Come sempre nel mondo bitcoin si tende a drammatizzare eventi negativi e ad esaltarsi troppo in quelli positivi.
D'altronde se il panico raggiunge anche i mercati tradizionali, dove opera gente molto più esperta e scafata dei traders crypto, è abbastanza normale che qui da noi qualcuno vada in crisi e si stracci le vesti per un calo del 40% in una settimana.
La storia di bitcoin c'ha abituato a situazioni ben peggiori (il giorno del crollo di Mtgox resta inarrivabile da questo punto di vista) o a scenari simili, anche in epoche abbastanza recenti.
Novembre 2018, ad esempio, quando si passò da 6500 a 3800 (-40%) nello stesso arco di tempo, giorno più giorno meno.
Con due coincidenze interessanti con quello che va in onda adesso: la prima fu un concomitante crollo dei mercati azionari con lo SP500 che perse oltre il 20% in pochi mesi. La seconda, tecnica e ancora da confermare, fu uno stop in prossimità della media mobile a 200 settimane, che è il confine (finora invalicato) del trend bullish di lungo periodo che perdura praticamente da quando btc è nato.
Quello il cui tocco di solito risveglia cetacei in massa.
L'immagine sotto è abbastanza eloquente
A novembre 2018 ci fu un travaso enorme di bitcoin da coloro che avevano speculato comprando con denaro a prestito (e che furono costretti a vendere per forza ) a coloro che acquistarono a mani basse con denaro di loro proprietà.
Verrebbe da dire dai traders agli holders, anche se gli holders in quel caso avevano le sembianze del più grande mammifero del mondo e dei pochi piccoli investitori furbi che avevano intuito l'occasione.
Segnalo anche che quel capitombolo non impedì, dopo un assestamento di medio periodo, al prezzo di aumentare di oltre il 300% nei successivi 5-6 mesi.
Con molti speculatori che, così come se ne erano andati conciati per le feste urlando "bitcoin mai più!" , tornarono al grido "bitcoin è meraviglioso!" al primo segnale di nuovo pump.
Segno evidente che la categoria degli speculatori è abbastanza volubile e di solito non impara mai dai propri errori.
Sull'argomento correlazione/non correlazione invece io ancora non sono in grado di pronunciarmi nel senso che il verdetto per me è sempre sospeso.
A inizio Gennaio il generale iraniano Qasem Soleimani fu ucciso dagli USA. Fermento internazionale e mercati azionari in rapido declino, bitcoin in ascesa improvvisa e altrettanto rapida.
Su twitter il coro unanime era: è nata una nuova "counter-asset", il nido sicuro in cui rifugiarsi in tempi bui.
Io e altri predicavamo calma. L'ho scritto anche qui.
Però i dati effettivamente sembravano dimostrare una certa correlazione inversa stock-bitcoin.
Adesso invece siamo tornati al Novembre 2018: forte correlazione diretta.
Quindi? Forse possiamo dire che se l'evento negativo è brutto ma gestibile, btc si muove all'opposto dei mercati tradizionali e quando invece "shit hits the fan" di brutto si vende tutto e basta?
O forse che la differenza tra correlazione/non correlazione e coincidenza/pretesto è molto sottile?
Non so.
Quello che so è che bisogna sempre distinguere quello che accade sugli exchange centralizzati dal mondo "reale" di bitcoin, quello composto dalle piattaforme decentralizzate o da app come Square e Bisq.
Le piattaforme dove cioè non si compra per FOMO. Dove bitcoin non si comporta come un bene Veblen ma come un bene normale. Dove i volumi tendono ad essere molto più stabili. Dove non c'è margine, leve, stop loss, camere di compensazione o altre diavolerie da speculatori.
Sono abbastanza sicuro che i volumi su Paxful o Localbitcoins dell'America Latina o dell'Africa Subsahariana non risentiranno di quello che è successo oggi. Lì si continuerà a comprare e vendere btc come sempre, fregandosene tutto sommato di quello che succede nei "casinò" alla Bitmex o Okcoin. Anzi magari si sfrutterà l'occasione del prezzo migliore per portarsene a casa qualcuno in più.
Purtroppo il prezzo viene "fatto" sugli exchange centralizzati e quindi è normale guardare a quelli.
Ma essi sono solo una parte della storia, sicuramente quella meno interessante.