Lasciamo perdere il pubblico, dove la contrattazione delle condizioni di lavoro, incluse le retribuzioni, non è paragonabile a quella del privato. Qui non si tratta affatto di "casi singoli", lo vedo quotidianamente da oltre 20 anni e di contesti aziendali ne ho cambiati a decine, ma l'andazzo è sempre la stesso.
Ho parlato esplicitamente di dare valore a competenze e a risultati, non certo a quanto sei puntuale a timbrare il cartellino per marcare le 8 ore canoniche di presenza: sono ben poche le aziende che ho incontrato che dessero più peso a questi aspetti formali che alla sostanza. E la sostanza è che si lavora sempre di più non per inefficienza del singolo lavoratore, ma perché le aziende pretendono sempre di più a costi sempre inferiori, e ovviamente fra i costi tagliati figurano ai primi posti quelli per le risorse umane.
E allora ti trovi a lavorare su progetti sotto-staffati, che nascono già in ritardo sulle scadenze irrealistiche, finché qualche manager con l'acqua alla gola si decide a invocare l'intervento salvifico di un'azienda di consulenza, e vieni sbattuto in prima linea dove hai appena il tempo di capire dove sei finito e già ti trovi con qualche deliverable da produrre per l'altroieri.
Intendiamoci, io non sono mai stato uno che guarda l'orologio quando è ora di staccare, quando sono concentrato su un obiettivo perdo la cognizione del tempo, a volte mi trovo a pranzare o cenere a orari assurdi... ok, mi sta bene, ma in cambio pretendo di essere pagato adeguatamente.
Poi esistono sicuramente delle sacche di inefficienza, in certi settori o magari aree geografiche più arretrate, ma questo non giustifica il fatto innegabile che su questo molte aziende ci marciano, finendo appunto con un generale pressoché indistinto livellamento verso il basso. E questo no, non mi sta bene.
Tu vedi le cose dal tuo punto di vista, legittimo ma personale. Io vorrei fare un analisi più generale.
Se nel post precedente descrivi il tuo lavoro come "stare dietro a scadenze impossibili, dove ogni progetto dev'essere pronto e testato per ieri, per dei clienti che magari si svegliano e ti cambiano i requisiti da un giorno all'altro...." vuol dire, per forza di cosa, che i risultati saranno insoddisfacenti e la tua produttività oraria bassissima.
Lo capisco che non è per demeriti tuoi, anzi che questo avviene nonostante il tuo impegno e le tue capacità, ma non puoi negare che il "prodotto" finale del tuo lavoro, in rapporto alle ore lavorate, sarà ben lontano dall'ottimo.
E gli stipendi, per forza di cose, devono essere allineati ai risultati, non all'impegno o alle capacità.
Ed è sbagliato, secondo me, porre la questione come imprenditori vs lavoratori.
I lavoratori italiani non guadagnano poco perchè ci sono aziende che se ne approfittano e fanno utili a palate a loro spese.
Se così fosse le aziende italiane, vista l'altissima incidenza in Italia dei costi da lavoro sui costi totali, dovrebbero fare profitti record.
Invece vanno mediamente malissimo e chiudono a ritmi mai visti.
[...]
Certo che ho espresso il mio punto di vista personale, ricordo che tutta la discussione è nata dalla dichiarazione di Visco contro possibili adeguamenti salariali alla crescita del livello dei prezzi, condita dalla solita sparata che "l'inflazione scenderà nel 2023", per la quale rivendico il pieno diritto di esprimere la mia (personalissima) incazzatura.
Tutte le considerazioni che sono seguite riguardo a livelli di produttività, efficienza, meritocrazia, imprenditoria, statalismo, ecc. ecc. sono questioni ben note da sempre e più volte evidenziate anche su questo forum, inutile che veniamo qui a scoprire l'acqua calda, ma hanno ben poco a che fare con l'attuale livello di inflazione (che non è un fenomeno locale limitato al nostro paese, ma ha una serie di cause macroeconomiche e geopolitiche ed è diffuso globalmente). E di sicuro questi argomenti non giustificano in alcun modo un'affermazione del genere, secondo cui i lavoratori dovrebbero rassegnarsi a vedere svalutare il proprio potere d'acquisto e i propri risparmi del 7% all'anno senza fiatare. Io il mio stipendio me lo sudo ogni giorno, se c'è qualcun altro che lo ruba a qualche altra azienda o allo Stato non ne devo certo rispondere di tasca mia.
Da quanto tempo sentiamo raccontare la storiella che l'inflazione è "temporanea"? Come pensano di garantire che scenda entro l'anno prossimo? Di fronte a tutte le incertezze geopolitiche legate alla guerra, ai lockdown che periodicamente ritornano a paralizzare le piazze d'Oriente, con il blocco dei porti, della logistica, della produzione e della circolazione delle materie prime, ecc. ecc. Nessuno ha la minima idea di cosa può succedere di qui ai prossimi anni, sono le solite balle raccontate per tenere buono il popolino ed evitare che le piazze si surriscaldino.
Ma poi, nella migliore delle ipotesi, cosa potrebbe succedere? Mettiamo pure che a fine 2023 per magia l'inflazione torni sotto il target del 2%, diciamo pure che si avvicini a zero. Questo non significa che i prezzi tornino indietro, ma tutt'al più che smetteranno di crescere, per cui la svalutazione che c'è stata in questi 2 anni non verrebbe più recuperata comunque: il potere d'acquisto senza adeguamenti salariali sarebbe perso per sempre! Ma stranamente su questo punto si sorvola sempre, come se la gente non fosse poi in grado di accorgersi di quanto le rimane in tasca. E sentirsi continuamente trattati da idioti in questo modo, questo sì, mi fa (personalissimamente) incazzare.