Premessa: Non sono quasi mai d'accordo con quello che scrivi (
), ma ti faccio i complimenti per la competenza e la chiarezza con cui esprimi le tue idee, idee che non sono mai banali e stimolano sempre delle discussioni interessanti.
L'investitore classico (senza esperienza) probabilmente quei prospetti scritti piccoli piccoli non li legge mai, chi fa trading estemporaneo di criptovalute magari leggeva il giornale a dicembre o guardava il TG5. Ma in ogni caso sono d'accordo, entrambi sono stati avvisati che il trading, in generale, non è esente da rischi. Che i bitcoin sono un "investimento" con una dose di rischio solo un sordo può non averlo mai sentito.
L'ETF mancato conferma che eventi totalmente inesistenti, ovvero esistenti solo in forma di notizia,
riescano comunque a muovere qualcosa e ad avere effetti concreti sulle quotazioni delle criptovalute, al rialzo o al ribasso.
Le liquidazioni da milioni di dollari, in altra maniera, ma per me su concetti simili al precedente, confermano che il mercato piccolo delle criptovalute è facilmente condizionabile.
Anche senza essere una balena con le monete sonanti, ma solo balena mediatica, o meglio balena con discreto potere mediatico;
condiziona di più una catena di notizie ben costruita che un movimento da $ 1.000.000 su un exchange e magari rende di più, specialmente sul mercato dei derivati.
Se da una parte qualcuno liquida un milione, con i derivati a fronte di una notizia per costruita ci sta di guadagnarne dieci;
essendosi esposti con poco e con pochi costi.
Pensiero personale, ed il mio pensiero non ha pretesa di essere la verità in cielo ed in terra.
La liquidazione di grosse balene secondo me invece dimostra che il mercato dei bitcoin è sostanzialmente price-taking e che è rischioso, anche per grossi operatori, andare contro il mercato. A volte ci riescono, altre si rovinano.
Ma in ogni caso, al di là della tua legittima opinione, non credo in generale sull'idea che le news (vere o finte che siano) "fanno" il prezzo.
Credo che il mercato delle criptovalute maggiori, e dei bitcoin in particolare, come quello di molti titoli azionari del resto, sia più influenzato da cicli tecnici di medio-lungo periodo che da notizie.
Nel 2014 eravamo al top dell'adozione: Microsoft, Dell, Expedia, Steam (tanto per fare dei nomi) iniziavano ad accettare bitcoin, e il prezzo continuava a scendere. L'anno scorso in mezzo a possibili scissioni traumatiche (Segwit2x, Bcash) continuava a salire.
Le news sono a volte prese come dei pretesti per provare a smuovere le cose, ma raramente ci riescono. Diventano un pò come la storiella "al lupo al lupo" come l'anno scorso quando all'ennesimo "China bans bitcoin" nessuno ci faceva più caso.
Per questo credo molto nell'analisi tecnica quando si opera su mercati fortemente speculativi come questi. Oppure nell'investimento di lungo periodo in tecnologie che reputo rivoluzionare, fregandomene del 90% delle news di contorno, ma questo è un altro discorso.
Però... come potrei dire ?
se ci fosse qualcuno che ci legge che:
- non ha mai avuto a che fare con un qualsiasi strumento finanziario, ovvero non ha mai effettuato investimenti di qualsiasi tipo;
- ha "investito" qualche risparmio solo in criptovalute e magari anche da poco tempo, per poco direi meno di 5/7 anni;
- non ha un proprio programma di risparmio definito, nemmeno a fini previdenziali;
- non ha un proprio programma assicurativo che non sia l'RC auto obbligatoria di legge;
- ha meno di 25/30 anni di età...
...a questo profilo di persone, potrei suggerire che prima di dire "le banche non hanno capito la rivoluzione del Bitcoin" e cose simili;
di cercare di informarsi e cercare di capire come alcune istituzioni finanziarie resistono da un 150/200 anni.
Magari non cambierebbero idea, ma la vedrebbero da una prospettiva diversa.
Insomma... se fossi in una squadra giovanile di calcio prima di dire che Cristiano Ronaldo fa schifo, andrei a vedere un suo allenamento.
Sono d’accordo in generale, con una precisazione.
Se l'investimento di cui parli è di lungo periodo le due cose non sono equiparabili, i bitcoin non possono essere considerati una forma di investimento alternativo ad un' azione, un'obbligazione o un programma assicurativo.
