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Topic: quadro RW: ALTRE ATTIVITÀ ESTERE DI NATURA FINANZIARIA E VALUTE VIRTUALI - page 13. (Read 4067 times)

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Il mio commercialista su questi "dettagli" di cifre non ci ha fdato nessun peso,
infatti la prima cosa che mi ha detto: vabbe' alla peggio paghi il 26% su tutta la cifra
e passa la paura.

Quello che invece lo ha molto preoccupato e' una possibile accusa di riciclaggio.

Giuro che non ci avevo manco pensato, ma sembra che il vero rischio sia quello.

Io candidamente gli ho detto: ma vabbe' ho degli indirizzi che possiedo fin dal 2013,
come fanno ad accusarmi di riciclaggio?

e lui: "beh in realta' quegli indirizzi potrebbe averteli passati qualcuno la scorsa
settimana come pagamento di qualche affare losco"

E io subito: vabbe' ma ho dei testimoni che li possedevo dal 2013
e lui: ma le testimonianze in un caso di riciclaggio non valgono...

insomma si entra in un mondo veramente molto oscuro e medievale,
dove tu hai sempre torto e qalsiasi cosa fai e dici non vale nulla Smiley

Da quello che vedo scritto, mi sembra che pochi di voi abbiano avuto a che fare
con lo stato, quindi vi rinnovo il consiglio piu' intelligente che ho visto in questa
discussione: NON fate di testa vostra, ma fatevi consigliare da un commercialista
e anche bravo!




occhio
e questa leva useranno per rompere le palle
esiste una azienda svizzera che per la svizzera compila della documentazione in legalese che ti aiuta a non avere le palle rotte
ma ovviamente ha un costo e lo fa solo per certe grosse cifre
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Un conto è essere accusato di non aver pagato l'imposta sulle plus, altra cosa è l'accusa di riciclaggio.
Se la tua preoccupazione è quella di non essere accusato di riciclaggio devi ricordare che il riciclaggio è un reato, quindi codice penale. Di conseguenza l'onere della prova è a carico di chi ti accusa, non tuo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Onere_della_prova

Va beh che il commercialista si occupa di questioni fiscali, ma se non conosce nemmeno le basi del diritto direi che ti dice queste cose con il solo scopo di "spaventarti" e farti pagare anche quel che - magari - non dovresti.
Prova a sentirne un altro eventualmente.


[/quote]

ehehe con lui ne ho passate parecchie, la sa lunga.

Ribadisco temo che non abbiate mai vissuto dal vivo certe cose,
e vi auguro di non doverle mai vivere.
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Io candidamente gli ho detto: ma vabbe' ho degli indirizzi che possiedo fin dal 2013,
come fanno ad accusarmi di riciclaggio?

e lui: "beh in realta' quegli indirizzi potrebbe averteli passati qualcuno la scorsa
settimana come pagamento di qualche affare losco"

E io subito: vabbe' ma ho dei testimoni che li possedevo dal 2013
e lui: ma le testimonianze in un caso di riciclaggio non valgono...

Un conto è essere accusato di non aver pagato l'imposta sulle plus, altra cosa è l'accusa di riciclaggio.
Se la tua preoccupazione è quella di non essere accusato di riciclaggio devi ricordare che il riciclaggio è un reato, quindi codice penale. Di conseguenza l'onere della prova è a carico di chi ti accusa, non tuo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Onere_della_prova

Va beh che il commercialista si occupa di questioni fiscali, ma se non conosce nemmeno le basi del diritto direi che ti dice queste cose con il solo scopo di "spaventarti" e farti pagare anche quel che - magari - non dovresti.
Prova a sentirne un altro eventualmente.

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Ok allora mettiamo che io mi ricordi esattamente quando li ho comprati, ma si tratta di anni fa, in quel caso uno come farebbe per dimostrare che li ha comprati un certo giorno di un certo mese di un certo anno se è roba di anni fa e l'exchange non fornisce supporto?
Possibile che lo stato si possa svegliare 5-10 anni dopo e pretendere di vedere le "ricevute" di acquisti che all'epoca per lo stato non esistevano? Se uno non è stato così previdente da pensare che 5-10 anni dopo lo stato avrebbe tassato quegli acquisti cosa può fare?

