Certo che ho espresso il mio punto di vista personale, ricordo che tutta la discussione è nata dalla dichiarazione di Visco contro possibili adeguamenti salariali alla crescita del livello dei prezzi, condita dalla solita sparata che "l'inflazione scenderà nel 2023", per la quale rivendico il pieno diritto di esprimere la mia (personalissima) incazzatura.
Tutte le considerazioni che sono seguite riguardo a livelli di produttività, efficienza, meritocrazia, imprenditoria, statalismo, ecc. ecc. sono questioni ben note da sempre e più volte evidenziate anche su questo forum, inutile che veniamo qui a scoprire l'acqua calda, ma hanno ben poco a che fare con l'attuale livello di inflazione (che non è un fenomeno locale limitato al nostro paese, ma ha una serie di cause macroeconomiche e geopolitiche ed è diffuso globalmente). E di sicuro questi argomenti non giustificano in alcun modo un'affermazione del genere, secondo cui i lavoratori dovrebbero rassegnarsi a vedere svalutare il proprio potere d'acquisto e i propri risparmi del 7% all'anno senza fiatare. Io il mio stipendio me lo sudo ogni giorno, se c'è qualcun altro che lo ruba a qualche altra azienda o allo Stato non ne devo certo rispondere di tasca mia.
Da quanto tempo sentiamo raccontare la storiella che l'inflazione è "temporanea"? Come pensano di garantire che scenda entro l'anno prossimo? Di fronte a tutte le incertezze geopolitiche legate alla guerra, ai lockdown che periodicamente ritornano a paralizzare le piazze d'Oriente, con il blocco dei porti, della logistica, della produzione e della circolazione delle materie prime, ecc. ecc. Nessuno ha la minima idea di cosa può succedere di qui ai prossimi anni, sono le solite balle raccontate per tenere buono il popolino ed evitare che le piazze si surriscaldino.
Ma poi, nella migliore delle ipotesi, cosa potrebbe succedere? Mettiamo pure che a fine 2023 per magia l'inflazione torni sotto il target del 2%, diciamo pure che si avvicini a zero. Questo non significa che i prezzi tornino indietro, ma tutt'al più che smetteranno di crescere, per cui la svalutazione che c'è stata in questi 2 anni non verrebbe più recuperata comunque: il potere d'acquisto senza adeguamenti salariali sarebbe perso per sempre! Ma stranamente su questo punto si sorvola sempre, come se la gente non fosse poi in grado di accorgersi di quanto le rimane in tasca. E sentirsi continuamente trattati da idioti in questo modo, questo sì, mi fa (personalissimamente) incazzare.
Il tuo personalissima incazzatura, del tutto legittima, non è detto coincida con quello che è giusto da un punto di vista generale e soprattutto non è detto che coincida con quello che è possibile fare.
Incazzarsi va bene ma poi bisogna saper essere realisti.
I salari in Italia non sono alzabili in termini reali. E' impossibile che avvenga, ci possiamo mettere tutti l'anima in pace. Cresceranno sempre meno dell'inflazione.
La BCE si sta trovando di fronte al solito dilemma tra A) contrastare l'inflazione alzando i tassi(ma provocando in questo modo la crisi dei debiti e il collasso dell'euro) oppure B) continuare a combattere l'inflazione a chiacchere lasciandola correre e proteggendo in questo modo gli Stati più indebitati. Continuando a stampare (sia pure in modo più subdolo e meno eclatante di prima).
Anche il famoso scudo anti spread di cui parlano, al di là del nome roboante alla Mazinga, cos'è se non un nuovo piano di acquisti di titoli mascherato in mille modi?
Quindi A è quello che andrebbe fatto, B è quello che verrà fatto.
Scegliendo B, l'unico modo per impedire all'inflazione di andare fuori controllo è erodere il potere d'acquisto dei consumatori.
Da qui le parole di Visco sul NO alla rincorsa prezzi-salari.
Quanto sopra vale per tutta Europa ma a maggior ragione per lo Stato fanalino di coda (il nostro). In Italia, anche volendo, è impossibile aumentare i salari senza ridurre le imposte che gravano sul lavoro (il famoso cuneo fiscale). Ma chi paga poi le pensioni e gli interessi sul ns debito monstre?
La conseguenza è che mentre in Germania c'è già un accordo sul salario minimo (https://www.corriere.it/economia/lavoro/22_giugno_03/salario-minino-germania-sale-12-euro-l-ora-via-libera-parlamento-95600dfe-e345-11ec-add9-4c15cbccc153.shtml), in Italia siamo ancora alle solite discussioni fiume che non porteranno a nulla di concreto.
Il cui unico scopo è quello di rinviare, rimandare, ridiscutere.
Questo amplierà ancora di più il gap tra quanto di guadagna in Italia e quanto nell'Europa del Nord. Favorendo ancora di più l'emigrazione.
Quello che è "giusto" cosa vorrebbe dire? Vorrebbe essere un giudizio morale? Ma non scherziamo. Guarda possiamo fare tutte le analisi che vogliamo sulla BCE, i tassi, lo spread, ecc., tutte cose già dette su cui bene o male qui conveniamo, ma quando si parla di lavoro e retribuzioni il discorso diventa molto più terra-terra. E in un paio di decenni di attività un'idea della situazione (almeno nel mio settore) credo di essermela fatta...
Potrei dire ad esempio che per anni ho lavorato nel mondo della consulenza: so quanto costava al cliente un'ora del mio lavoro e so quanto me ne entrava in tasca a fine mese. Parliamo di un 20% scarso. L'azienda avrà anche dei costi, potrà lamentarsi di una tassazione eccessiva, ma non mi venissero a dire che questo giustificasse un 80% e oltre di differenza. I margini per degli stipendi più adeguati ci sono eccome, almeno per un'azienda sana che non sia in dissesto, e che punti sulla qualità e sulle competenze.
Se poi certe aziende vogliono applicare la policy di ridurre indistintamente all'inverosimile i costi, compresi quelli del personale, eh bè, il risultato sarà che la gente comincerà ad andarsene, non necessariamente all'estero, ma magari in qualche altra azienda che sa dare il giusto valore alle competenze e alla qualità del lavoro, come infatti sta già succedendo da qualche tempo: https://milano.corriere.it/notizie/economia/22_maggio_17/lavoro-lombardia-grandi-dimissioni-420-mila-si-sono-licenziati-2021-record-milano-267faef2-d59f-11ec-883e-7f5d8e6c8bf0.shtml