E' grosso modo quanto ho proposto io, dal basso della mia inesperienza, incompetenza e assenza di interessi particolari:
-
Aziende che operano sul territorio italiano in veste di Money Transmitting Service devono essere registrate presso le autorità italiane (Consob?), senza costi di licenza ed esercizio proibitivi e con tassazione sugli utili
assimilabile a quella degli IMEL. Ma deve essere stabilito un
volume d'utili minimo (es. 100mila euro al mese) oltre cui si viene considerati MTS, laddove questo non si verifichi si rientrerà nel regime fiscale di vendita di 'digital goodies', dunque anche privati o piccole aziende potranno commerciare in crittovalute. Per i privati restano validi tutti i vincoli fiscali già vigenti in materia (mi pare si parli di 5mila euro l'anno di reddito per non sforare). I non-IMEL che al termine dell'anno fiscale avranno maturato gli utili minimi alla "soglia di considerazione IMEL" avranno 60gg (30gg? 90gg?) di tempo per sbrigare le pratiche IMEL, tempo massimo entro cui poi non potranno più operare.
- MTS assimilabili IMEL dovranno essere assicurati su transazioni e capitali.
- Il mercato degli e-payments, che si rientri nel regime di IMEL o meno, dovrà comunque essere extra IVA.
- I MTS IMEL dovranno emettere registri digitalmente vidimati dall'autorità vigente, con responsabilità penale per il falso. I MTS non IMEL si atterranno alle consuete norme sui registri contabili.
- MTS, assimilabili IMEL e non, devono avere libero accesso al mercato, per poter a loro volta vendere i "Bitcoin" recepiti sulle piattaforme che ritengono più convenienti, al miglior prezzo applicabile, ovunque esse si trovino sul globo, purché queste rispettino le policy relative allo Stato in cui sono ospitate e purché lo Stato in questione non sia 'blacklisted' (es. Panama, Iran).
- MTS assimilabili IMEL avranno l'obbligo di fare mixing service e wallet generation per conto cliente (tutela della privacy, affinché agli occhi della concorrenza non siano palesati i volumi d'affari delle aziende coinvolte).
- MTS, anche non assimilabili IMEL, devono essere società di capitali (Srl, Spa), non potranno essere Coop, P.IVA, SNC, etc. Per soggetti che commerciano in moneta elettronica classificata sotto ''Digital Goodies'' il capitale sociale dovrà essere interamente versato.
- AML\KYC si applica sia ai MTS assimilabili IMEL che a quelli che non raggiungono questa ''soglia di considerazione''. Laddove, per i non IMEL, si utilizzino per la ricezione di pagamenti sistemi come, ad esempio, "Postepay" è delegato, sempre ad esempio, a Poste Italiane il compito di assicurare che le policy siano rispettate, sarà compito dell'MTS invece mantenere un registro transazioni (data retention). Transazioni 'cash', che dunque non presentano intermediari, obbligheranno l'azienda non-IMEL coinvolta a far sì che tali policy siano rispettate. Poiché la legge non tollera ignoranza, sarà compito dell'azienda non-IMEL informarsi sul rispetto delle policy AML\KYC da parte dell'intermediario scelto.
Mentre:
- Aziende italiane che desiderano ottenere e-payments (che siano Bitcoin, Litecoin o Anycoin) possono dunque scegliere se lavorare con MTS italiani:
ma non necessariamente, saranno libere di scegliere ciò che preferiscono, fosse anche vendere la moneta elettronica direttamente sui circuiti di scambio, purché quadri la situazione fiscale. Qui comprendo che si crea una situazione particolare, perché potrebbero essere sottratti al fisco proventi derivanti da plusvalenze. Se ci sono idee in merito che non minino la libertà di scelta, mi piacerebbe sentirle.
~~~~~
Personalmente trovo quanto scritto abbastanza "libertario" seppur tutelante dei consumatori: si permette ai piccoli di mettersi in gioco, si stabiliscono delle norme ben precise per chi invece inizia a fare
utili più ingenti.