Non lo so dovresti sentire un commercialista per i dettagli (anche se il 99,99% dei commercialisti ne sa meno del 100% degli utenti di questo forum  Grin) ma credo che se non puoi dimostrare il prezzo di acquisto l'unica soluzione che ti tuteli in caso di eventuali accertamenti sia pagare la tassa su tutto il corrispettivo venduto.

Come ho scritto sopra se hai acquistato prima del 2016-2017 la differenza percentuale è davvero irrisoria.

Prima però informarti con l'exchange (se esiste sempre  Grin) perchè forse ha disponibili i dati che ti servono anche se non li tiene online.




Il mio commercialista su questi "dettagli" di cifre non ci ha fdato nessun peso,
infatti la prima cosa che mi ha detto: vabbe' alla peggio paghi il 26% su tutta la cifra
e passa la paura.

Quello che invece lo ha molto preoccupato e' una possibile accusa di riciclaggio.

Giuro che non ci avevo manco pensato, ma sembra che il vero rischio sia quello.

Io candidamente gli ho detto: ma vabbe' ho degli indirizzi che possiedo fin dal 2013,
come fanno ad accusarmi di riciclaggio?

e lui: "beh in realta' quegli indirizzi potrebbe averteli passati qualcuno la scorsa
settimana come pagamento di qualche affare losco"

E io subito: vabbe' ma ho dei testimoni che li possedevo dal 2013
e lui: ma le testimonianze in un caso di riciclaggio non valgono...

insomma si entra in un mondo veramente molto oscuro e medievale,
dove tu hai sempre torto e qalsiasi cosa fai e dici non vale nulla Smiley

Da quello che vedo scritto, mi sembra che pochi di voi abbiano avuto a che fare
con lo stato, quindi vi rinnovo il consiglio piu' intelligente che ho visto in questa
discussione: NON fate di testa vostra, ma fatevi consigliare da un commercialista
e anche bravo!



E' anche vero che i commercialisti di fronte a situazioni poco chiare, fanno come i medici quando l'esito di un esame è incerto, tendono (giustamente) a prospettarti la situazione peggiore. Complicato poi trovarne uno bravo su questi argomento.

In ogni caso quanto dici è vero: l'impossibilità a dimostrare il collegamento tra identità della persona e address, come accade per tutti i wallet personali, è un problema quando si parla di riciclaggio.

E' anche vero che è la tecnologia che funziona così, essendo moneta al portatore non c'è modo di dimostrare questo collegamento (dovrei andare da un notaio e fargli dichiarare che quegli address appartengono a me tutte le volte che ci deposito qualcosa?) quindi o vietano per legge la tecnologia o non possono presumere a priori che ogni bitcoiner è un riciclatore.

Anche perchè per riciclaggio si va in carcere e di brutto, quindi fornire delle prove dovrebbe essere compito dell'accusa, prima che della difesa.
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Il mio commercialista su questi "dettagli" di cifre non ci ha fdato nessun peso,
infatti la prima cosa che mi ha detto: vabbe' alla peggio paghi il 26% su tutta la cifra
e passa la paura.
Pardon my French ma col culo degli altri sono tutti froci. Facile per il commercialista dire di pagare il 26%, praticamente il massimo, tanto i soldi mica sono i suoi, così lui è sicuro di non sbagliare facendo pagare il massimo, e tu paghi senza neanche essere certo di fare la cosa giusta.
Se dovessi pagare un commercialista per sentirmi dire di pagare il massimo possibile mi chiedo allora a cosa serva, no? Pure un bambino arriverebbe a questa soluzione, se cosi possiamo definirla.
Fossero stati soldi o bitcoin del commercialista non so perché ho l'impressione che non avrebbe mai pagato il 26%.
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Ok allora mettiamo che io mi ricordi esattamente quando li ho comprati, ma si tratta di anni fa, in quel caso uno come farebbe per dimostrare che li ha comprati un certo giorno di un certo mese di un certo anno se è roba di anni fa e l'exchange non fornisce supporto?
Possibile che lo stato si possa svegliare 5-10 anni dopo e pretendere di vedere le "ricevute" di acquisti che all'epoca per lo stato non esistevano? Se uno non è stato così previdente da pensare che 5-10 anni dopo lo stato avrebbe tassato quegli acquisti cosa può fare?

