In passato avevo incaricato il mio commercialista di capire se il possesso di valute virtuali
andava indicato nella dichiarazione dei redditi.
Non parlo di plusvalenze nel caso di compravendite, ma del semplice possesso.
L'esito e' stato: "probabilmente andrebbero indicate, ma non esiste la modalita'
"tecnica" di inserirle in quanto se le hai su un tuo wallet, sono ubicate in italia
ed essendo il quadro RW solo per i paesi esteri
non c'e' FISICAMENTE modo
nel programma che fa le dichiarazioni di inserirle, a meno di dichiararle in un paese estero
a caso, cosa che non mi sembra corretto fare"
Ebbene da quest'anno le cose sono cambiate:
https://infoprecompilata.agenziaentrate.gov.it/portale/tabella-codici-investimenti-all-estero-e-attivita-estere-di-natura-finanziaria(vedi ALTRE ATTIVITÀ ESTERE DI NATURA FINANZIARIA E VALUTE VIRTUALI)
e' entrato ufficialmente il concetto di valuta virtuale nel quadro RW
e ci sono anche spiegati i modi di indicarle, sostanzialmente lasciando il campo paese in bianco.
quindi da quest' anno (anno 2019 dichiarazione 2018) e' ufficiale e OBBLIGATORIO
(e anche possibile
) dichiarare i possedimenti in crypto nel quadro RW, senza piu' ambiguita'.
EDIT:
Ricopio una sintesi delle posizioni PRO e CONTRO la compilazione del quadro RW
emerse dalla discussione:
motivi PRO dichiarazione nel quadro RW:
- costi (per ora) irrisori
- modo per ufficializzare i propri capitali in crypto (o parte di essi)
ed avere delle pezze giustificative in caso di conversione in euro
(da dove hai preso quei soldi? li avevo in crypto e li avevo anche dichiarati!)
- adempimento alla forma piu' recente del quadro RW ove e' apparsa
esplicitamente la necessita' di dichiarare valute virtuali
- possibile coinvolgimento di un commercialista e della sua assicurazione
professionale in caso di errori di dichiarazione.
motivi CONTRO dichiarazione nel quadro RW:
- poca chiarezza sulle motivazioni legislative di tale dichiarazione
(classificazione delle crypto, terminologie usate, legislazione carante
o inesistente ecc...)
- poca chiarezza sulle modalita' della dichiarazione, principalmente
sui prezzi da usare.
- rischio (quasi certezza in caso di cifre consistenti) di un accertamento fiscale
per riciclaggio e capacita' di indicare come si e' arrivati al possesso delle crypto.
- possibili (probaili) futuri inasprimenti della tassazione magari
anche retroattivi.
- perdita di privacy dovuta alla scarsa affidabilita' dell'ADE
con conseguente esposizione a rischi di ricatti, furti, rapimenti ecc.
- perdita privacy per possibile coinvolgimento di un commercialista e diffusione
notizie private a terze persone e stessi rischi del punto sopra.
Ho chiamato gli attendenti al pezzo...
".
Usando codice 14, con il software dell'amministrazione non occorreva specificare nessun paese.
Usando altro software andava usato il codice "799" ovvero "paesi non classificati".
C'è un limite di € 15.000, considerando che le cripto sono esenti IVAFE, Imposta sul Valore Attività Finanziarie detenute all'Estero, perché un wallet non è considerato contocorrente.
Se non si è raggiunto tale limite non c'è obbligo di monitoraggio.
Il cambio da utilizzare è quello dove si è acquistata la criptovaluta, al 31/12 il calcolo si complica un po' se si sono fatti più acquisti da più fonti.