Non ne sarei proprio così sicuro.
Del resto scusa, se Banca Sella tratta Bitcoin, non vedo perché GS non dovrebbe, senza pubblicità , senza clamori, avere un desk da qualche parte che tratta bitcoin.
Ricordiamoci che si vociferava, credo fosse inizio 2019, all'istituzione di un desk di trading su Bitcoin, progetto poi abbandonato, per lo meno per quanto si legge sui giornali.
Vedo che il rapporto tra le banche e bitcoin vedo che scalda molto gli animi: tornando al ciclo di elaborazione del lutto, secondo Paolo siamo ancora nella fase della "negazione", secondo Plutosky siamo nella fase della "contrattazione" secondo me siamo in quella dell' "accettazione". Ricordo che sono fasi, e non stadi, quindi non è detto che non si possa tornare indietro.
Da quanto posso capire le banche, anche rassicurate dalla presenza di attori istituzionali come ICE e CME, hanno capito che possono, con le dovute cautele "toccare" bitcoin. E con questo , ripeto, laicamente proporre servizi ai propri clienti, dai quali ovviamente guadagnare commissioni, che sono per tute le banche, GS inclusa la stragrande maggioranza dei profitti.
Mettiamoci d'accordo sul verbo "trattare". Se intendiamo comprare e vendere derivati su btc è più che possibile che sia stato fatto.
Ma io intendo qualcosa di più: una gestione diretta e "fisica" di btc, qualcosa simile a quello che ha fatto e sta facendo Bakkt con la Warehouse (https://www.bakkt.com/bakkt-markets) a cui però sono voluti due anni per arrivare (forse) al traguardo e Bakkt non è una banca.
Un accesso diretto delle banche a bitcoin è ostacolato dalle norme ma è ancora di più ostacolato da motivi politici: le banche sono il braccio "armato" delle Banche Centrali il cui primo (unico?) obiettivo è quello di difendere il monopolio e la credibilità della moneta fiat. Accettare btc direttamente creerebbe opportunità di guadagno ma significherebbe alla lunga minare alla base questo monopolio, anche se btc sarebbe ovviamente promosso e pubblicizzato come prodotto finanziario e non certo come moneta.
Ma un conto è tollerare un vicino di casa rumoroso e indisponente (magari usando vie indirette come i derivati per guadagnarci qualcosa), un conto è farlo entrare in casa propria con il rischio che si fotta l'argenteria di famiglia.
Anche l'operazione Hype+Conio+Banca Sella è stata autorizzata dalla Banca d'Italia perchè i btc non sono custoditi dalla banca ma sono su un multiaddress a tre dove la chiave di Hype serve solo come scialuppa di salvataggio qualora l'utente si trasformi in utonto e perda l'accesso alla propria.
Un pò come custodire i bitcoin in una cassaforte a casa e dare mezza copia della combinazione a Conio e mezza alla banca in caso di dimenticanza.
In questo modo la banca non è responsabile di nulla (anche se smarrisse la sua chiave i fondi non sarebbero in pericolo) con l'aggravante che l'utente deve affidarsi ad una conservazione "trusted", perchè se volessero Conio+Hype potrebbero fregargli tutto il suo denaro.
Riconosco a Conio il grande merito di aver percorso una strada nuova che può aprire scenari molto interessanti anche nel resto del mondo, ma non è il "trattare" che intendo io.
Una evoluzione invece facilmente percorribile (anzi esiste già) è l'integrazione tra banca ed exchange, cioè una unica "entità" che gestisce la mia moneta fiat da banca e mi permette di accedere ai bitcoin come un exchange. Bitwala è un esempio. Altre seguiranno a breve.
Alla banche interessa questo.
L'intermediazione senza rischi e con scarsa responsabilità.
Acquistare Bitcoin attraverso HYPE è come comprare delle banane o un aspirapolvere.
È più un acquisto di un prodotto che la promozione di un investimento finanziario che presenta responsabilità e problemi notevoli.
Fra cui il divieto di far effettuare operazioni non adeguate al profilo dalle richieste del cliente.
Tecnicamente su un questionario se un cliente va in banca esprime la volontà di investire in uno strumento di protezione, basso rischio, per mantenere inalterato il suo valore nel tempo, ecc... Non può comprare Bitcoin e suoi derivati per definizione.