Troppo nel senso che non poteva durare.
Parlavate di ristorazione: in quegli anni chiunque sapesse mescolare un pò di pomodoro e mozzarella era più o meno in grado di aprire una pizzeria. Con l'emancipazione femminile e il doppio lavoro in famiglia, il pasto fuori non era più la ricorrenza saltuaria da festeggiamento domenicale ma era diventata una prassi comune.
Con l'esplosione della domanda, contava la quantità sulla qualità, con un pò di improvvisazione e tenendo bassi i prezzi chiunque o quasi era in grado di improvvisarsi ristoratore o barista.
Non che oggi la domanda sia scesa, oggi più di prima a casa non vuole mangiarci quasi più nessuno. Ma è cresciuta l'offerta, di conseguenza sono aumentate le economie di scala e presto anche la grande distribuzione di massa e l'ecommerce arriveranno come uno tsunami.
Già sono arrivati nel ramo distributivo con i vari Just Eat.
In questi giorni di villeggiatura marittima notavo quante persone abbandonano la spiaggia all'ora di pranzo. Qualcuno si reca a casa, la massa va verso bar e punti pranzo sul lungomare. Piccoli esercizi che campano di quello.
Ovviamente abbandonare il lettino e l'ombrellone per questa interruzione è qualcosa che non vorrebbe fare nessuno.
Ed infatti secondo me manca poco, pochissimo, a che l'Amazon di turno offrirà pasti consegnati sul posto e in tempo quasi reale (magari da un drone) dopo un semplice clic sullo smartphone.
E tanti saluti agli esercizi sul lungomare.
Ad inizio anni 2000 c'erano tanti negozianti di abbigliamento che si ritenevano immuni dall'invasione dell'e-commerce: ok un cavo ethernet si più acquistare on line ma chi mai si comprerà una camicia o un paio di pantaloni su internet?
Sappiamo è finita, anzi come sta finendo.
In qualsiasi settore la piccola distribuzione dovrà fare i conti con questo.
Avremo molti meno imprenditori improvvisati e molti più lavoratori dipendenti delle grande catene, almeno finchè l'automazione e la robotica non faranno a meno anche di questi ultimi.
Tra l'altro per l'invecchiamento della popolazione e la riduzione dei nati questi due fenomeni si compenseranno a vicenda, ed infatti assistiamo in questi anni ad un crollo della disoccupazione anche se il lavoro è diventato più precario e saltuario.
Il vantaggio è (o dovrebbe essere) maggiore spazio alla meritocrazia: i piccoli imprenditori che sopravvivono, in tutti i settori, sono quelli che sanno davvero fare bene il loro mestiere, non si spaventano davanti al rischio e alla fatica e sanno stare al passo con i tempi.
Altro requisito fondamentale: puntare sulla qualità, in tutte le cose. I soldi riesce a farli chi intercetta la domanda di quelle classi agiate (che sono sempre più agiate) e che non hanno problemi a spendere. Ma per intercettare questa domanda bisogna offrire sempre un prodotto o servizio eccellente, non aver paura di farsi il mazzo ed essere dotati di vero talento. Hai detto nulla.
Ad un figlio oggi consiglierei si di studiare, che non fa mai male, ma anche di imparare bene un mestiere manuale per cui è portato e per cui ha passione.
Vedo economicamente più radioso il domani di un bravo chef o di un bravo elettricista rispetto a quello di un bravo avvocato o di un commercialista.
Quindi stai dicendo che, anche nel settore ristorazione siamo a rischio invasione delle multinazionali.
Possibile.
Ma davvero questa inizione di multinazionali crea valore, e buon cibo, e materiale pregiati?
Ne siamo davvero sicuri? I privati tendono sempre a ottimizzare i costi. Il piccolo non conosce tutti i trucchetti che una multinazionale escogita. Secondo me andremo a picco a livello qualitativo.