a) io posso dimostrare di essere a conoscenza della chiave privata solo nel momento in cui la uso (di solito quando spendo da un indirizzo A a un indirizzo B oppure quando firmo un messaggio)
b) ma nel momento in cui dimostro di conoscere la chiave usandola per firmare una transazione, non posso più dimostrare di essere stato in possesso di quei bitcoin (il fatto di aver effettuato la transazione non è una prova, e neppure lo sarebbe a questo punto firmare dei messaggi)
La conoscenza di una chiave privata ha importanza infatti solo se è relativa a un indirizzo che attualmente ha dei bitcoin, se l'indirizzo fosse svuotato la chiave privata non proverebbe più nulla (nè sul presente, nè sul passato).
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Faccio una premessa: se uno dovesse dimostrare di essere il "proprietario" di un indirizzo non potrebbe farlo in alcun modo, cioè non ci potrebbe essere alcune metodo per dimostrare che sei l'unico conoscitore della pk che controlla quell'address (come fare a dimostrare che un altro NON conosce quella pk ? impossibile)
Quindi sposterei il punto non tanto sul fatto di essere l'unico "proprietario" ma sulla domanda dalla quale eravamo partiti, ovvero come fare in modo che nel caso di un cash out io non venga accusato di qualcosa (riciclaggio e altro) da un magistrato che arrivi ad indagare (o dall'ufficio AML della banca).
Se ci limitassimo a rispondere a questa necessità, penso che il fatto di poter dimostrare di possedere una pk che in quel momento storico controllava un indirizzo dovrebbe essere sufficiente.
Ricadiamo purtroppo in pieno nel caso del tuo esempio 1), ma non credo che qualcuno possa dirmi qualcosa in contrario. Possono dirmi che non ero io il proprietario ? io oggi la pk ce l'ho! qualcun altro ce l'ha ?
Difficile che un magistrato possa dire qualcosa in contrario ma.... se non fosse ancora convinto potrei dirgli: ok allora io sposto 0.1 Btc di nuovo su quell'address associato alla pk. Se rimarranno lì per un mese avrò indirettamente dimostrato che quell'address era mio.
So che non è una dimostrazione vera e che potrebbero esserci altri possessori di pk che (ovviamente) non guarderebbero più quell'address a distanza di tempo e quindi non sposterebbero quei 0.1 Btc, ma sarebbe comunque una buona prova, no ?
Quello che voglio dire è che nell'impossibilità di produrre prove certe, anche piccole "dimostrazioni" indirette e pratiche oppure un po' di ragionevolezza potrebbe bastare al magistrato di turno.
Del resto se così non fosse (cioè se non ci fosse nessun margine di ragionevolezza) anche i due casi che hai citato come "buoni" sarebbero facili da aggirare. Ovvero:
E' esattamente il caso dei 0.1 Btc che facevo io; c'erano 10 Btc, poi l'ho svuotato, poi ho rimesso 0.1 Btc sullo stesso address. Se oggi ci sono lì dei Btc e da quel che dici ciò "dimostra" che quell'indirizzo è mio, la stessa cosa dovrebbe valere anche nella finestra temporale in cui c'erano i precedenti 10 Btc, no ? (sempre con pk in mio possesso, è la stessa!)
il bonifico da una banca --> account di un exchange --> transazione verso l'indirizzo A --> transazione verso l'indirizzo B (indirizzo B contiene attualmente i bitcoin)
In questa catena l'unica cosa veramente inutile è la chiave privata di A, mentre tutte le altre informazioni sono fondamentali per dimostrare la proprietà.
Anche qui: nessun exchange italiano ti chiede di verificare l'address sul quale prelevi, quindi se avessi dei soldi da riciclare, te li darei, ti darei anche l'indirizzo di una mia pk e ti chiederei di prelevare su quello. Fine dei giochi.
Insomma senza usare un po' di ragionevolezza non se ne uscirebbe e nessuno potrebbe più usare nemmeno un sat.