https://www.corriere.it/economia/aziende/23_febbraio_15/eurovita-413-mila-polizze-rischio-cosa-possono-fare-353-mila-clienti-5a2e107e-ad15-11ed-a7b5-a0a1736d7fb9.shtml
353mila risparmiatori che rischiano di perdere buona parte dei propri risparmi, il tutto nel regolatissimo e tutelatissimo mercato assicurativo, e il tutto sotto il sostanziale silenzio degli stessi media che non perdono occasione per gridare alla truffa contro bitcoin & c. (per trovare la notizia sul sito del corriere, bisogna scrollare di circa mezza schermata più in basso rispetto all'oroscopo di Paolo Fox).
Non è che con questo voglia dimostrare che la regolamentazione in generale sia sbagliata o inutile, ma mi chiedo: qualcuno avrà qualche responsabilità di un buco di quelle proporzioni, o no? E quante possibilità ci sono che paghi per questa malagestione dei risparmi che gli sono stati affidati da centinaia di migliaia di ignari risparmiatori?
Vicenda triste, è la prima volta in assoluto che viene preso un provvedimento del genere.
Con una aggravante che Eurovita distribuiva ad un livello abbastanza alto, il maggior collocatore era FINECO,
ma ci sono anche dei PRIVATE BANKING come Banca Profilo.
Certo che ci vuole grande impegno a far andare a rischio un risparmio assicurativo, un po' come riuscire a produrre per sbaglio dello zucchero amaro.
Il rischio è tecnico, ma noto, almeno a livello UHNW Ultra high-net-worth individual.
Accade questo, se da una gestione separata assicurativa, fatta da varie cose, ma in generale da titoli di stato,
molte persone si ritirano... la compagnia ha due strade ( in pratica una... )
1.
trova nuovi sottoscrittori e/o ce li rimette ricostituendo le adeguate riserve
2.
deve vendere gli asset che quindi NON andranno a scadenza, sul mercato.
Sfortunatamente al momento i tassi sono in rialzo, questo significa che siccome rendimenti e valore dei titoli di stato e obbligazioni sono inversamente proporzionali, andando a vendere, per esempio un BTP,
si ha un valore molto basso, sicuramente inferiore di quello contabilizzato che è concesso di contabilizzarlo a costo storico.
Esempio:
compro un titolo di valore "99" rendimento 1% e così lo contabilizzo, giro l'1% come rendimento alla gestione.
Se oggi devo liquidare, con i tassi saliti al... 6% quel titolo vale sul mercato "93" la compagnia si accorge del GAP solo al momento di liquidare.
,
Ci dovrebbero essere riserve sufficienti per pagare tutti, ma è più probabile che qualche altra compagnia acquisisca la gestione di quei fondi.
( https://www.ivass.it/normativa/focus/solvency/index.html )
Penso che la vicenda nasca dal fatto che sono stati messi insieme tanti risparmiatori più piccoli insieme a risparmiatori di livello più alto.
Se uno fa un gruppo di 1.000 investitori, dove 1 persona ha 1 miliardo di dollari e 999 $ 1.000 cadauno, se quello con un miliardo di ritira diventa un problema...
Problema noto anche nei fondi d'investimento, teoricamente sarebbe anche un problema in un ETF.
Infatti molti fondi presentano minimi d'investimento, così come molte gestioni assicurative presentano dei massimi,
per avere gruppi d'investitori abbastanza diffusi ed omogenei.
Per evitare questo rischio, seppur remoto, a livello di UHNW Ultra high-net-worth individual si adottano due varianti,
1. gestione separata chiusa; ovvero un prodotto non aperto a tutti, per evitare che ci siano molti piccoli risparmiatori con requisiti patrimoniali non solidi
che possono prendersi paura... e creare instabilità.
2. chi partecipa alla gestione in misura rilevante ha delle penali per uscita anticipata abbastanza alte, appunto da compensare l'eventuale pregiudizio della
compagnia di dover vendere prima del tempo gli asset comprati.
Ignari sì, ma non ci se lo può più permettere. Non ci se lo doveva permettere in generale, ma in quest' "epoca" ancor meno; a mio parere avrebbero dovuto informarsi seriamente (e continuare a farlo nel corso del tempo) su quel che avevano sottoscritto e in cui stavano versando soldi: informarsi su tutti i dettagli, su eventuali rischi di insolvenza, informarsi su cos'è magari la gestione separata... cose così. Lo stato non ti aiuta, se ti va bene non ti frega pure lui, per cui bisogna stare sempre sul pezzo.
Ignari inteso rispetto alla gestione dei fondi, è difficile per l'utente finale avere visibilità e controllo su quello che la compagnia ci fa. E considera che parliamo di polizze ramo vita: chi sottoscrive quel genere di prodotti lo fa con un'ottica di protezione, non di investimento più o meno speculativo.
Poi è ovvio che vicende del genere dimostrano una volta di più che il rischio zero non esiste, ma se non ti puoi fidare in partenza neanche di chi per mestiere ti dovrebbe assicurare contro certi rischi... eh bè, della matematica personalmente ancora mi fido, di tutto il resto ormai ben poco.
Le gestioni separate aperte, sono rendicontante pubblicamente, oltre al fatto che la compagnia ha l'obbligo di inviarti comunicazioni periodiche e rendiconti a fine anno.
Il rischio è descritto nel contratto ho preso il primo che mi è venuto fuori da Google:
https://www.axa.it/c/document_library/get_file?uuid=2b9fceff-c560-f45d-98ec-86fa18932600&groupId=715551
Non lo legge (quasi) nessuno, nemmeno chi le vende.
Ad ogni modo chi gestiva EuroVita era chiamato dall'IVASS organo di vigilanza, a ricostituire le riserve circa 200 milioni di euro se non erro, non lo hanno fatto...
la situazione è stata congelata.
Sicuramente qualcosa di strano c'è.