Con l'HP un analogo equilibrio potrebbe invece essere stravolto: se uno stato segretamente sviluppasse chip più potenti e poi in poco tempo li attivasse, gli altri non sarebbero pronti per una contromisura efficace. E se lo fossero vorrebbe dire che nel frattempo anch'essi avrebbero segretamente tramato per arrivare ad avere più HP degli altri.
Anche con Btc tutto sommato è così se ci pensi: il mining è in mano a poche aziende, e nessuno di noi ha elementi per dire se siano davvero tutte in concorrenza tra loro o se - viceversa - alcune siano figlie di uno stesso padrone.
E naturalmente l'eventuale centralizzazione non implicherebbe la volontà di chi detiene la maggior HP di far crollare il sistema perché - come giustamente dici - sarebbe lui il primo a perderci economicamente.
Ma un conto è l'impossibilità di farlo, e altra cosa il fatto di perderci facendolo. Quante volte uno stato ha fatto cose pur perdendoci economicamente ?
Per me questo punto non si riesce a smarcare..... la svolta potrebbe essere data da qualcosa (algoritmo) che non si basi più sul Pow ma su qualcosa di diverso (non chiedermi cosa).
Così per gioco, proviamo ad immaginare un Libra pubblico basato sui principi di bitcoin, quindi anche la POW su SHA256 , che venisse lanciato ad una determinata data futura.
Riconosciuto da tutti i Paesi del mondo (esclusi magari i soliti Corea del Nord, Cuba...) come una nuova valuta di riferimento globale.
Ad accesso completamente libero , che chiunque, un privato, un ente pubblico, associazioni, università, centri di ricerca, o Stati possono minare o eseguire come full node.
Un vero Internet della moneta.
Con la stessa emissione progressiva decrescente di bitcoin, con la sola differenza di mantenere, al termine del processo distribuito, una offerta illimitata con produzione minima non inferiore al 1-2% (per evitare le conseguenze deflazionistiche del numero fisso ) ma comunque bloccata a livello di protocollo , quindi che nessuno, singolarmente, può modificare.
La POW, pur con i suoi limiti, sarebbe la migliore garanzia attualmente disponibile che nessuno possa arbitrariamente riscrivere la blockchain senza avere prima la maggioranza dell'hashrate disponibile, quindi la miglior garanzia disponibile contro prese di controllo del potere di scrittura del database da parte di un singolo soggetto contro tutti gli altri.
Resterebbe , in caso di colpi di mano dei miners, l'estrema tutela da parte dei nodi che hanno l'ultima voce possibile su cosa sia la vera blockchain di questo "Libra pubblico" e che quindi possono forkare via per sterilizzare le conseguenze di un attacco a base di forza bruta da parte dei minatori.
Il riconoscimento universale degli Stati e la possibilità di accesso libero da parte di chiunque nell'esecuzione di un nodo, darebbero due vantaggi: da un lato la garanzia di un network sufficientemente decentralizzato da non essere controllabile, dall'altro un alto valore economico al token sottostante quale ulteriore preziosissimo incentivo a che tutti i soggetti coinvolti (soprattutto i miners che sarebbero i primi a rimetterci) si comportino onestamente seguendo le regole del gioco.
La corsa al mining di questo nuovo "Libra pubblico" avvantaggerebbe ovviamente i Paesi più ricchi ma in modo abbastanza omogeneo: la Cina sarebbe avvantaggiata dalla presenza del maggiore hashrate e dei maggiori produttori di dispositivi per il mining di bitcoin, paesi come Canada e Russia da condizioni climatiche favorevoli alla attività di mining e da grandi risorse naturali, gli USA dal maggior know-how disponibile in termini di ingegneria informatica e quindi con la possibilità di colmare rapidamente il gap con la Cina, l'Europa dalla attuale presenza di numerose farm e dalla maggiore diffusione percentuale, nella sua popolazione, di programmatori esperti ed utilizzatori di criptovalute. Dubito che in una situazione del genere un singolo Paese potrebbe arrivare ad avere alte percentuali di HR sul totale o di numero di nodi sul totale.
Paesi periferici del mondo potrebbero scambiare le materie prime di cui dispongono per ottenere questa nuova valuta.
L'estrema competitività del mining che tende sempre a ridurre al lumicino i margini di profitto spingerebbe la ricerca tecnologica sulle più efficienti forme di produzione dell'energia. Si creerebbe un mercato dell'energia super competitivo e quindi favorevole alla diffusione e alla spinta al miglioramento delle forme rinnovabili che già oggi, in questo quadro di perseguimento esasperato dell'efficienza e dell'abbattimento dei costi, costituiscono oltre il 70% delle fonti di alimentazione del mining bitcoin, senza che gli Stati (che di solito hanno una coscienza ambientale superiore a quella dei privati) siano minimamente coinvolti.
Una nuova corsa all'oro globale , ma a differenza dell'oro sarebbe anche una moneta di riferimento internazionale. Facilmente trasferibile e dai costi di stoccaggio quasi nulli. Mai più paesi che devono affidarsi ad altri per la custodia del loro oro perdendone il controllo (come accaduto di recente al Venezuela).
I più forti sarebbero sempre i più forti per carità, ma almeno avremmo un gioco degli equilibri dove nessuno avrebbe davvero interesse a contrastare questa moneta internazionale, pena perdere il valore di ciò che lui stesso possiede.
Un ritorno al valore della moneta contro le guerre commerciali, le follie della carta e dei QE, i dazi, le politiche monetarie verticistiche da burocrati.
Un ritorno al vero capitalismo, quello dove le crisi si superano affrontandole e non facendo finta di annullarne gli effetti tramite la stampa incontrollata di pezzi di carta.
Dove la crescita si basa su fattori reali (aumento della produttività, efficienza, progresso, meritocrazia..) e non su artifici contabili o trucchi monetari
Dove la spesa pubblica o i debiti non vengono finanziati con la creazione di soldi del Monopoli.
Dove il risparmio e l'investimento sono più importanti del debito e del consumo.
Tutta una immensa utopia? Sono sincero: quasi sicuramente SI.
Ma volete sapere come la penso? L'unico vero modo che gli Stati hanno di distruggere bitcoin è questo. Fargli VERA concorrenza. Rinunciare a parte del loro potere per creare un clone che si adatti e ricrei, nei fini e nei modi, l'invenzione di Satoshi. Chi avrebbe interesse a minare o usare bitcoin quando ci sarebbe un suo clone con in più il riconoscimento ufficiale internazionale? Qualsiasi altro tentativo di attacco frontale contro bitcoin, come dimostra la Storia recente (Cina, India...) avrebbe solo la conseguenza di rendere bitcoin più forte cosi come il perseguire ciecamente nelle guerre commerciali e nelle politiche in corso d'opera. Così come sarebbe destinato al fallimento un clone di bitcoin non veramente clone quindi non decentralizzato, limitato, non libero. Oppure privo dei meccanismi di tutela alla decentralizzazione di un rete veramente pubblica e ad accesso aperto.Nota: se la domanda che vi state ponendo è, perchè un nuovo Bitcoin quando ne esiste già uno, la risposta è che secondo me gli Stati non accetteranno mai di partecipare ad una corsa all'oro che è già stata , almeno in gran parte, fatta. Non accetteranno mai di riconoscere come valuta globale una moneta che è posseduta in stragrande maggioranza da soggetti privati sconosciuti. Se una cosa del genere sarà mai fatta (e io non credo), almeno gli Stati vorranno essere in prima posizione alla partenza.