Mantenere inalterato, o perlomeno difendere, il valore nel tempo del frutto del mio lavoro dovrebbe essere un mio diritto.
Da quando sono stati (giustamente) abbandonati i meccanismi di adeguamento automatico dei salari all'inflazione (la scala mobile, che provocava solo maggiore inflazione) i prezzi, per quanto bassi, sono generalmente cresciuti più dei salari.
Lo Stato da una parte mi obbliga a percepire lo stipendio nella SUA moneta, dall'altro fa di tutto per far perdere valore a quella moneta. In altre parola fa di tutto per far perdere nel tempo valore al frutto del mio lavoro.
Con che diritto?
Obbligandomi, se voglio proteggermi, a rivolgermi a intermediari (l'industria della gestione del risparmio) che guadagna vendendomi (caro) un servizio che non dovrebbe essere necessario se la moneta mantenesse il suo valore nel tempo.
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La moneta più forte della terra, il dollaro americano, ha perso, in media, il 40% del suo valore in solo 20 anni.
Una enormità.
Rispondendo solo a questo punto, sì, la moneta è il frutto del mio lavoro ma dove c'è scritto che mantenere il valore del frutto del mio lavoro nel tempo è un mio diritto?
Per come la vedo io il prodotto del lavoro di ciascun essere umano è di per sé destinato a perdere valore nel tempo (è una questione fisica innanzitutto).
Se io produco con il mio lavoro un bene (o servizio) che tende naturalmente a perdere valore nel tempo, perché la moneta con la quale lo scambio dovrebbe invece mantenere inalterato il valore?
La moneta serve innanzitutto per poter separare temporalmente il momento nel quale produco il bene A dal momento nel quale consumo il bene B:
1) produco e vendo A --> ottengo moneta
2) mantengo la moneta in tasca (rallentando la perdita del valore del frutto del mio lavoro nel tempo)
3) uso la moneta --> compro e consumo B
Se il lasso di tempo nel quale tengo con me la moneta è ragionevolmente breve, a tutti gli effetti è come se scambiassi direttamente A con B evitando le problematiche del puro baratto.
Quindi in questo caso scambio un bene A (che perde valore nel tempo) con un bene B di uguale valore (che perde anch'esso valore nel tempo, come tutti i beni).
Se invece si vuole tenere la moneta per un lasso di tempo molto lungo, tipo 20 anni, allora stiamo andando oltre la funzione della moneta. E' un po' come usare un congelatore per mantenere commestibile la carne per 20 anni anziché per 2 mesi.
Il congelatore/moneta semplicemente rallenta moltissimo la perdita di valore, ma non la annulla, e su lunghi tempi gli effetti sono evidenti come l'esempio dell'inflazione in America.
Quando io cedo il frutto del mio lavoro a qualcuno ottengo in cambio del denaro, che è una sorta di credito che vanto verso la società che usa quella moneta.
Questo credito (un debito nei miei confronti dal punto di vista del resto della società) mi dà diritto a che cosa?
A ricevere un corrispettivo in beni pari al potere d'acquisto che quella moneta avrà nel momento in cui deciderò di spenderla. Non mi garantisce il potere d'acquisto che la moneta aveva nell'istante in cui l'ho ricevuta. Come potrebbe, soprattutto su periodi di decenni?
Per mantenere il valore nel tempo del frutto del mio lavoro c'è un solo modo: altro lavoro. O altrui (io investo i miei soldi nelle attività di qualcun altro) o direttamente mio.
Anche se costruisco una casa non posso pensare che mantenga il proprio valore per 30 anni se non vi aggiungo altro lavoro di manutenzione.
Mi sfugge come, non facendo nulla (e cioè limitandosi a conservare in tasca semplicemente una moneta) si possa pensare di mantenere il frutto di un lavoro passato per decenni.