Più che di un'alternativa nell'ambito dello stesso sport, in questo caso, sono un altro sport.
Sebbene io non sia un cypherpunk estremista che crede che i bitcoin faranno sparire le banche e le monete fiat dalla faccia della terra, è evidente che stiamo parlando di un asset che si pone in contrapposizione con le banche (e i colossi delle carte di credito) perchè si basa sulla disintermediazione finanziaria e con i governi perchè si basa su un'emissione monetaria non controllata da una banca centrale. Quanto più queste istituzioni entreranno in crisi (e con esse il comparto azionario, assicurativo e obbligazionario che su esse si fonda) tanto più i bitcoin avranno successo e viceversa.
Ci sono due motivi fondamentali perchè uno tiene bitcoin nel lungo periodo: 1)Perchè crede che questa tecnologia diventerà sempre di più un successo come mezzo di scambio e come riserva di valore, finendo per "rubare" sempre più quote di mercato a chi oggi si occupa di questo 2) Perchè crede che siano un'ottima forma di hedge contro un collasso del sistema dato che le loro regole basilari di funzionamento non dipendono nè sono influenzabili da quel sistema.
Se io credo in 1 o 2 (o entrambi), è evidente che posso fare anche un programma assicurativo o un investimento azionario per diversificare (o per proteggermi) ma non ha molto senso affidare la maggior parte dei miei risparmi ad un gestore tradizionale, se credo nel successo di in una tecnologia che ha come obiettivo quello di rubare mercato e magari mettere in crisi quel gestore.
Dico questo perché alcuni argomenti li ho già sentiti quando Internet doveva rivoluzionare il mondo, purtroppo negli ultimi 20 anni i paesi poveri son rimasti poveri, quelli con regimi autoritari son rimasti con reggimi autoritari... ed internet, in pratica, è finito in mano a poche gigantesche società, a partire da Google, "un solo" motore di ricerca per tutti ( ~90% di quota di mercato ); Amazon, un solo e-commerce per tutti; Facebook, un solo social per tutti; Apple, un solo smartphone per tutti; Microsoft...
...internet invece che sviluppare diversità ha concentrato, pari al mondo che lo aveva preceduto; potere, conoscenze e ricchezza.
Le storielle che qualcuno da un garage ha fatto i miliardi... tutto vero, ma sono tutte entità che ad un certo punto sono state prese per mano dai grandi capitali e portate all'espansione.
C'è l'idea di fondo che Bitcoin sia un sistema di cui nessuno può prendere il controllo e può essere vero;
ma è altrettanto vero che ci sono delle co se che insinuano dubbi...
E’ vero che i principali servizi di Internet sono in mano a pochi colossi ma attenzione: questi colossi “controllano” Internet da un punto di vista economico (forse) ma non “politico”.
Nessuno può impedirmi di fare un sito dove attacco Google, o di mettermi in concorrenza con Amazon sul web se ne sono capace. In passato c’erano Yahoo, Nokia, Altavista. Un domani forse non ci saranno più Google, Apple o Amazon . Chissà.
Inoltre Internet, nonostante l’accentramento di traffico e di denaro, resta qualcosa di libero e non controllato. Tant’è vero che su Internet esiste anche Al-Qaeda, l’Isis, i pedofili, il dark web. Su Internet se si vuole, esiste il completo anonimato. O mezzi per navigare anche in paesi che hanno bannato il web.
Il mondo si divide sempre tra ricchi e poveri, ma i poveri sono sempre meno poveri: lo dicono tutte le statistiche (es.
https://www.weforum.org/agenda/2016/01/poverty-the-past-present-and-future/). E le nuove tecnologie, prime fra tutte la Rete, hanno avuto un ruolo fondamentale in questo. I matematici indiani o cinesi di talento che lavorano (in ruoli di alta dirigenza spesso) nelle compagnie della Silicon Valley non esistevano certo fino a 30-40 anni fa ed è indubbio che le nuove tecnologie abbiano avuto un ruolo nel facilitare questo processo.
E’ grazie ad internet se io e te oggi possiamo discutere a distanza di un argomento che ci appassiona (senza usare facebook o google) ma di cui non frega una mazza al restante 99% degli internauti italiani, la maggioranza dei quali si staranno scambiando qualche foto di gattini proprio su facebook o google.
