Hai voglia a dire "non ho problemi a farlo sapere all'AdE"... ogni ente statale non è qualcosa di astratto, ma è fatto da persone in carne e ossa che ci lavorano. Quanto pensate che ci metta la criminalità organizzata a trovare qualche dipendente pubblico infedele e farsi passare l'elenco dei contribuenti in possesso di > tot crypto? Come si fa a paragonare la ricchezza detenuta in bitcoin con quanto depositato sul conto corrente? Dopo 13 anni c'è ancora bisogno di ricordare che una transazione bitcoin è irreversibile, e se viene estorta sotto minaccia i bitcoin sono persi per sempre? Se invece avete un milione sul conto, è difficile che qualcuno vi punti una pistola alla tempia per farsi fare un bonifico, perché un bonifico è una transazione tracciabile che può anche essere revocata, e lascia comunque una pista per svolgere indagini e risalire ai colpevoli.
Questo è un argomento di cui abbiamo già parlato altre volte qui sul forum e sul punto sono totalmente d'accordo.
Il furto di questo tipo di dati viene sempre immaginato come un evento improbabile, un'ipotesi remota, perché "figuriamoci se non hanno preso forti misure di sicurezza per impedire accessi indesiderati".
Ma non dimentichiamoci che questi furti sono all'ordine del giorno, anche per le agenzie di riscossione.
Nel 2016 c'era stato questo ai danni di IRS:
https://www.cbsnews.com/news/irs-identity-theft-online-hackers-social-security-number-get-transcript/e se è successo a loro dove la cultura della sicurezza è più diffusa, figuriamoci se non può capitare da noi!
Ecco, una volta accaduto sappiamo che queste liste vengono vendute su internet anche per pochi soldi..... a quel punto si sarebbe in una situazione di REALE pericolo.
Il rischio di attenzionare criminali è legato a qualsiasi forma di ricchezza, non solo quella personale di bitcoin.
Nel mondo fiat da che mondo è mondo i riscatti per sequestri di persona sono stati pagati tanti volte e con banconote fruscianti proprio per garantire l'irreversibilità della transazione.
Ma la soluzione a questo rischio non può essere vivo nell'ombra in eterno. La privacy deve essere una mia libera scelta non un obbligo autoimposto per evitare azioni criminali contro la mia persona. Bitcoin è moneta al portatore, questo rischio ci sarà sempre, AdE o non AdE. Ci sarà anche se depositate btc presso intermediari perchè una volta che avete dato istruzioni di pagare qualcuno sotto minaccia quei btc saranno andati per sempre lo stesso.
Il problema della sicurezza non si risolve vivendo come carbonari, si risolve prendendo forme di protezione e di difesa, come fanno i "ricchi" (date a questo termine la connotazione che preferite) da che mondo è mondo.
E come probabilmente fanno i vari Roger Ver, gemelli Winklevoss, Brian Armstrong, Changpeng Zhao, Justin Sun....e tutti i vari possessori conosciuti di tonnellate di cripto che nonostante questo non mi sembra vivano h24 trincerati in qualche bunker sotterraneo.
Il rischio esiste, è il modo di risolverlo che non mi trova d'accordo.
Nel mondo fiat un furto milionario non tracciabile richiede un effort ben maggiore, escludendo l'eventualità piuttosto improbabile che la vittima detenga in casa milioni in contanti. Certo, periodicamente sono riportati casi di cronaca di rapine in casa, soprattutto in ville isolate, ma tipicamente i malviventi si accontentano di razziare quello che trovano in casa. È molto più complicato e rischioso organizzare un rapimento con richiesta di riscatto, coinvolgendo la famiglia, ecc. Se invece ti estorcono un pagamento in bitcoin, basta una singola transazione per svuotarti tutto il wallet.
Comunque a parte questi "tecnicismi", visto che parli di libera scelta vs obbligo autoimposto, chiariamo che la mia È una libera scelta, coerente con una mia visione che riconosce un valore assoluto, primario e imprescindibile alla privacy, che personalmente considero fra i diritti più sacri e inviolabili della persona.
Per me non sussiste un problema di "vivere come carbonari", provo anzi profondo disgusto per una società permeata dal culto dell'apparire, e dall'esibizione e ostentazione di uno status, misurato in base al possesso di beni di consumo. Così come mi fa orrore l'idea di passare il tempo a postare sui vari social i dettagli della propria vita privata, in una ridicola competizione per strappare più like o follower.
È questa per come la vedo io la vera schiavitù: la schiavitù del conformismo e del consumo, mentre la libertà più grande è quella di rimanere
invisibile, fuori dai radar, senza nessuno intorno che venga a ficcare il naso nei tuoi affari e chiedere conto di ciò che fai o che possiedi.
Poi possiamo anche discutere sul fatto che tenere un basso profilo aiuta, ma ovviamente non da una garanzia al 100% di non finire sotto attacco, e quindi non bisogna per questo trascurare le normali buone pratiche di sicurezza e difesa personale, ma questo vale in generale per chiunque, indipendentemente dalla percezione che si da all'esterno di essere più o meno "ricco". Ma non invidio chi deve girare armato e con la scorta perché è riconosciuto come appartenente a tale categoria.