Non lo so dovresti sentire un commercialista per i dettagli (anche se il 99,99% dei commercialisti ne sa meno del 100% degli utenti di questo forum  Grin) ma credo che se non puoi dimostrare il prezzo di acquisto l'unica soluzione che ti tuteli in caso di eventuali accertamenti sia pagare la tassa su tutto il corrispettivo venduto.

Come ho scritto sopra se hai acquistato prima del 2016-2017 la differenza percentuale è davvero irrisoria.

Prima però informarti con l'exchange (se esiste sempre  Grin) perchè forse ha disponibili i dati che ti servono anche se non li tiene online.




Il mio commercialista su questi "dettagli" di cifre non ci ha fdato nessun peso,
infatti la prima cosa che mi ha detto: vabbe' alla peggio paghi il 26% su tutta la cifra
e passa la paura.

Quello che invece lo ha molto preoccupato e' una possibile accusa di riciclaggio.

Giuro che non ci avevo manco pensato, ma sembra che il vero rischio sia quello.

Io candidamente gli ho detto: ma vabbe' ho degli indirizzi che possiedo fin dal 2013,
come fanno ad accusarmi di riciclaggio?

e lui: "beh in realta' quegli indirizzi potrebbe averteli passati qualcuno la scorsa
settimana come pagamento di qualche affare losco"

E io subito: vabbe' ma ho dei testimoni che li possedevo dal 2013
e lui: ma le testimonianze in un caso di riciclaggio non valgono...

insomma si entra in un mondo veramente molto oscuro e medievale,
dove tu hai sempre torto e qalsiasi cosa fai e dici non vale nulla Smiley

Da quello che vedo scritto, mi sembra che pochi di voi abbiano avuto a che fare
con lo stato, quindi vi rinnovo il consiglio piu' intelligente che ho visto in questa
discussione: NON fate di testa vostra, ma fatevi consigliare da un commercialista
e anche bravo!

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Ok allora mettiamo che io mi ricordi esattamente quando li ho comprati, ma si tratta di anni fa, in quel caso uno come farebbe per dimostrare che li ha comprati un certo giorno di un certo mese di un certo anno se è roba di anni fa e l'exchange non fornisce supporto?
Possibile che lo stato si possa svegliare 5-10 anni dopo e pretendere di vedere le "ricevute" di acquisti che all'epoca per lo stato non esistevano? Se uno non è stato così previdente da pensare che 5-10 anni dopo lo stato avrebbe tassato quegli acquisti cosa può fare?

Non lo so dovresti sentire un commercialista per i dettagli (anche se il 99,99% dei commercialisti ne sa meno del 100% degli utenti di questo forum  Grin) ma credo che se non puoi dimostrare il prezzo di acquisto l'unica soluzione che ti tuteli in caso di eventuali accertamenti sia pagare la tassa su tutto il corrispettivo venduto.

Come ho scritto sopra se hai acquistato prima del 2016-2017 la differenza percentuale è davvero irrisoria.

Prima però informarti con l'exchange (se esiste sempre  Grin) perchè forse ha disponibili i dati che ti servono anche se non li tiene online.


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E ipotizzando che uno non si ricordi con certezza l'anno di acquisto? Se uno magari comprava un poco ogni tot tempo potrebbe avere dubbi se fosse stato il 2013 piuttosto che il 2014, specialmente se magari ha comprato all'inizio o alla fine dell'anno. E quindi qui sorge la seconda domanda: chi e come dimostra che sono stati comprati nel 2013 piuttosto che nel 2017? Se io dicessi che li avevo comprati quando stavano a $20.000 invece di $500, come potrebbero smentirmi?

Ricordarsi a quanto li hai pagati e solo nel tuo interesse.

