Sarei molto curioso di sapere chi ha comprato biticoin in Venezuela,
nel senso che non metto in dubbio che qualcuno li abbia comprati, mi piacerebbe vedere però chi,
se padri di famiglia che non hanno manco il pane, o qualcun altro.
Avendo letto praticamente ogni news o articolo esistente sull'argomento e chattato con alcuni membri della comunità bitcoin di quel paese, credo di poter rispondere a questa domanda.
Il Venezuela è uno stato poverissimo ma è anche uno stato retto da un regime socialista.
Questo implica che in pratica non esistono persone senza reddito, chiunque ha un' entrata rappresentata da uno stipendio o da un sussidio, indipendentemente se lavori e quanto lavori. All'apparenza sembra bello. Ma in realtà non lo è perchè quel reddito viene erogato nella moneta locale, il "bolivar fuerte", il quale ha un tasso di inflazione effettivo, ad essere ottimisti, di circa il 100% il giorno.
Il problema è che, come forse saprete, nel paese esistono due tassi di inflazione: uno farlocco, imposto dal regime, in base al quale il valore del bolivar è in calo ma in modo "umano", e uno effettivo, reale, applicato al mercato nero interno e sui mercati internazionali che è appunto di circa il 100% al giorno.
La brutta notizia è che il cittadino venezuelano riceve un reddito proporzionato all'inflazione farlocca del regime. Quindi il suo potere di acquisto, ai prezzi reali, è in caduta libera.
Il governo ha finora cercato di arginare la cosa, imponendo ai negozianti (soprattutto di generi alimentari), tramite rigidi controlli dell'esercito, di adeguare i prezzi in base all'inflazione farlocca ufficiale in modo da permettere ai cittadini di mettere insieme il pranzo con la cena (
https://www.bbc.com/news/world-latin-america-44561089).
In effetti, fin quando redditi e prezzi sono legati ad un tasso di inflazione unico, per quanto irreale, la vita per la famiglia venezuelana media è dura ma non impossibile.
Il problema è che i negozianti non riescono più a trovare e vendere generi alimentari in base a prezzi non veri e quindi questo porta pian piano alla scarsità di beni e quindi alla fame di quelli che non riescono a procurarsi cibo ai prezzi finti e devono ricorrere al mercato nero.
Ma veniamo ai bitcoin. La criptovaluta più famosa è entrata nel Paese inizialmente tramite il mining: il Venezuela, grazie al petrolio , dispone dei prezzi più bassi al mondo della corrente elettrica che, in gran parte, le famiglie hanno gratuitamente.
Questo ha generato un boom delle attività di mining che hanno però a loro volta causato disservizi alla rete di fornitura, rete in completo dissesto (significativo il video di una centrale elettrica che esplode per mancanza di manutenzione
https://www.youtube.com/watch?v=UXj3j0skfJw).
Maduro ha quindi di fatto vietato il mining che ancora viene praticato ma molto meno che in passato e in modo prevalentemente clandestino (alcuni venezuelani sostengono che i miners sequestrati vengano usati dal governo di nascosto, il che è altamente probabile).
Nel frattempo molti venezuelani hanno scoperto localbitcoins e gli altri DEX tramite i quali possono scambiarsi bitcoin senza bisogno di ricorrere al sistema bancario.
Ora: il bitcoin non è ovviamente un bene ufficiale del governo, quindi il suo prezzo all'interno del paese varia in base al tasso di inflazione reale, quello del mercato nero per intendersi. Il che significa che, con il potere di acquisto del bolivar in caduta libera e il suo crollo vs le restanti valute mondiali, il prezzo dei bitcoin in bolivar ha continuato (anzi ha incrementato) la crescita esponenziale che aveva nel 2017. Per un venezuelano i bitcoin, espressi in valuta locale, sono andati sulla luna nel 2018 almeno quanto lo hanno fatto nel 2017.
Quindi bitcoin è diventato, per il venezuelano medio , uno strumento con cui proteggere il proprio potere di acquisto nel breve periodo: ricevo lo stipendio, compro bitcoin, li tengo per qualche giorno, li rivendo a prezzi maggiorati grazie all'iperinflazione della mia moneta locale.
Se poi con questo guadagno riesco ad acquistare beni sui mercati ufficiali, i cui prezzi vengono imposti con la forza quasi stabili dal governo, ho fatto bingo. Altrimenti ho comunque protetto il mio potere di acquisto acquistando con la plusvalenza generi alimentari sul mercato nero.
E' una forma di speculazione pura ma che non dipende dalla sopravvalutazione o dalla manipolazione del prezzo di bitcoin, ma dalla spirale inflazionistica della moneta locale.
La stessa cosa potrebbe essere fatta con dollari o euro: ma il problema è che le altre valute ufficiali sono sottoposte a rigidi controlli dal governo e sono molto difficili da trovare ( e da scambiare perchè lo scambio deve avvenire in contanti).
Quello che invece, mi dicono, per il momento non sta ancora avvenendo è l'utilizzo come moneta dei bitcoin. Potrebbe essere il passo successivo: invece di comprare e rivendere bitcoin, li compro e li scambio direttamente per beni e servizi, proteggendo in maniera diretta il mio potere di acquisto nei confronti della valuta locale. Recentemente c'è stato un passo in questa direzione, l'annuncio del supporto da parte di Traki una grossa catena di magazzini locali (
https://twitter.com/TRAKIenganchate/status/1058780849477435392)
Non si sa quando Maduro proverà a fermare tutto questo. Potrebbe fare qualcosa contro LB, molto più difficili da perseguire sono invece gli altri DEX (come HodlHodl e Bisq). Sicuramente il regime si trova in una situazione molto complicata: vorrebbe proibire l'uso di qualcosa che sfugge al proprio controllo, ma sa che è molto difficile da fare e che non può tirare troppo la corda, altrimenti potrebbe far incazzare davvero la gente.
Se i dollari o gli euro sono bannati per motivi politici visto che si tratta del mondo imperialista e capitalista che la retorica del regime vuole combattere, i bitcoin non rappresentano alcun stato "nemico", anzi da un punto di vista di immagine la loro natura decentralizzata si sposa bene con la propaganda della rivoluzione chavista, e pertanto il loro uso è tollerato.
Il modo tragicomico con cui Maduro vuole limitare l'uso di bitcoin è semmai il Petro, la criptovaluta nazionale ancorata al prezzo del petrolio. Se ovviamente questa criptocazzata non può in nessun modo costituire un ostacolo alla diffusione di bitcoin, l'imposizione al suo utilizzo da parte del regime potrebbe avere l'enorme effetto collaterale positivo di educare la popolazione alle criptovalute familiarizzando con l' uso di wallet, address e via discorrendo. Il che potrebbe aumentare ulteriormente la diffusione di bitcoin nel paese.