allora anche molti altri dialetti sarebbero lingue e richiederebbero l indipendenza dei popoli che le parlano?
Perché? Se popoli diversi vogliono convivere sotto uno stesso stato, liberi di farlo, ci mancherebbe. Vedasi gli svizzeri, che tra l'altro (da costituzione) possono separarsi dalla Confederazione quando desiderano, con una semplice votazione. Hai mai sentito però di cantoni che chiedano l'indipendenza? Chissà perché.
la verità è che in ogni stato ci sono di regola tantissimi dialetti ed una lingua ufficiale.
Spesso le lingue ufficiali sono più di una. L'esempio della Svizzera è sempre valido, ma a livello regionale anche l'Italia presenta diverse lingue ufficiali. Peccato che la lingua veneta non sia tra queste...
(è una delle ragioni scatenanti la richiesta di autonomia, anche se sicuramente meno sentita rispetto alla questione del residuo fiscale)
scoprirai che proprio la coscrizione obbligatoria oltre al clima repressivo e conservatore contrario a qualsiasi libertà civile o politica ben peggiori degli Stati confinanti dove c erano state varie riforme liberali fu la causa delle lunghe e sanguinose ribellioni di Vicenza etc contro gli austriaci.
Ribadisco che gli austriaci garantivano tantissime libertà, e che la macchina statale era un gioiello. Però è comprensibile che chiunque ambisca di essere padrone a casa propria. Ai veneti questo non è concesso, da più di sue secoli.
il referendum del 1866 a suffragio universale maschile che decretò l annessione, quindi per volontà popolare.
Balle, i giochi erano già stati fatti dalle alte sfere: esistono prove incontrovertibili riguardo i luridi e intricati magheggi operati dai vertici italiani nei giorni precedenti la votazione. Il risultato era già deciso molto prima di chiamare alle urne la popolazione. Il plebiscito, previsto tra le clausole di cessione, doveva servire unicamente per dare apparente legittimità all'annessione all'Italia, ottenuta invece con la violenza e con l'inganno: perfino Austria e Francia cascarono nel tranello credendo che il risultato fosse espressione della volontà popolare. I votanti, al momento del voto, non erano nemmeno coscienti di essere da due giorni formalmente indipendenti, e credevano invece di dover scegliere tra due mali: Austria o Italia.
Un'eccellente ricostruzione di questa triste pagina di storia si può leggere in
questo ottimo articolo, suddiviso in due parti.
Come cittadini italiani non possiamo che provare vergogna per quanto avvenuto, pur non essendo noi responsabili di simili atrocità. Mi sembra il minimo però lasciare finalmente esprimere al popolo veneto la propria volontà, in piena libertà, come tardiva riparazione.
Non ho mai sentito di alcuna teoria anche revisionista che dimostrasse che il suffragio fu truccato.
Ah no? Per citare un nome noto, Montanelli, che sicuramente non era un facinoroso indipendentista veneto, quasi vent'anni fa l'ha definito plebiscito-burletta.
Su una popolazione di 2.603.009 persone i votanti furono 647.426 (la
quasi totalità degli aventi diritto, che erano pochissimi) e i voti contrari 69. Sessantanove. Percentuali bulgare. Poi, se si indaga, si scopre che guarda caso il voto non era segreto (bisognava chiedere la scheda per il sì o per il no, da inserirsi in urne separate sotto gli occhi dei soldati piemontesi), e che i carabinieri (sabaudi) avevano già occupato il territorio e intimidivano la popolazione con le armi da due giorni.
I madornali brogli, peraltro perpetrati anche in altre occasioni analoghe, sono ormai accertati e riconosciuti anche dalla storiografia italiana: le prove documentali sono inequivocabili.
magari non ti intendi di leggi e non conosci la costituzione e la riforma del titolo quinto, neanche io la conosco bene e studio legge, ma almeno no diciamo sciocchezze. Quello che dici tu valeva forse fino agli anni 60, già dal 70 le regioni hanno acquistato notevoli autonomie, con poteri legislativi e regolamentari etc etc. Forse siamo più vicino allo stato federale di quanto tu creda.
Peccato che il tuo amato Renzi recentemente abbia dichiarato, parlando proprio del titolo quinto, di voler fare marcia indietro e riaccentrare diversi poteri. A parte questo, non esiste federalismo fintanto che il frutto dell'imposizione fiscale (gestita in piena autonomia e con piena responsabilità dalle amministrazioni locali) non resta sul territorio. Se ne parla da molti lustri, non si è visto sostanzialmente ancora
niente, la pressione fiscale (già altissima da decenni) continua ad aumentare senza risultare mai sufficiente per placare la fame di quel mostro vorace che è lo stato italiano, e per giunta la qualità dei servizi degrada.
La misura è colma. È ora di staccare la spina, dato che i nostri cari politici non ammetteranno mai che l'Italia è più che irrecuperabile: è già morta.