Se non ti ricordi a quanto li hai pagati e paghi sull'intero ricavo stai versando allo Stato il massimo che lo Stato può chiederti.

Ovviamente devi provare almeno l'operazione finale un uscita, cioè devi dimostrare che quei soldi derivano dalla vendita di criptovaluta (e non da altre fonti) e che quindi sono da tassare al 26%.

Se lo Stato non può chiederti di più, a quel punto è solo tuo interesse dimostrare che hai sostenuto un costo da detrarre al ricavo.

Se invece vuoi sostenere che li hai pagati 20.000 anzichè 500, il discorso cambia, allora lo devi dimostrare tu perchè se fosse vero lo Stato ci rimette.
Ok allora mettiamo che io mi ricordi esattamente quando li ho comprati, ma si tratta di anni fa, in quel caso uno come farebbe per dimostrare che li ha comprati un certo giorno di un certo mese di un certo anno se è roba di anni fa e l'exchange non fornisce supporto?
Possibile che lo stato si possa svegliare 5-10 anni dopo e pretendere di vedere le "ricevute" di acquisti che all'epoca per lo stato non esistevano? Se uno non è stato così previdente da pensare che 5-10 anni dopo lo stato avrebbe tassato quegli acquisti cosa può fare?
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E ipotizzando che uno non si ricordi con certezza l'anno di acquisto? Se uno magari comprava un poco ogni tot tempo potrebbe avere dubbi se fosse stato il 2013 piuttosto che il 2014, specialmente se magari ha comprato all'inizio o alla fine dell'anno. E quindi qui sorge la seconda domanda: chi e come dimostra che sono stati comprati nel 2013 piuttosto che nel 2017? Se io dicessi che li avevo comprati quando stavano a $20.000 invece di $500, come potrebbero smentirmi?

Ricordarsi a quanto li hai pagati e solo nel tuo interesse.

Se non ti ricordi a quanto li hai pagati e paghi sull'intero ricavo stai versando allo Stato il massimo che lo Stato può chiederti.

Ovviamente devi provare almeno l'operazione finale un uscita, cioè devi dimostrare che quei soldi derivano dalla vendita di criptovaluta (e non da altre fonti) e che quindi sono da tassare al 26%.

Se lo Stato non può chiederti di più, a quel punto è solo tuo interesse dimostrare che hai sostenuto un costo da detrarre al ricavo.

Se invece vuoi sostenere che li hai pagati 20.000 anzichè 500, il discorso cambia, allora lo devi dimostrare tu perchè se fosse vero lo Stato ci rimette.
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Si paga il 26%, non tutti gli anni, solo al momento della conversazione,.ovvero quando si effettua la plusvalenza.
Se c'è plusvalenza, se non c'è...


Il primo limite riguarda essenzialmente il problema dell'antiriciclaggio, il secondo riguarda la tassazione degli eventuali guadagni.
Ma chi per esempio ha comprato bitcoin anni e anni fa come fa a risalire al costo di acquisto? Non mi sembra che gli exchange permettano di poter scaricare di dati di anni fa, al massimo c'è un resoconto annuale, o almeno cosi ricordo.

Qui dentro ci saranno sicuramente persone che hanno comprato bitcoin nel 2011, 2012, 2013 e cosi via, come fanno? Oppure potrebbero anche essere bitcoin comprati vendendo alt, insomma ci possono essere un sacco di giri dietro a tutto ciò, mi sembra molto complicato da dimostrare per tutti, per chi deve pagare e per chi deve far pagare, o sbaglio?


Beh, se non ti ricordi a quanto hai comprato in quegli anni basta pagare sul totale del ricavo e non sulla plusvalenza tanto in termini numerici cambia poco o nulla.

Facciamo un esempio:

Supponiamo che io abbia acquistato 50 bitcoin nel 2011, non mi ricordi a che prezzo e i dati dell' exchange non esistono più perchè nel frattempo è fallito.

