabile affermazione.