I bitcoin sono una tecnologia simile, ma ancora meno controllabile. Le banche e i governi potranno anche cercare di “regolamentarli”, potranno chiudere gli exchange o istituzionalizzarli, potranno creare un loro “facebook delle criptovalute" dove si accede a livello nominativo e si possono affidare i bitcoin solo ad un gestore del risparmio o ad un intermediario. D’altronde tutti i recenti tentativi “istituzionali” dai futures, agli ETF, fino allo stesso Bakkt vanno in questa direzione. E sono tentativi corretti, perché hanno mercato, e secondo me avranno successo.
Ma il punto è che non potranno mai impedire un uso alternativo a questo. Non potranno mai impedire una transazione senza il consenso delle parti, non potranno mai obbligarmi ad un accesso nominativo e, con tecnologie di anonimato come Zerolink o Tumblebit, non potranno mai avere la possibilità di tracciare una mia transazione. Non potranno mai chiudermi nel loro “closed-garden” tipo Bakkt se io, possessore di bitcoin, non voglio. In questo senso stiamo parlando di una tecnologia rivoluzionaria, perché realizza una decentralizzazione nello scambio del valore esattamente come Internet ha generato una decentralizzazione nello scambio della conoscenza.
come alcuni progetti pensati... per costruirci ed ingegnerizzarsi sopra un'altra valuta,
insomma usare Bitcoin come riserva di valore per sistemi più pratici e più evoluti; sul concetto analogo a l'oro di Fort Knox e sistema dollaro costruito sopra.
Uno scenario possibile sarebbe, appunto questo, un by-pass che "scippa" l'idea originaria...
insomma, chi ha competenze e capitali per farsi carico e onere di servizi di custodia, sicurezza, controllo, misura, statistica, ecc... ecc... e che contemporaneamente abbia la forza per sviluppare, diffondere e gestire un sistema veloce di pagamento accessibile veramente a tutti e pratico; può prendere da Bitcoin uno discreto e concreto spunto, nonché risorse.
Argomentazione interessante. L’uso dei bitcoin come strato base di “layer” sovrastanti che ne ampliano e/o migliorano le funzionalità è qualcosa di reale e concreto. Lightning Network, Rootstock o le sidechain sono progetti che hanno proprio questo scopo. Il primo ha proprio l’obiettivo di creare “un sistema veloce di pagamento accessibile veramente a tutti e pratico” esattamente come hai descritto tu.
Ma non credo che questa “stratisficazione” verrà accompagnata da uno scippo di nulla perché non esiste nulla di equiparabile ai bitcoin.
L’obiettivo di creare un sistema di pagamento veloce e pratico è un obiettivo necessario, ma secondario.
Già VISA e Mastercard sono veloci e pratici, perché fare concorrenza a chi già offre un servizio con queste qualità?
La differenza sta in tutto il resto: LN non solo è veloce, ma è sostanzialmente anonimo. Non c’è un terzo che spia i miei dati personali e le mie abitudini al consumo. E usa quei dati per trarne profitto. Non c’è un governo che mi può impedire di comprare qualcosa. Non ci sono costose commissioni che il venditore deve dare al gestore delle carte. Posso usarlo, se voglio, tenendo il mio denaro nelle mie tasche ed evitare che un governo in crisi prelevi di notte i miei averi dal mio conto corrente senza il mio consenso. E così via.
Il successo sta nel fare concorrenza ai sistemi centralizzati nei loro punti deboli, non solo e non tanto copiarli nei loro punti di forza.
Copiare tutto questo è praticamente impossibile. Solo il fatto che i bitcoin sono l’unica criptovaluta di successo il cui creatore è scomparso. Significa minor controllo e minor dipendenza da un figura centrale che influenza le scelte e le decisioni (come è ad es. Buterin per Ethereum).
E, nel mondo delle criptovalute, non esiste valore più grande della decentralizzazione. Le criptovalute che avranno più successo nel futuro, quelle su cui investire, secondo il mio modesto parere sono quelle che reputate avere un maggiore "tasso di decentralizzazione", ossia assenza di un punto centrale di controllo.
Tutto il resto (velocità, scalabilità, funzionalità aggiuntive, programmabilità..) sono elementi secondari. L’obiettivo è raggiungerli senza mai sacrificare la prima.