Il prezzo medio dell'anno 2011 è stato di 5€ quindi supponiamo che abbia acquistato esattamente al prezzo medio per una spesa complessiva di

5€ x 50BTC=250€

Rivendo oggi al prezzo di 8192€ e ottengo un ricavo lordo di

8192€ x 50BTC = 409.600€

Siccome ho avuto una giacenza superiore a 50k€ (calcolata al prezzo del 01/01/2019) ,  al momento della vendita quel ricavo genera reddito imponibile e deve essere dichiarato e tassato al 26%

La mia plusvalenza è

409.600€-250€= 409.350€

Per cui dovrei pagare un'imposta di 409.350€ x 26% = 106.431€

Se non mi ricordo a quanto li ho pagati 8 anni fa, tanto vale pagare il 26% sull'intero ricavo lordo. L'imposta a quel punto sarebbe 409.600€ x 26% = 106.496€

Ci sono 65€ di differenza a fronte di un guadagno netto di 303.000 €  (echissenefrega Grin )

Se vogliamo slegare il calcolo dai valori assoluti ed esprimere la differenza di tassazione in percentuale, allora tra tassare l'intero ricavo o tassare la plusvalenza c'è una differenza  dello 0,06%, in caso di acquisto ai prezzi medi del 2011.

Al prezzo medio del 2012 (7,35€) ci sarebbe una differenza dello 0,09%

Un pò maggiore al prezzo medio del 2013 (171€): la differenza di tassazione in questo caso sarebbe del 2,13%.

Il tuo esserti "dimenticato" a quanto li hai pagati ti costerebbe una tassa del 2,13% circa in più rispetto a quanto dovresti pagare allo Stato.

Lo stesso vale se hai fatto mille operazioni di compravendita e gestire tutti i flussi diventa un lavoro impossibile. Tanto vale pagare sull'intero ricavo e amen.

Un pò diverso invece se hai acquistato ai prezzi del 2017 o del 2018, a quel  punto la differenza tra tassare tutto o tassare solo la plusvalenza diventa significativa

E ipotizzando che uno non si ricordi con certezza l'anno di acquisto? Se uno magari comprava un poco ogni tot tempo potrebbe avere dubbi se fosse stato il 2013 piuttosto che il 2014, specialmente se magari ha comprato all'inizio o alla fine dell'anno. E quindi qui sorge la seconda domanda: chi e come dimostra che sono stati comprati nel 2013 piuttosto che nel 2017? Se io dicessi che li avevo comprati quando stavano a $20.000 invece di $500, come potrebbero smentirmi?
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Si paga il 26%, non tutti gli anni, solo al momento della conversazione,.ovvero quando si effettua la plusvalenza.
Se c'è plusvalenza, se non c'è...


Il primo limite riguarda essenzialmente il problema dell'antiriciclaggio, il secondo riguarda la tassazione degli eventuali guadagni.
Ma chi per esempio ha comprato bitcoin anni e anni fa come fa a risalire al costo di acquisto? Non mi sembra che gli exchange permettano di poter scaricare di dati di anni fa, al massimo c'è un resoconto annuale, o almeno cosi ricordo.

Qui dentro ci saranno sicuramente persone che hanno comprato bitcoin nel 2011, 2012, 2013 e cosi via, come fanno? Oppure potrebbero anche essere bitcoin comprati vendendo alt, insomma ci possono essere un sacco di giri dietro a tutto ciò, mi sembra molto complicato da dimostrare per tutti, per chi deve pagare e per chi deve far pagare, o sbaglio?


Beh, se non ti ricordi a quanto hai comprato in quegli anni basta pagare sul totale del ricavo e non sulla plusvalenza tanto in termini numerici cambia poco o nulla.

Facciamo un esempio:

Supponiamo che io abbia acquistato 50 bitcoin nel 2011, non mi ricordi a che prezzo e i dati dell' exchange non esistono più perchè nel frattempo è fallito.

Il prezzo medio dell'anno 2011 è stato di 5€ quindi supponiamo che abbia acquistato esattamente al prezzo medio per una spesa complessiva di

5€ x 50BTC=250€

Rivendo oggi al prezzo di 8192€ e ottengo un ricavo lordo di

8192€ x 50BTC = 409.600€

Siccome ho avuto una giacenza superiore a 50k€ (calcolata al prezzo del 01/01/2019) ,  al momento della vendita quel ricavo genera reddito imponibile e deve essere dichiarato e tassato al 26%

La mia plusvalenza è

409.600€-250€= 409.350€

Per cui dovrei pagare un'imposta di 409.350€ x 26% = 106.431€

Se non mi ricordo a quanto li ho pagati 8 anni fa, tanto vale pagare il 26% sull'intero ricavo lordo. L'imposta a quel punto sarebbe 409.600€ x 26% = 106.496€

Ci sono 65€ di differenza a fronte di un guadagno netto di 303.000 €  (echissenefrega Grin )

Se vogliamo slegare il calcolo dai valori assoluti ed esprimere la differenza di tassazione in percentuale, allora tra tassare l'intero ricavo o tassare la plusvalenza c'è una differenza  dello 0,06%, in caso di acquisto ai prezzi medi del 2011.

Al prezzo medio del 2012 (7,35€) ci sarebbe una differenza dello 0,09%

Un pò maggiore al prezzo medio del 2013 (171€): la differenza di tassazione in questo caso sarebbe del 2,13%.

Il tuo esserti "dimenticato" a quanto li hai pagati ti costerebbe una tassa del 2,13% circa in più rispetto a quanto dovresti pagare allo Stato.

Lo stesso vale se hai fatto mille operazioni di compravendita e gestire tutti i flussi diventa un lavoro impossibile. Tanto vale pagare sull'intero importo e amen .

Un pò diverso invece se hai acquistato ai prezzi del 2017 o del 2018, a quel  punto la differenza tra tassare tutto o tassare solo la plusvalenza diventa significativa
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Se c'è plusvalenza, se non c'è...


Il primo limite riguarda essenzialmente il problema dell'antiriciclaggio, il secondo riguarda la tassazione degli eventuali guadagni.
Ma chi per esempio ha comprato bitcoin anni e anni fa come fa a risalire al costo di acquisto? Non mi sembra che gli exchange permettano di poter scaricare di dati di anni fa, al massimo c'è un resoconto annuale, o almeno cosi ricordo.

Qui dentro ci saranno sicuramente persone che hanno comprato bitcoin nel 2011, 2012, 2013 e cosi via, come fanno? Oppure potrebbero anche essere bitcoin comprati vendendo alt, insomma ci possono essere un sacco di giri dietro a tutto ciò, mi sembra molto complicato da dimostrare per tutti, per chi deve pagare e per chi deve far pagare, o sbaglio?
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ma giusto una domanda stupida non erano esentasse le plusvalenze inferiori a 51k euro nel periodo del anno fiscale? oppure bisogna pagare il 26% anche su un singolo euro in piu di plusvalenza?

In estrema sintesi.

Sotto € 15.000 non va dichiarato il possesso.
Sopra € 15.000 ne va dichiarato il possesso.

In questo quadro di dichiarazioni le cripto sono esenti da IVAFE, Imposta sul Valore Attività Finanziarie detenute all'Estero.


Per la tassazione delle plusvalenze, se si è avuta una giacenza superiore a
€ 51.645,69 per più di 7 giorni lavorativi continuativi...
Si paga il 26%, non tutti gli anni, solo al momento della conversazione,.ovvero quando si effettua la plusvalenza.
Se c'è plusvalenza, se non c'è...


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ma giusto una domanda stupida non erano esentasse le plusvalenze inferiori a 51k euro nel periodo del anno fiscale? oppure bisogna pagare il 26% anche su un singolo euro in piu di plusvalenza?
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In passato avevo incaricato il mio commercialista di capire se il possesso di valute virtuali
andava indicato nella dichiarazione dei redditi.

Non parlo di plusvalenze nel caso di compravendite, ma del semplice possesso.

L'esito e' stato: "probabilmente andrebbero indicate, ma non esiste la modalita'
"tecnica" di inserirle in quanto se le hai su un tuo wallet, sono ubicate in italia
ed essendo il quadro RW solo per i paesi esteri non c'e' FISICAMENTE modo
nel programma che fa le dichiarazioni di inserirle
, a meno di dichiararle in un paese estero
a caso, cosa che non mi sembra corretto fare"

Ebbene da quest'anno le cose sono cambiate:

https://infoprecompilata.agenziaentrate.gov.it/portale/tabella-codici-investimenti-all-estero-e-attivita-estere-di-natura-finanziaria
(vedi ALTRE ATTIVITÀ ESTERE DI NATURA FINANZIARIA E VALUTE VIRTUALI)

e' entrato ufficialmente il concetto di valuta virtuale nel quadro RW
e ci sono anche spiegati i modi di indicarle, sostanzialmente lasciando il campo paese in bianco.

quindi da quest' anno (anno 2019 dichiarazione 2018) e' ufficiale e OBBLIGATORIO
(e anche possibile Smiley ) dichiarare i possedimenti in crypto nel quadro RW, senza piu' ambiguita'.


EDIT:

Ricopio una sintesi delle posizioni PRO e CONTRO la compilazione del quadro RW
emerse dalla discussione:

motivi PRO dichiarazione nel quadro RW:

- costi (per ora) irrisori

- modo per  ufficializzare i propri capitali in crypto (o parte di essi)
  ed avere delle pezze giustificative in caso di conversione in euro
  (da dove hai preso quei soldi? li avevo in crypto e li avevo anche dichiarati!)

- adempimento alla forma piu' recente del quadro RW ove e' apparsa
  esplicitamente la necessita' di dichiarare valute virtuali

- possibile coinvolgimento di un commercialista e della sua assicurazione
  professionale in caso di errori di dichiarazione.

motivi CONTRO dichiarazione nel quadro RW:

- poca chiarezza sulle motivazioni legislative di tale dichiarazione
  (classificazione delle crypto, terminologie usate, legislazione carante
   o inesistente ecc...)

- poca chiarezza sulle modalita' della dichiarazione, principalmente
  sui prezzi da usare.

- rischio (quasi certezza in caso di cifre consistenti) di  un accertamento fiscale
  per riciclaggio e capacita' di indicare come si e' arrivati al possesso delle crypto.

- possibili (probaili) futuri inasprimenti della tassazione magari
  anche retroattivi.

- perdita di privacy dovuta alla scarsa affidabilita' dell'ADE
  con conseguente esposizione a rischi di ricatti, furti, rapimenti ecc.
 
- perdita privacy per possibile coinvolgimento di un commercialista e diffusione
  notizie private a terze persone e stessi  rischi del punto sopra.


Ho chiamato gli attendenti al pezzo... Grin

Mi dicono che il codice 14 c'era anche prima, è stato solo aggiunto "...e valute virtuali".

Usando codice 14, con il software dell'amministrazione non occorreva specificare nessun paese.
Usando altro software andava usato il codice "799" ovvero "paesi non classificati".


C'è un limite di € 15.000, considerando che le cripto sono esenti IVAFE, Imposta sul Valore Attività Finanziarie detenute all'Estero, perché un wallet non è considerato contocorrente.
Se non si è raggiunto tale limite non c'è obbligo di monitoraggio.

Il cambio da utilizzare è quello dove si è acquistata la criptovaluta, al 31/12 il calcolo si complica un po' se si sono fatti più acquisti da più fonti.

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ci tengo a precisare che il mio post inizia cosi':

Quote

In passato avevo incaricato il mio commercialista di capire se il possesso di valute virtuali
andava indicato nella dichiarazione dei redditi.

Non parlo di plusvalenze nel caso di compravendite, ma del semplice possesso.


non so se e' chiaro, ma si tratta di due cose completamente diverse:

una e' il mero possesso di valute all'estero (in questo caso virtuali che sembra siano state piu' o meno implicitamente
equiparate a valute estere) che vanno dichiarate nel quadro RW.

altra cosa, completamente diversa, e' il pagamento delle tasse in caso di plusvalenze finanziarie.


Il semplice possesso... direi di no,
valute "all'estero" in ambito cripto è abbastanza opinabile... direi solo se le valute sono in un server o costudite da un soggetto terzo estero.

Parlando di dichiarazione dei redditi, giacenze medie, e altro... credo sia interessante per chi legge capire l'eventuale plusvalenza.

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C'è scritto...

Inoltre, in caso di bitcoin ricevuti “a titolo gratuito”, il costo iniziale da considerare è quello sostenuto dal donante, ai sensi del comma 6 dell’articolo 68 del TUIR.

B paga la plusvalenza, considerando i costi di acquisto di A.

Ma perchè B deve considerare un costo se la sua giacenza è sempre stata < 51K? ( non danno origine a redditi imponibili )
E' A che l'aveva > 51K Ma non ha convertito.
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ci tengo a precisare che il mio post inizia cosi':

Quote

In passato avevo incaricato il mio commercialista di capire se il possesso di valute virtuali
andava indicato nella dichiarazione dei redditi.

Non parlo di plusvalenze nel caso di compravendite, ma del semplice possesso.


non so se e' chiaro, ma si tratta di due cose completamente diverse:

una e' il mero possesso di valute all'estero (in questo caso virtuali che sembra siano state piu' o meno implicitamente
equiparate a valute estere) che vanno dichiarate nel quadro RW.

altra cosa, completamente diversa, e' il pagamento delle tasse in caso di plusvalenze finanziarie.



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le cessioni a pronti di valuta virtuale non danno origine a redditi imponibili mancando la finalità speculativa salvo generare un reddito diverso qualora la valuta ceduta derivi da prelievi da portafogli elettronici (wallet), per i quali la giacenza media superi un controvalore di euro 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta, ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera c-ter), TUIR.

Mi domando se questa regola non sia facilmente aggirabile nel mondo crypto a fronte della seguente manovra :
- Ci sono A e B (Es io e un parente, moglie etc.....)
- A Detiene il 100% del portafoglio MA non esegue cessione a pronti.
- B Detiene 0
- A Passa a B un valore in BTC < 51K Euro
- B esegue cessione a pronti

Che succede?

Niente, perchè B possiede meno di 51k euro



le cessioni a pronti di valuta virtuale non danno origine a redditi imponibili mancando la finalità speculativa salvo generare un reddito diverso qualora la valuta ceduta derivi da prelievi da portafogli elettronici (wallet), per i quali la giacenza media superi un controvalore di euro 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta, ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera c-ter), TUIR.

https://www.fiscoetasse.com/rassegna-stampa/25030-bitcoin-nel-quadro-rw-le-criptovalute-entrano-nelle-dichiarazioni.html

cosa vuol dire la giacenza media del wallet? Se sparpaglio i bitcoin che possiedo su tanti indirizzi, magari di 0,1 BTC l'uno, come fanno a sapere se appartengono allo stesso wallet?

Si sommano. Anche per i conti in valuta estera è la stessa cosa.

Se ho un conto in yen per un controvalore di 40.000€ presso la banca A e un conto in dollari del valore di 15.000 euro presso la banca B la mia giacenza è rilevante ai fini fiscali.

Di li in poi su "qualsiasi scarico di valuta" (prelievo, bonifico, pagamento con c/c) da uno dei due conti va calcolata l'eventuale plusvalenza con il metodo LIFO.

Addirittura sul prelievo corro il rischio, se tengo la valuta estera in tasca, di pagare le tasse sulla plusvalenza prima di averla effettivamente realizzata.

Ma al nostro fantastico fisco non interessa: siccome i contanti non sono tracciabili le tasse si pagano in anticipo.
legendary
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Faccio un post per sgombrare i dubbi...
come si capisce dalle norme, la tassazione è da pagare sulla plusvalenza, non tutti gli anni...
ad ogni dichiarazione dei redditi...

Poi che la plus valenza sia stata di € 10 fatta in un mese o di € 1.000.000 fatta in vent'anni...
non si parla di limiti temporali, si parla solo di quando sia stata fatta, se è stata fatta.

Chi ha comprato Bitcoin ad un prezzo medio di € 10.000 ad oggi... se vende e converte...
eh... sfortuna nel mondo.
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